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Il contadino e l’asino

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PALERMO – Quando ero ragazzo, mio nonno mi raccontava una storiella fra il serio ed il faceto. C?era una volta un contadino molto avaro, che aveva un asino. La bestia gli serviva per portare i frutti del raccolto dalla campagna al mercato, per trasportare i suoi attrezzi in campagna, per arare il terreno, per riportarlo a casa dopo una lunga giornata di lavoro.

Una sera il contadino si mise a fare i conti di quanta avena comprava per il suo asino. E scoprì che, a conti fatti, l?asino mangiava troppo. Pensa e ripensa,  gli venne alla mente come ovviare al problema. Pensò quindi di diminuire giornalmente la razione di avena all?asino, senza che questo si lamentasse, e cosa incredibile, l?asino lavorava lo stesso.

Contento di questa sua grande scoperta, se ne vantava con gli amici la domenica in piazza. I suoi amici erano increduli, ma i più pensavano che non dicesse sul serio. Una mattina il contadino si alzò, e andò per mettere i finimenti all?asino, ma con grande stupore lo trovò morto. Il contadino si disperò tanto, ed ai suoi amici raccontava di come era quasi riuscito ad abituarlo a non mangiare e di come proprio per disgrazia, gli fosse morto quando lo aveva finalmente abituato.

Orbene, certe storie si ripetono; c?era una volta, e c?è ancora, un Governatore siciliano, tale Sig. Rosario Crocetta, una persona a modo e dal raffinato senso dell?umorismo e dell?eleganza. Quando la sua macchina elettorale diede la vittoria al Governatore, egli chiamò a raccolta tutti i dirigenti della Regione. Si fece portare i conti e vide che i conti non tornavano, le spese erano troppe. Così decise di mettere fine a questa cattiva amministrazione.

Ma come fare? Questo pensiero non faceva riposare il Governatore, nemmeno la domenica, quando si ritirava in un?amena località balneare siciliana. Non poteva farlo in modo improvviso, sarebbe stato accusato, di “social butchery“, anche da quelli che lo avevano votato. E poi da dove cominciare?

Da quelli che sono deboli, meno forti, non rappresentati. Pensa e ripensa gli ritornò alla mente la favola del contadino e dell?asino.

Anche a lui suo nonno la raccontava. Fu così che chiamati i dirigenti, pensò di tagliare alcune spese inutili. Con una mossa strategica ed astuta, di cui si vantava con gli amici, ma che in verità nemmeno lui comprendeva bene, pensò di eliminare 3.054 “EX-PIP”. Prima li fece licenziare, poi chiedere il sussidio, ed infine li fece iscrivere alle liste dell?impiego.

Orbene, questi lavoratori si sono trovati nel giro di 15 giorni da impiegati a tempi indeterminato, “avevano firmato un contratto”, a totalmente disoccupati. Ad oggi non hanno ricevuto le spettanze del mese di maggio, e l?INPS e la Regione Sicilia si passano la palla per decidere chi deve dare loro il sussidio, previsto in bilancio regionale, la disoccupazione, il TFR e chi più ne ha ne metta. Poveri EX-Pip, stanno facendo la fine dell?asino, i politici non li ascoltano, non li ascolta nessuno e a poco a poco stanno morendo.

Uno di essi si è, da ieri, incatenato alla cancellata della sede regionale della Rai di Palermo, nella speranza di attirare l?attenzione dei media. Certo al Governatore bisogna riconoscere un grande merito. Quello di avere eliminato dall?oggi al domani una categoria di lavoratori, che per non morire dovranno pur inventarsi qualcosa. Con loro ha applicato la regola dell?asino.

A poco, a poco?. Però l?asino alla fine, è morto.

Giuseppe Morello

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Di Redazione Elzeviro.eu

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