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Salone dell’auto di Torino: flop o successone?

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Inneggiato dagli assessori comunali e usato come cavallo di battaglia elettorale, il Salone dell’auto di Torino è stato la celebrazione -elettorale- dell’ignoranza.

Dopo decenni in cui il Salone dell’auto è stato ospitato nella sua cornice naturale, il Lingotto di Torino, da un paio di edizioni la mostra dell’automobile e dell’innovazione in tale campo è stata traslata nella cornice naturale del Parco del Valentino. Tale parco, ottocentesco e bellissimo, ha la pecca di avere i viali cementificati, ciò che lo ha reso però in parte adatto ad ospitare l’evento.

Nel finesettimana il parco diventa meta di parcheggiatori abusivi, spacciatori (invero presenti ogni giorno) e posteggiatori selvaggi che si recano nella discoteca e nei locali della movida in esso presenti. I locali del parco, infatti, si configurano come la propaggine verso il Po del caos di San Salvario, facilmente raggiungibile a piedi in pochi minuti. (Leggi qui)

 

Anche se l’assessore alla viabilità e ai trasporti Lubatti ha definito senza impatto ambientale il Salone, nonché un gran successo di pubblico, sciorinando cifre che, d’accordo con gli organizzatori, sarebbero di 650mila partecipanti, i dubbi sorgono anche nella mente dei torinesi meno riottosi. Come si fa a numerare gli ingressi ad un evento gratuito che non prevede di staccare nemmeno un biglietto? Ci si vuole davvero affidare al buon cuore degli organizzatori ed ai politici che li spalleggiano, i quali in coro (stra)parlano, in previsione dell’edizione dell’anno venturo, di un milione di visitatori?

 

E’ il caso ora di prendere in attenzione i seguenti dati, riportati da Pietro Lesca:
1) Torino ha un tasso di motorizzazione del 66%, uno dei più alti al mondo.
2) Torino è una delle città più inquinate d’Europa.
3) L’inquinamento urbano è prodotto per il 75% circa dal trasporto privato su gomma (auto, furgoni, camion etc). Si ricava il 75% facendo una media tra l’88% riferito alle polveri sottili, e il 60% riferito a NO2 e altre sostanze altamente nocive.
4) A Torino, in media, vengono investiti circa 500 pedoni all’anno.

 

Siccome questo salone alla vigilia del ballottaggio è stato un po’ un pomo della discordia, un cavallo che è stato cavalcato come ennesimo successo della giunta Fassino, ci permettiamo di rivolgerci ad essa con questi dati alla mano.

Aggiunge ancora Lesca, membro attivo di “Torino sostenibile” e di “Malasosta”: “Considerando questi dati numerici non c’è bisogno che si espliciti quale sarebbe, senza indugio, il fattore da aggredire con maggiore determinazione: l’uso dell’auto privata. Senza moralismi, senza ideologie, con la forza dei numeri e del pragmatismo.

Alla luce di questo bisogna tenere presente la contestuale iniziativa del Gran Premio del Parco del Valentino. In una città con i problemi, prima di tutto culturali, sopra elencati, vieppiù inopportuna appare la celebrazione di un feticcio che provoca ogni anno, solo a Torino, centinaia di morti, migliaia di malati e milioni di euro di costi diretti e indiretti?”

 

Come si può anche leggere sul gruppo facebook “Torino Sostenibile“, molto frequentato anche dagli amministratori torinesi spesso chiamati in causa, Lesca continua: “In occasione degli eventi in questione, attorno al parco del Valentino tutti i marciapiedi sono stati per giorni utilizzati come parcheggio, così come le strisce pedonali, le fermate dei bus, eccetera. Ciò è del tutto coerente con la missione della manifestazione: come si può chiedere ai torinesi di usare meno la macchina quando chi lo chiede è il primo a celebrarla, addirittura profanando uno spazio, tra i pochissimi, che è presidio di mobilità dolce, di famiglie con bambini, di ciclisti, di anziani, di persone che vogliono godersi il verde?”

 

Bisogna poi aggiungere che gli organizzatori del Salone non hanno pagato l’occupazione di suolo pubblico, traendo beneficio da un’apposita deroga al regolamento del Parco, concessa con si vorrebbe conoscere quali criteri. L’occupazione di suolo pubblico, dunque, si può dire senza voli pindarici che l’abbiamo pagata noi cittadini, in termini economici (di mancate entrate), ed in termini di impatto ambientale.

 

È stata fatta anche la promessa, più da marinaio che da pilota di Ferrari, che sarebbero state spinte le vetture a mano, mentre abbiamo visto penetrare, tra alberi secolari e scoiattoli, i tir più imponenti che ci si possa immaginare. Come può Lubatti sostenere che non via sia stato impatto ambientale se vie e corsi  limitrofi si sono a più riprese intasati? Corso Vittorio Emanuele II e corso Moncalieri sono tra le più ampie direttive del traffico torinese, ed il traffico, domenica, è colà letteralmente impazzito.

 

Una sottigliezza, infine, è da far notare: come mai il sito del Salone è www.parcovalentino.com (oppure .it) e il profilo instagram è @parco_valentino? Questi URL social sono il segno di una già provata arroganza. Il Parco è pubblico, è dei torinesi, e la sacralità dello stesso non è ancora stata capita dalla cittadinanza. L’immagine delle automobili entro i cancelli del Castello del Valentino è qualcosa che in molti non hanno esitato a definire un pugno in un occhio. La candidata sindaco per i 5 Stelle Appendino, passando fra le automobili e facendo così indispettire l’assessore Lubatti, ha elogiato il prodotto, suggerendo però una destinazione più consona dello stesso.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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