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Prendi i soldi e scappa…e se ora te lo dice anche il giudice…

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E’ di pochi giorni fa la notizia della sentenza della Cassazione che ha stabilito che rubare perché spinti dalla fame e dalla imprescindibile esigenza di alimentarsi non costituisce reato. Ovviamente la suddetta sentenza che ha annullato una sentenza di condanna della Corte di Appello di Genova nei confronti di un senza tetto non ha tardato a scatenare una marea montante di polemiche.

 

Effettivamente, al di là della sentenza che si riferisce al caso di specie ovvero all’arresto di un clochard che in un supermercato aveva sottratto merce alimentare per un totale di quattro euro, la questione non è così semplice come si possa immaginare. Se da un lato qui nessuno si permetterebbe di esprimere condanna o di mandare in gattabuia un uomo sfortunato che ha cercato solo di mangiare, le conseguenze di una tale rivoluzionaria sentenza potrebbero essere imprevedibili e altamente pericolose per l’ordine pubblico. E questo a maggior ragione se pensiamo di essere inseriti in uno stato di diritto dove la condanna o l’assoluzione non dipendono dall’umore di chi quella stessa legge deve far rispettare ma da leggi scritte, codificate e uguali per tutti.

 

Ora stabilire, così come è stato fatto dalla Corte di Cassazione, che sottrarre di nascosto qualcosa che appartiene a qualcuno non costituisce più reato, al di là del caso umano specifico, significherebbe solo dare la stura e la legittimazione ad un revival del passato esproprio proletario. In un simile contesto non più aderente al dettato costituzionale della sacralità e inviolabilità della proprietà privata, qualsiasi persona che si ritenesse vittima della società o di ingiustizie sociali e che…si dimenticasse di usufruire dei servizi sociali ampiamente disponibili nelle nostre città ( va detto più per gli immigrati che per gli Italiani) potrebbe sentirsi legittimato a sottrarre qualsiasi cosa perché tanto sarebbe comunque sicuro in un modo o nell’altro di farla franca.

 

Pare evidente che una simile prospettiva finirebbe con il rendere impossibile quella stessa convivenza civile su cui si fonda appunto uno stato di diritto facendoci scivolare drammaticamente in uno stato di devastante e incontrollata anarchia. Infatti, a parte la difficoltà a posteriori di stabilire l’entità del bisogno, immaginiamo cosa potrà succedere nelle nostre città con frotte anzi masse di ladri, ladruncoli e affini che con la scusa di uno stato di presunta fame si potranno introdurre nelle nostre case per svuotarci il frigo ma anche le tasche perché chi l’ha detto che il furto per essere perdonato deve essere solo di generi alimentari: basterà che il ladro dimostri che con i soldi della refurtiva intendeva solo comprarsi il pane da mangiare e il gioco sarà fatto.

 

Una sentenza così ci pare quindi altamente irresponsabile e ci aspettiamo da parte dei giudici della Suprema Corte un auspicabile ripensamento prima che scoppi una rivoluzione di cui francamente, in un drammatico momento come questo con milioni di immigrati per giunta affamati che approdano nelle nostre spiagge, proprio non ce n’era bisogno. 

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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