Come mai il Magnifico Rettore dell’ Università di Torino Gianmaria Ajani ha esposto, di fronte delle controversie diplomatiche con la Francia, il tricolore d’oltralpe sul palazzo del Rettorato?
E come mai, ancora, il suddetto non ha voluto inscenare rimostranza alcuna quando, pochi mesi addietro, i francesi scendevano in piazza?
Noi, da laureati all’ Università di Torino ci figuriamo bene l’estrazione politica del suddetto, avendo potuto consultare, grazie alla sua immensa generosità, molti testi comunisti sovietici che ha donato alla libreria, forse per far spazio in casa sua alle nuove fatiche letterarie di Matteo Renzi?
Come mai – ci chiediamo – il rettore ha abbandonato lo spirito proletario per il più torinese classismo snob collinare?
Come mai non si è schierato politicamente quando le camionette francesi guidate da uomini in armi scaricavano immigrati africani subsahariani nei boschi di montagna, in Italia?
Come mai, infine, Ajani si dimostra così inconsapevole del ruolo che ha, e che dovrebbe ricoprire “super partes”?