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Trieste e malapolitica, tra anziani abbandonati a loro stessi e clandestini presto a zonzo

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Si constati il grado di civiltà di una nazione da come vengono trattati gli anziani, disse qualcuno.

TRIESTE – Le case di riposo a Trieste sono poche e troppo care, come denunziammo in questo articolo, ivi abbiamo anche dovuto constatare alcune brutte storie di sevizie nei confronti degli anziani.  Le dichiarazioni dell’Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Trieste, Laura Famulari, rilasciate al convegno del 26 settembre organizzato dal “Istituto per la Ricerca sociale” di Milano si palesano come completamente fuori da ogni logica, sia politica, sia soprattutto sociale.

«La domanda di servizi che il Comune di Trieste riceve dagli anziani è già molto alta adesso, e sulla base delle proiezioni demografiche per i prossimi anni è destinata ad aumentare ulteriormente, con possibili rischi per la tenuta del sistema attuale dei servizi qualora non vi sia un reale ripensamento delle politiche nazionali e regionali attuate fino ad oggi». Lo ha detto l?assessore Laura Famulari al convegno milanese organizzato dall?Istituto per la Ricerca sociale di Milano, moderato da Gad Lerner, alla presenza del sindaco Giuliano Pisapia e di Valerio Onida.

Famulari ha  anchesottolineato quanto le politiche di sostegno alla non autosufficienza risultino di notevole importanza strategica in una città come Trieste che presenta un?elevata incidenza della popolazione anziana, con un indice di vecchiaia (di 246,29 anziani dai 65 anni in poi ogni 100 giovani tra 0 e 14 anni) molto superiore al valore regionale (di 186,6 anziani ultrasessantacinquenni ogni 100 giovani) e ancor più a quello nazionale (145 su 100), e con una percentuale di over 75 di circa il 14,4% della popolazione, molti dei quali vivono da soli. «Si avverte in sostanza la necessità, da parte delle politiche regionali – ha aggiunto Famulari – di un maggiore sostegno ai servizi a favore della domiciliarietà per le persone non autosufficienti, obiettivo strategico qualificante nell?ambito del programma di mandato dell?attuale amministrazione comunale di Trieste». In altre parole: si avalla la possibilità di chiudere le case di riposo, già assillate economicamente.

E’ inquietante che l’Assessore alle Politiche Sociali si profonda in determinate affermazioni, che si pongono nettamente in contrasto con i principi della Costituzione e contro le leggi nazionali vigenti. Ci permettiamo di ricordare, all’Assessore Famulari, che:

  • l’Art. 32 stabilisce che “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell?individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”

  • l?Art. 38, comma 1, stabilisce che “ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all?assistenza sociale”.

  • l?Art. 23 della Costituzione stabilisce che “nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base alla legge”.

Quindi, a scanso di equivoci, ricordiamo ancora all’Assessore che i Comuni non hanno alcun potere legislativo: il loro compito si limita ad attuare le leggi vigenti, comprese quelle concernenti le contribuzioni economiche, approvando, eventualmente ed a loro completa discrezione, disposizioni più favorevoli per i cittadini.

Si ricorda ancora all’Assessore, che l?obbligo dell?attuazione dei LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), da parte del Servizio Sanitario e dei Comuni, è sancito dall?Art. 117 della Costituzione e rientra fra “i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale”.

Le ASL ed i Comuni non possono negare o ritardare le prestazioni con il pretesto della mancanza di sufficienti risorse economiche. Per ottenere i fondi necessari e per garantire le prestazioni di loro competenza non devono più limitarsi a sterili dichiarazioni, ma devono far sentire le loro ragioni improntando iniziative concrete, per ottenere dal Governo e dalla Regione i fondi necessari.

L’unica denunzia decisa che si leva contro questo scempio che proviene dal Nord est d’Italia è quella del movimento Alternativa tricolore, per bocca del suo combattivo presidente Luigi Cortese.

Mentre le case di riposo rischiano vieppiù di chiudere a causa della crisi economica recessiva e della incapacità della politica locale (si vedano le dichiarazioni dell’assessora) di reperire fondi dal Governo, ecco che si palesa un nuovo macigno da spostare per l’amministrazione giuliana, che decide, nel modo più subdolo, di aggirare l’ostacolo. Si dice spesso che le amministrazioni di centro-sinistra governino le realtà territoriali minori con impegno e ragionevolezza, ma la verità è che il caso di Trieste non è poi così dissimile da quello di Torino.

Il macigno cui ci riferiamo è il Centro di immigrazione ed espulsione dei migranti che si recano clandestinamente sul suolo del nostro paese, in un territorio di confine com’è quello ove scorre l’Isonzo, senza dubbio fondamentale.

La Regione Friuli Venezia Giulia è infatti pronta a chiedere la chiusura immediata del CIE di Gradisca (Articolo da il Piccolo). Questa appare come una scelta vergognosa, che dimostra come, anche in tempi di crisi, l?attenzione maggiore delle amministrazioni di centro-sinistra sia rivolta a immigrati e clandestini, boicottando il popolo italiano che si trova in uno stato di sofferenza inaudita.

La presa di posizione è contenuta in una mozione preparata da PD, SEL e CITTADINI e prevede che la chiusura sia attuata qualora non si rendesse possibile modificare le condizioni di vita degli “ospiti”. Non solo, ma nel testo della mozione si legge che gli “ospiti”, che ricordiamo trattasi di immigrati clandestini, sono costretti a vivere “in camerate con spazio ingabbiato, senza cellulari, con attività ricreative inesistenti, divieto di libri e giornali, condizioni igieniche pessime”. Che questo comporta “degradazione della dignità umana e spaesamento psicologico, per il cui controllo è stata considerata la somministrazione di psicofarmaci con il rischio di trasformare il dovere di cura in intervento di sedazione”. E che questo provoca “episodi di autolesionismo, ribellione violenta e tentativi di fuga”, per la quale anche le Forze dell?ordine ritengono “scarsamente tutelante” la situazione sia per gli ospiti che per gli operatori delle Cooperative, sia per quanti sono tenuti a garantire il rispetto della legge.

La mozione afferma che sarebbe inaccettabile “che i tempi di permanenza siano estremamente lunghi”, fino a 18 mesi, in contrasto con le direttive europee. Si chiede inoltre che la giunta regionale solleciti il governo a riformare le norme sul sistema di espulsioni e ad abolire il reato di immigrazione clandestina.

Questa mozione si palesa come un grave affronto alla dignità e all?onore del cittadino italiano. Ricordiamo che i clandestini sono dei delinquenti tecnicamente e sono soltanto temporaneamente siti in un centro di accoglienza, certamente senza cellulari, ma non fuori dalle condizioni igieniche standard per coloro che si trovano nella situazione illegale nella quale costoro versano. Sicuramente si può fare di più per la loro dignitosa esistenza, ma il fatto che manchino cellulari ed iniziative ricreative non può essere nemmeno citato in una denunzia che voglia essere presa sul serio. La violenza di costoro può essere acuita dalla situazione di stress infernale in cui versano, ma fino a che punto si dovrà giungere per dichiarare che si tratta spesso di persone indomabili che vogliono soltanto scappare? Si giungerà presto ad imbullonare tavoli e sedie perché non vengano lanciati contro gli assistenti del Cie, come accaduto a Torino, anzi, anche a Gradisca siamo già oltre questo punto.

Per quale motivo i firmatari, così attenti alle vicende umane dei clandestini, non si chiedono quali sono le condizioni di vita di tantissime famiglie italiane che non arrivano a fine mese e in molti casi sono costrette a vivere in auto o in strada? Italiani che pensano a sopravvivere e non al fatto di non avere cellulare, attività ricreative o di non avere da leggere. “Gli episodi violenti che hanno caratterizzato il CIE di Gradisca non sono dovuti a motivi di “degrado della dignità umana”, ma a pura e semplice delinquenza clandestina”, denunciano ancora i rappresentanti del movimento Alternativa Tricolore, e non senza la ragione dalla loro, che propongono l’espulsione immediata degli immigrati clandestini per alleggerire le condizioni estenuanti del Cie, probabilmente prossimo alla chiusura.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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