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Torino maglia nera dei trasporti pubblici

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Nei giorni in cui si parla dello smog che attanaglia le città italiane soprattutto con particolare attenzione a Roma e Milano, ci si è quasi dimenticati di citare la terza metropoli italiana ovvero Torino da quasi mezzo secolo amministrata dalle giunte di sinistra. La città sabauda non è per nulla estranea all’inquinamento ma, con la complicità dei media, guarda caso è lasciata in secondo piano come se la salute del milione e passa di cittadini che vive all’ombra della Mole non facesse notizia o comunque interessasse meno. La città che si “vanta” di essere da decenni un feudo della sinistra prima marzista e ora catto-comunista ha nel contesto delle altre megalopoli italiane un assai triste primato: quello ad avere il più inefficiente sistema di trasporti pubblici del paese.

 

Un sistema di trasporti che come “fiore all’occhiello” presenta, cosa inaudita per una città con più di un milione di abitanti, una sola linea di metropolitana, frutto degli imperdonabili ritardi scandalosi accumulati nei decenni scorsi e delle scelte scellerate effettuate a suo tempo da amministrazioni miopi, oziose e indecentemente inefficienti o…forse soltanto prone a precisi interessi di carattere industriale. Pochi cittadini oggi ricordano quanto venne deciso a cavallo degli anni settanta e ottanta con la presa in giro della cosiddetta “metropolitana di superficie” e con la scelta semplicemente senza senso di trasformare il trasporto pubblico di superficie da concentrico quale era a scacchiera così come è rimasto ancora oggi.

 

Scelte in primo luogo politiche che sbandieravano lo sforzo fatto allora per “favorire” gli spostamenti “proletari” dalla periferia. In verità quello che successe allora e i cui effetti devastanti sono ancora ben visibili oggi fu che i cittadini, prima abituati a prendere quasi sempre un solo mezzo pubblico indipendentemente dalla destinazione finale, si ritrovarono improvvisamente nella necessità di dover prendere due se non tre pulman o tram con conseguenti aumenti esponenziali dei tempi di percorrenza. Un esempio su tutti la storica linea del filobus 34, tra l’altro elettrica e quindi non inquinante, che permetteva di recarsi da Largo Toscana fino a piazza Bengasi con un unico mezzo. Se oggi provate a fare lo stesso percorso tra i sali e scendi obbligati dai vari autobus i tempi si sono semplicemente triplicati.

Per non parlare della decisione priva di benefici ma comunque costosa di introdurre allora la cosiddetta metropolitana leggera di superficie con percorsi chiusi e recintati ma con i semafori mal regolati a continuare a farla da padrone e a rendere il percorso, anche qui fatto di sali e scendi da varie linee, un autentico calvario. Soldi che avrebbero potuto essere spesi già allora per incominciare a progettare e realizzare la prima linea di metropolitana con minori problematiche per il trasporto di quelle che si sono poi verificate a cavallo tra gli anni novanta e il duemila per il semplice fatto che allora il traffico era meno intenso e avrebbe potuto maggiormente sopportare le problematiche legate ai vari cantieri aperti. E invece si decise ottusamente di continuare a percorrere a tutti i costi la scelta del minor impegno perché andava bene così e forse anche perchè in fondo mancava la volontà di favorire fino in fondo il trasporto pubblico in una città “satrapizzata” da superiori interessi produttivi di carattere privato e di più non diciamo ma chi non ha gli occhi foderati di prosciutto ha forse già ampiamente capito.

 

Certo allora non esisteva l’inquinamento ai livelli attuali e forse, diciamolo pure, neppure l’attenzione e la sensibilità che oggi dedichiamo a questo problema ma evidentemente le giunte marxiste di allora, in primis quella del compagno Novelli, non erano semplicemente abituate a ragionare in termini di programmazione e…futuribilità, caratteristica questa che le accomunava alle pseudo amministrazioni succubi e miopi dei paesi della cortina di ferro di cui lo stesso Novelli era un autentico paladino così come il Partito Comunista Italiano dei cui ordini e direttive era fervido esecutore. Il risultato di questa diabolica macchinazione ordita nei confronti degli ignari cittadini torinesi lo vediamo oggi con la città soffocata da un traffico che, nonostante un tessuto urbanistico razionale per le scelte benefiche fatte duemila anni fa, si fa sempre più invasivo e paralizzante.

Torino è indietro di almeno cinquanta anni e la costruzione di una seconda linea di metropolitana è ancora di là da venire e, se verrà realizzata, allo stato attuale comporterà costi di gran lunga superiori a quelli a cui si sarebbe andati incontro se si fossero fatte le cose quando era logico farle. Con l’unica alternativa ai trasporti pubblici rappresentata allo stato attuale dalle biciclette “generosamente” messe a disposizione…a pagamento dal Comune, ai cittadini dell’ex capitale sabauda non resta altro da fare che uscire con la mascherina così come fanno i sudditi cinesi vittime della solita malsana miopia di rosso vestita. 

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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