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Allora esiste, la Torino del 30% che non ha votato convintamente Fassino, quella che più che gli sfavillanti gingilli delle olimpiadi 2006 vede la voragine del debito pubblico che tutto inghiotte e che contribuisce vergognosamente al debito pubblico italiano. Qualcuno si rende conto che il capoluogo subalpino è la città più inquinata d’Italia. Seconda nel continente, ottava nel mondo, in una classifica che comprende città come Città del Messico e agglomerati urbani decine di volte più estesi e popolati. 
Forse qualcuno si rende conto che Chiamparino e soci sono riusciti a mala pena a fare mezza linea di metropolitana, in una città dove i trasporti non gommati sono ridicoli e sarebbe meglio girare in carrozza, per tutti. Una città dove la ZTL non ha ridotto nemmeno di una virgola il livello ignobile di polveri sottili.
Erano in piazza Solferino, a Torino, gli oppositori di Chiamparino e Fassino, dinosauri della politica, aizzati da Salvini e dal neonato movimento Sovranità, costola di Lega e Casapound che si occupa di sovranità, politica monetaria, antieuropeismo e opposizione vera. Come non se ne vedeva da tempo, in città. Sarà perché Ghigo, Forza Italia, Nuovo centrodestra ed in parte Fratelli d’Italia come erede legittimo di Alleanza nazionale sono partiti che si sono confusi troppo bene con le tappezzerie della Sala rossa e con lo scandalo Rimborsopoli della Regione Piemonte.
Sarà per questa pelle rinnovata che la piazza era piena. Tuttavia bisogna tenere presente che il motivo principale per cui si chiedono le dimissioni di Chiamparino è lo stesso (firme false) per il quale si chiedevano a Cota le dimissioni, sempre negate finché non è intervenuta la magistratura a fare alzare la giunta leghista con un anno di anticipo dalle sue poltrone. Questa opposizione, comunque, giustamente separata da FI e NCD, ancora è primordiale e a Torino rischia di non collezionare molto consenso, forte anche della concorrenza spietata dei 5 stelle e dell’estrema sinistra.
