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CATTOCOMUNISTA. Il perché di una parola ancora in voga

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Si avvicina il trentesimo della scomparsa di Franco Rodano, che guidò l’adesione della Sinistra Cristiana al Pci. Già nell’epoca togliattiana, pose al (più che nel) Pci la “questione cattolica”. Nella fase del “compromesso storico”, invece, elaborò i fondamenti teorici di una politica diretta a non ridurre l?incontro tra le grandi forze storiche del comunismo, del socialismo e del cattolicesimo democratico ad “una mera operazione di governo, ma a farne una strategia di lungo periodo di trasformazione della società”. Questo anniversario meriterebbe ? ma crediamo che una politica sempre meno attrezzata culturalmente ne farà volentieri a meno ? di essere adeguatamente celebrato, proprio con una giusta rilettura critica.

I “cattocomunisti” di oggi non amano (tuttalpiù subiscono) le “larghe intese” di cui i loro antesignani senza virgolette (e maggior drammaticità) furono sostenitori.

Realizzato il “compromesso storico bonsai” che è il Partito Democratico, i cattolici che sostengono l’opzione esclusiva a sinistra (ma non stupisca un prossimo venturo “grillismo bianco”) sono ancorati alla delegittimazione antropologica di Berlusconi. E di tutti quanti lo votino in applicazione non peregrina dei concetti di “male minore” o, nel fronte ecclesiale, della “libertas ecclesia”.

Vale la pena riprendere un passaggio del già citato Baget-Bozzo, in articolo del 2006, dal titolo “Il cattocomunismo esiste ancora, ma si è aggiornato”. ” Il nuovo – scriveva il sacerdote e politologo – che modello sociale ha suscitato la resistenza del mondo cattolico molto più che del mondo derivato dal Pci. Ma tuttavia la sinistra è sembrata il referente ideale del dialogo, appunto per la memoria che portava in sé e perché poteva parlare, in nome di quella, un linguaggio più simile a quello dei cattolici. Sicché la storia dopo il ?94 è stata la convergenza della sinistra democristiana e dei postcomunisti; ed essa ha avuto un largo consenso nel mondo cattolico, specie il più impegnato nelle attività ecclesiastiche. Ciò è dovuto al fatto che la svolta conciliare aveva impresso una svolta di impegno nel sociale che era divenuto una forma propria dell?identità cattolica, non più centrata sull?elemento dogmatico e spirituale, ma su quello della prassi significativa, di un impegno di cambiamento spirituale del mondo. Non vi è dubbio che la sinistra fosse un punto di riferimento della svolta teologica e che la figura rivoluzionaria tornasse a rappresentare quello che del resto era stata l?origine: una riduzione secolare dell?escatologia cristiana”.

Il cedimento al secolo ? parallelamente al delnociano “suicidio della rivoluzione” operato sul fronte comunista ? ha, per i “cattocomunisti”, il triste volto del patteggiamento con l’ideologia radicale. In un parossistico e volontaristico tentativo di mediazione. Tutto è relativo, per costoro, tranne la demonizzazione di Berlusconi e di chi osa parlare di pacificazione.

Cattocomunista. Una parola che c’entra ancora.

Marco Margrita

twitter @mc_margrita

(1) Il riferimento è al pensiero debole

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Di Redazione Elzeviro.eu

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