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La tartaruga risponde alla fiamma: presidio di CasaPound al campo rom di Moncalieri

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Da una settimana in città non si parla d’altro. L’assalto al canile di via Germagnano gestito dall’ENPA ha fatto scandalo e sembra aver fatto breccia anche in quei cittadini affetti dal morbo dell’apatia. Eppure la vandala incursione dal preciso scopo intimidatorio da parte dei rom di via Germagnano è solo la prima di una lunga serie di atti illegali perpetrati negli anni.

Per sottolineare come l’episodio avvenuto tra la notte di mercoledì e giovedì della scorsa settimana sia solo “uno dei tanti“, il movimento CasaPound Italia ha deciso di non partecipare alla fiaccolata promossa da Fratelli d’Italia, proprio davanti al campo rom reo dell’assalto all’ENPA. Il movimento nato a Roma ha scelto così di non assecondare la “passerella politica di qualcuno“, ma di “presidiare” il campo nomadi presente a Moncalieri, per sottolineare come la situazione zingari sia un’emergenza dilagante in tutta la città, non solo in via Germagnano.

I ragazzi di CasaPound hanno così manifestato insieme ad una cinquantina di militanti del movimento Sovranità e insieme agli, ormai, alleati della Lega Nord. “I cittadini che abitano in prossimità o nelle vicinanze di un campo rom sono costretti ad una quotidianità fatta di degrado, furti, e violenza“, così si è espresso Luigi Vatta, coordinatore regionale di sovranità. La protesta di CasaPound non si è però fermata al semplice presidio, ma è stata anche lanciata una proposta, che, difficilmente troverà voci concordi tra gli scranni di potere. Dopo aver raccolto già qualche migliaio di euro per risarcire il canile ENPA dei danni subiti CasaPound ha proposto al Comune di prendere direttamente in gestione la struttura, “vogliamo creare un avamposto di legalità, cultura e sport, aperto a tutti, anche a quei rom che realmente vogliono integrarsi“, questa è stata la proposta di Marco Racca di CasaPound Italia.

Sembra dunque essere stata superata, se mai fosse esistita, la visione del “radiamo al suolo”, anzi ciò che traspare da parte dei movimenti, ma anche dai cittadini, è la volontà di distinguere tra chi ha scelto l’Italia come luogo di semplice bivacco, e chi invece come opportunità di realizzazione, legale ovviamente. Una distinzione che finora non è stata fatta dall’amministrazione Fassino, che ha preferito attenersi al “dentro tutti”, uno slogan su cui le Coop rosse torinesi, e non, hanno lucrato e continuano a lucrare milioni di euro con il beneplacito delle istituzioni.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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