Home / Vicolo / A Torino riparte la crociata anti-Uber

A Torino riparte la crociata anti-Uber

Condividi quest'articolo su -->

Il capoluogo subalpino ha disposto una task force dei vigili urbani contro i taxi abusivi. 

 

TORINO – Il sindaco Fassino alla fine ha ceduto prendendo (finalmente) una posizione. Di fronte alle proteste dei tassisti torinesi che nei giorni scorsi minacciavano di bloccare l’ostensione della Sindone a partire da domenica per chiedere provvedimenti contro il servizio taxi abusivo di Uber, il Comune alla fine ha deciso di attuare una task force contro la multinazionale americana e il suo servizio taxi. La polizia municipale subalpina ha ricevuto l’ordine di individuare e sanzionare nei prossimi giorni tutte le auto e gli autisti legati a Uber al fine di contrastare il fenomeno dell’abusivismo.

 

La vicenda Uber vs. Taxi ha molto infiammato gli animi in molte città italiane negli ultimi mesi, non solo a Torino, tant’è vero che poche settimane fa la regione Liguria è arrivata ad approvare, con un’intesa bipartisan, una legge che dichiara Uber abusivo e che renderà di fatto agli autisti free lance la vita parecchio difficile sulle strade della riviera, dopo che già Genova era stata una delle piazze più calde della protesta dei tassisti. Nella stessa direzione pare stia andando anche la regione Lombardia dove il consiglio regionale lombardo sta lavorando alla stesura e alla discussione della medesima legge regionale.

 

Tutto questo avrà innegabilmente un certo peso sulla legislazione nazionale del governo quando si tratterà, nei prossimi mesi o anche più avanti, di discutere un possibile futuro disegno di legge sulle liberalizzazioni. Chiaramente, nessuno vuole fare discriminazioni a prescindere contro Uber, ma è anche vero che se Uber si è presentato qui in Italia come una realtà innovativa nel suo settore, allora i manager di Uber dovrebbero spiegare come mai l’azienda statunitense detiene le proprie sedi fiscali sparse in paradisi fiscali come Olanda e Bermuda. E’ sempre quello il punto, come può un’azienda pensare di favore la crescita e l’innovazione presso i mercati se poi questa paga le tasse nei paradisi fiscali? Una domanda cruciale attorno alla quale ruotano buona parte degli interrogativi sull’essenza e la natura del libero mercato della società globalizzata.

 

La storia di Uber pare essersi fatta strada anche tra i cittadini comuni, i quali per un motivo o per l’altro non solo hanno sentito parlare di Uber ma alcuni di essi hanno anche avuto modo di averci a che fare e di constatare il genere e la qualità del servizio taxi dell’azienda americana.

Un nostro lettore, che di professione fa il tassista, ci ha raccontato ben due storie emerse dalle sue conversazioni con due clienti che egli ha recentemente portato in taxi e i quali gli hanno raccontato di aver in passato utilizzato il servizio di Uber con risultati deludenti.

 

La prima storia che ci hanno raccontato riguarda un ragazzo sulla 30ina, egli ha raccontato al nostro amico lettore (tassista) di aver utilizzato circa un paio di mesi fa Uber per andare all’aeroporto di Caselle Torinese per prendere l’aereo e di essersene pentito amaramente per l’appunto. Il giovane ha raccontato che, nonostante la prenotazione tramite app su smartphone, l’auto Uber è giunta a prenderlo sotto casa con un ritardo di quasi 45 minuti e che poi, non contento, ha fatto scendere il ragazzo appena all’ingresso dell’aeroporto poco dopo l’uscita dalla strada provinciale che collega Torino con lo scalo. In pratica il ragazzo è stato costretto a fare un bel pezzo a piedi, quasi a margine della strada provinciale, per arrivare in aeroporto, recarsi all’imbarco e poi scoprire di aver perso l’aereo causa il ritardo di 45 minuti e la discesa dal veicolo Uber un po’ troppo anticipata. Perchè l’auto Uber non ha portato il ragazzo direttamente all’ingresso della zona imbarco? Perchè agli autisti Uber non conviene affatto portare i clienti fin lì, in primis perchè può essere rischioso per gli Uber stessi incontrare sul posto qualche tassista che potrebbe non gradire la loro presenza abusiva e, in secondo luogo, per evitare i controlli da parte della telecamere presenti nel posteggio davanti all’ingresso che sono controllate dalle forze dell’ordine.

 

La seconda delle due storie raccontateci dal nostro lettore (tassista) è molto più breve e riguarda stavolta una signora che si è rivolta a Uber per andare dall’Ospedale Maria Adelaide alla stazione di Porta Nuova per prendere il treno. La signora ha prenotato una chiamata tramite app, ha ricevuto conferma, salvo poi uscire dall’ospedale e attendere per ben 30 minuti l’auto Uber, poi mai arrivata, e rischiare di così di perdere il treno, salvo poi per emergenza chiamare un normale taxi (quello del nostro amico lettore) una volta compreso che l’auto Uber non sarebbe più arrivata.

 

Insomma, sarà anche vero che la corsa con Uber costa la metà o un terzo rispetto ad un taxi normale, ma da queste due storie raccontateci e giunte in redazione pare che dietro ad un prezzo così basso talvolta si possa riscontrare un servizio fonte di disagio e di disservizio per i clienti. Forse il servizio UberPop, ossia il servizio di Uber che permette a qualsiasi cittadino di poter diventare tassista a libero servizio (durante la settimana impiegato e nel fine settimana tassista, per esempio), non è una trovata poi così efficiente.

 

@ArioCorapi

Condividi quest'articolo su -->

Di Redazione Elzeviro.eu

--> Redazione

Cerca ancora

Raggi assolta anche in Appello per falso accusa il Governo di far solo chiacchiere

Pensate che ci sia un solo italiano non pentastellato, uno solo, che dopo la conferma …