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Incredibile a dirsi ma d’altronde a Napoli tutto è possibile. E’ anche possibile che un senegalese di 36 anni, con regolare permesso di soggiorno e regolare lavoro, cerchi di sventare una rapina e venga bloccato dalla folla presente. La serie Tv Gomorra ci ha fatto meglio comprendere come funziona la mentalità della gente comune di quelle parti, atteggiamenti che talvolta possono trascendere l’omertà e arrivare a veri e propri gesti d’intralcio. A questo giro si stava compiendo un furto, l’ennesimo in quella zona (corso Garibaldi), da parte di due rapinatori italiani, probabilmente dotati di coltello, ai danni di una turista francese. La fruttuosa rapina, 500 euro, un tablet, uno smartphone e un passaporto, sarebbe giunta a buon fine se non fosse intervenuto un uomo, senegalese, che ha inseguito i due rapinatori arrivando a bloccare la coda del motorino.
E’ stato proprio in quel momento che l’uomo è stato circondato da una folla di persone che minacciandolo di morte ha intimato allo sventurato di lasciar andar via i due colpevoli. Eppure la resistenza del senegalese ha permesso il tempestivo arrivo dei carabinieri del nucleo radiomobile di Napoli che è riuscita a bloccare uno dei due rapinatori. Molti giornalisti hanno ricavato da questa storia la solita tiritera perbenista che vede nel senegalese l’eroe di una cultura multietnica contro l’ignoranza di alcuni italiani.
Invece quell’uomo non deve essere ricordato in quanto senegalese, ma come incarnazione di un’innocenza di fondo (questo tratto sì spesso sconosciuto dall’italiano medio volpone) che quasi non è consapevole del posto in cui si trova e delle regole più o meno tacite che devono essere rispettate. Lui ha agito d’istinto, quando molti l’avrebbero soffocato per paura, interessi o quant’altro. E il comportamento della folla di Napoli che continua nell’omertà anche di fronte alla purezza di un atto eroico, soprattutto perché innocente, è quasi una trasposizione specifica di un comportamento nostrano generalizzato.
