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ENRICO MATTEI: il coraggio contro gli oligarchi

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di Ronny Dentice

Enrico Mattei, fondatore di ENI: quando intraprendenza, capacità e coraggio sfidano l’oligarchia liberal-capitalista… il problema va “stroncato”.

Ricorre oggi, 27 ottobre, l’anniversario della morte dell’imprenditore Enrico Mattei.
 

Mattei divenne scomodo per gli interessi delle “7 Sorelle” (Standard Oil of New Jersey, British Petroleum, Standard Oil of California, Gulf Oil, Royal Dutch Shell, Socony Mobil Oil e Texas Oil): insieme, queste compagnie che formano un inattaccabile cartello con lo scopo di spartirsi le risorse petrolifere mondiali, mantengono un monopolio e fissano prezzi su cui non ammettono intromissioni e cambiamenti di sorta -a tal proposito è emblematico il celebre motto del fondatore della Standard Oil John D. Rockefeller che ben sintetizza la linea di condotta del Cartello nei confronti di eventuali concorrenti: “Se possibile convincere. Se no, stroncare”-) il prezzo del greggio stabilito a livello mondiale era unico a prescindere dalla provenienza e si basava sul “costo di estrazione sopportato dal produttore americano meno favorito, più il nolo dal Golfo del Messico all’Europa occidentale”, così facendo, al costo di produzione del petrolio americano veniva agganciato il prezzo mondiale del greggio, quest’ultimo tenuto artificialmente alto invece che seguire i prezzi reali praticati dai vari paesi produttori al fine di sviluppare l’industria petrolifera statunitense.

In altri termini, ai petrolieri americani fu concesso di continuare a crescere liberamente senza nessun tipo di concorrenza e alcun criterio di economicità, poiché essi vedevano garantita la redditività dal fatto che il loro prezzo finale era il medesimo di quello ottenuto in Arabia Saudita o in qualunque altro paese produttore, a prescindere dal fatto che avesse potuto avere costi enormemente inferiori.

Se prima dell’avvento di Mattei il prezzo finale di vendita del greggio era costituito da un 15% di costo di estrazione, un 42,5% di royalties pagate ai governi dei Paesi produttori e un altro 42,5% di profitto netto delle compagnie petrolifere, Mattei divide per due quest’ultimo dato e garantisce perciò ai paesi produttori il 75% dei profitti invece che il 50% (sottraendo quindi un 25% degli utili al Cartello), contribuendo ad arricchirli maggiormente e non solo. Oltre ad offrire condizioni straordinariamente più vantaggiose, strappa prezzi migliori che si tramutano in un risparmio per le imprese e le famiglie italiane, garantisce condizioni di lavoro più umane e inserisce nelle trattative, come contropartite, anche la fornitura di beni e servizi che possano aiutare le deboli economie dei paesi produttori ad emanciparsi.

Oltre a questo, le idee di Mattei sono destinate a lasciare un profondo segno anche e soprattutto nella politica italiana: il presidente dell’ENI non vede di buon occhio l’appartenenza dell’Italia alla NATO e l’opprimente ingerenza praticata dalle potenze atlantiche – Stati Uniti in primis – in tutti i principali aspetti della nostra vita politica, interna ed estera. Gli accordi che Mattei vuole porre in essere porterebbero l’Italia ad approvvigionarsi direttamente dai paesi produttori bypassando la (costosissima) intermediazione delle 7 sorelle e rompendo il monopolio americano sul greggio, dando il là ad un progressivo smantellamento della presenza americana in Italia con il fine ultimo di portare il nostro paese ad essere una potenza mediterranea indipendente, senza basi militari straniere e libera di decidere in autonomia la sua politica estera.

Mattei conclude affari con governi dichiaratamente antioccidentali (come l’Egitto di Nasser e l’Iran di Mossadeq) quando non addirittura con l’Unione Sovietica, sostiene anche i patrioti algerini in lotta contro il regime coloniale francese per strappare a quest’ultimo gli enormi giacimenti di petrolio sahariani e, così facendo, in breve tempo si inimica l’intero mondo occidentale e buona parte dell’establishment politico, industriale e finanziario italiano, oramai longa manus degli Stati Uniti nel nostro Paese.

Nel 1962, quindi, Enrico Mattei perì in un “misterioso” incidente aereo, alla tragedia seguirono depistaggi da parte di apparati dello Stato che qualche anno dopo sarebbero diventati così comuni e funzionali a quella strategia della tensione contrassegnata da attentati sanguinari, fecero una prima ed efficace comparsa a seguito dell’assassinio del presidente dell’ENI. Interviste televisive tagliate o alterate, ritrattazioni di testimoni oculari con contestuali regali e favori a questi ultimi da parte di un ENI ormai avviato verso un nuovo corso, madornali ed inspiegabili errori nel trattamento dei reperti dell’aereo dell’Ingegnere, campagne stampa denigratorie e volte a sottovalutare l’operato dell’Ingegnere; un assordante silenzio che scende sulla vicenda e che decreta come causa dell’evento la tragica fatalità, dovuta al brutto tempo ed alle precarie condizioni psico-fisiche del pilota, ma soprattutto, la brutta fine che accomunerà chiunque si avvicini alla morte di Mattei cercando di capirne la verità.

Saranno solo le dichiarazioni di Tommaso Buscetta, nel 1994, a dare certezza ai dubbi mai del tutto dissipatisi e a permettere di riaprire le indagini accertando così l’esplosione di una bomba all’interno del Morane-Saulnier di Mattei. Stando alle parole del celebre ex boss dei due mondi, la morte del presidente dell’ENI sarebbe stata frutto del fortunato e pluriennale sodalizio esistente fra le famiglie mafiose italo-americane e il governo di Washington. In pratica, la mafia siciliana avrebbe fornito la manodopera per sabotare l’aereo di Mattei su ordine dei padrini d’oltreoceano, a loro volta incaricati dai servizi segreti americani di eliminare l’uomo che stava minando enormi interessi di carattere economico e geopolitico.

Dopo queste dichiarazioni, non fu difficile unire i puntini della vicenda e dare una risposta a tutte quelle morti, ritenute sino ad allora solo parzialmente spiegabili: la prima e forse più celebre perché strettamente collegata è quella del giornalista Mauro de Mauro, incaricato dal regista Francesco Rosi (autore del meritevole film “Il caso Mattei”) di ricercare quante più informazioni possibili sulla morte del presidente dell’ENI e che pochi giorni prima della sua scomparsa – per mano della lupara bianca – aveva dichiarato ai colleghi di essere venuto a conoscenza di uno scoop che avrebbe “scosso l’Italia”. Poi quella di Boris Giuliano, il superpoliziotto ucciso dal boss Leoluca Bagarella e che aveva iniziato ad indagare sui motivi della sparizione dello stesso De Mauro; il generale dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa che aveva dato il via allo stesso tipo di indagini per conto della Benemerita. Infine, i dubbi sulla morte del regista e scrittore Pierpaolo Pasolini, che con il suo romanzo Petrolio si era addentrato negli oscuri meccanismi che regolavano il mercato di approvvigionamento e produzione del greggio, scoprendo forse anch’egli cose di cui non sarebbe dovuto venire a conoscenza.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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