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La Pellerina: il parco “dimenticato” dal Sindaco Fassino

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Il parco Carrara meglio noto ai cittadini torinesi come il Parco della Pellerina, con i suoi 837.000 metri quadrati di estensione, pari a circa 53 ettari, è l’area verde più estesa della città. In verità il suddetto parco è diviso dal torrente della Dora Riparia in due parti distinte: la zona a nord intitolata alle Vittime del tragico rogo dello stabilimento della Tyssen, mentre quella a sud lo è al professor Carrara che fu uno dei dodici cattedratici torinesi che si rifiutarono di giurare fedeltà al fascismo. Questo grande polmone verde purtroppo ha dovuto subire negli anni il quasi totale disinteresse da parte delle amministrazioni di sinistra che si sono succedute nella città.

 

Infatti non è mai stato fatto nulla di veramente importante per valorizzare la suddetta area, vuoi dotandola di luoghi di aggregazione culturale di un certo livello, vuoi organizzando eventi sportivi che potessero dare lustro e prestigio al parco stesso, vuoi effettuando le opere di bonifica sempre più urgenti e necessarie, vuoi infine dotandolo di un impianto di illuminazione degno di questo nome. Sarebbe stato bello ad esempio fare in modo che in mezzo al parco ci fosse magari un’area dove poter effettuare concerti di musica classica all’aperto con magari nelle vicinanze un bar degno di questo nome, e non un semplice chiosco, dove i cittadini potessero incontrarsi e aggregarsi. E’ come se qualcuno, in tutti questi anni, avesse voluto tenere a tutti i costi il parco su un basso, anzi infimo, profilo, stile Repubbliche Socialiste Sovietiche o, peggio, Albania maoista.

 

Se è vero che attualmente si stanno effettuando in zona dei lavori di rafforzamento dell’argine sulla sponda della Dora a protezione di via P. Cossa, è altrettanto vero che nel parco nessuna amministrazione locale ha mai pensato di effettuare dei seri lavori di bonifica. Il parco infatti si trova in una zona molto umida, caratterizzata da un terreno argilloso e paludoso assai poco permeabile, che rende il parco stesso, anche in condizioni di scarsa piovosità come è accaduto nell’ultimo mese e mezzo, una specie di acquitrino a cielo aperto. Basterebbe andare a farsi quattro passi in questi giorni per rendersi conto di come le cose stiano in realtà: con il fango e le tante pozze d’acqua stagnanti da decine di giorni ad impedire non solo il footing dei cittadini ma anche una semplice passeggiata.

 

Per carità qualcuno ha anche messo in risalto le bellezze naturali della zona paludosa in questione. è stato ricreato anche uno stagno che si può ammirare nella zona nord…giusto giustissimo…peccato che qualcuno, evidentemente preso da eccessive suggestioni ambientalistiche, abbia anche dimenticato una cosa fondamentale: se c’è la palude non ci può essere un parco pubblico degno di questo nome. Ora un’amministrazione attenta ai bisogni dei cittadini dovrebbe prendere atto del problema e cercare in qualche modo di porvi rimedio. Anche perché continuare a tenere un parco in queste condizioni di non usufruibilità ha poco senso, oltre ad essere anche un enorme spreco di risorse.

 

A nostro giudizio ci potrebbero essere due soluzioni al problema: una più drastica, ma anche più dispendiosa, di totale bonifica dell’area in questione ed una decisamente più percorribile e…fattibile che prevede almeno il livellamento dei sentieri che attraversano il parco in questione anche con l’apporto di materiale sabbioso decisamente più permeabile all’acqua. Il risultato, anche se non risolutivo al 100%, darebbe almeno la possibilità ai torinesi di frequentare il parco anche nel periodo invernale quando la luce del sole non è sufficiente per fare evaporare l’acqua accumulata. Per fare questo, ovviamente, occorrono delle risorse finanziarie anche se contenute, ma siamo sicuri che il sindaco Fassino, se si deciderà finalmente ad affrontare di petto il problema, saprà trovarle magari distogliendole da varie attività di cosiddetto supporto “sociale” assai poco remunerative e…forse anche invise alla maggioranza degli stessi cittadini. Cosa c’è infatti di più sociale che il restituire ai torinesi il parco più grande della città?

 

Un consiglio però noi ce lo sentiamo di dare al nostro sindaco, degno erede del partito di Peppone come chi scrive lo è altrettanto entusiasticamente di Don Camillo: perché per risparmiare sul costo della manodopera, alla Pellerina non ci va pure lui con tanto di stivali e vanga in mano insieme al resto dei membri della sua Giunta e magari a quelli dell’intero Consiglio Comunale? Se lo fa, anche noi della redazione del nostro giornale ci uniremo a lui in quella che potrebbe essere l’occasione per tornare agli antichi ardori della giovinezza. Un po’ di sano lavoro all’aria aperta è in grado di fare miracoli…ah…dimenticavamo che la parola “giovinezza” al compagno Fassino è un po’ indigesta…vorrà dire che cercheremo di trovare per lui un sinonimo meno impegnativo e…per lui meno inquietante…va bene adolescenza, fanclullezza? Dimenticavamo pure di ricordare al nostro sindaco che qualcuno, da lui considerato come la quintessenza del male assoluto, riuscì in tre anni a bonificare qualcosa come 4.733.982 ettari di terreno paludoso equivalenti a qualcosa come 89.320 parchi della Pallerina: ora il signor. Fassino, vorrà mica “sfigurare” di fronte a cotal…ferale esempio?!  

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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