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Ettore Muti e il coraggio dimenticato dalla storia

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RUBRICA STORICA

Tra le pagine dei libri storici grondanti di sangue, inganni e tradimenti si sono perse le tracce di una figura carismatica ed eroica, la cui unica colpa è stata quella di rimanere sempre coerente con i propri ideali (“peccato” che non piace ai camaleontici costumi dell’Italia contemporanea).

Il giorno successivo all’anniversario della sua scomparsa Elzeviro vuol rendere omaggio ad Ettore Muti, individuo scomodo per la storia italiana, forse perché semplicemente puro e inattaccabile.

Gim dagli occhi verdi“, così lo soprannominò Gabriele D’Annunzio, incarna in pieno il fervore che riempiva i giovani cuori degli italiani di inizio ‘900. Eroismo, imprevedibilità e audacia quotidiana, senza attendere ricompense, il tutto rivolto ad un unico obiettivo: rendere grande il proprio Paese.

Per molti oggi sarà difficile comprendere l’ardore messo al servizio di una nazione che ora non sentiamo più nostra, che ci ha abbandonato alla mercé del capitale straniero. Tuttavia ad inizio del secolo ventesimo l’atmosfera era ben diversa, elettrica ed entusiastica, tutti sicuri che l’Italia avrebbe giocato un ruolo da protagonista nel futuro ordine mondiale. In questo contesto si inserisce la storia di Gim dagli occhi verdi, la cui infanzia è caratterizzata da una precoce espulsione dalle scuole del Regno per avere preso a pugni un professore (alla “tenera” età di 13 anni). Muti, fin dall’adolescenza, non riesce ad adattarsi al quieto vivere, vuole prendere di petto la vita e cavalcare la scena; così l’anno dopo fugge di casa per arruolarsi tra le fila dei Carabinieri per combattere la Grande Guerra. Viene respinto, ma l’anno dopo ritenta riuscendo ad entrare tra le fila degli Arditi.

Da minorenne partecipa dunque alla guerra di trincea dove, nonostante la tipologia di combattimento poco lo consenta, riesce a dimostrare il suo valore: sopravvive ad un’offensiva suicida che vede cadere ben 777 uomini degli 800 iniziali! Finisce la guerra per l’Italia, ma non per lui che si dimostra sempre insofferente di fronte a un’esistenza priva di forti emozioni. Così partecipa insieme al vate D’Annunzio all’impresa fiumana, dove il poeta avrà modo di descriverlo così “Voi siete l’espressione del valore sovrumano, un impeto senza peso, un’offerta senza misura, un pugno d’incenso sulla brace, l’aroma di un’anima pura“. Tenendo conto che D’Annunzio fu quello che sorvolò i cieli d’Austria lanciando volantini in sfregio al nemico, possiamo capire di che pasta era fatto il nostro Gim dagli occhi verdi.

Poi “il peccato mortale” che lo condannò nell’oblio dell’anonimato: l’adesione al fascismo fin dalle sue origini. Eppure lui non è un politicante del fascio, come dimostrerà la sua insofferenza a ricoprire il ruolo di segretario nazionale del PNF, è un uomo che ama l’azione e si innamora presto del volo e della Regia Aeronautica entrandone a far parte. Non manca un appuntamento, prendendo parte alla Guerra d’Etiopia, a quella di Spagna e alla spedizione in Albania. Del Secondo Conflitto mondiale i libri di storia ci rammentano solo le sconfitte nostrane, tralasciando inspiegabilmente le eroiche gesta di Muti, prima in Francia e poi con ancor più valore tra i cieli d’Albione. Anche nella sconfitta è capace d’uscire sempre a testa alta.

La guerra però prende una brutta piega, l’8 settembre e Badoglio scombussolano gli audaci piani di Muti che rifiuta in maniera categorica di passare agli ordini del Maresciallo. Scelta che gli costerà la vita in un’infame imboscata, probabilmente ordita dallo stesso Badoglio, che poco prima aveva così scritto al capo della Polizia: “Muti è sempre una minaccia. Il successo è solo possibile con un meticoloso lavoro di preparazione“.

Un uomo che, grazie al suo valore, era sopravvissuto ad entrambi i conflitti mondiali non poteva che soccombere solo di fronte all’inganno del prossimo, lasciando così un enorme vuoto alla sua nazione. Vuoto non colmato da una memoria storica faziosa e asservita ai vincitori angloamericani, eppure l’esempio del coraggio di Muti dovrebbe essere un faro nell’oscurità di un Paese spinto all’unisono dalla logica del dio denaro (con le sue orripilanti deviazioni quotidiane che neanche ci stupiscono più).

Se Muti si fosse macchiato di anche un solo crimine efferato sarebbe entrato di prepotenza tra le pagine dei libri scolastici come nefando carnefice, servo dell’Asse del male. Invece egli non vi compare, proprio perché inattaccabile e forse per questo i suoi valori misconosciuti fanno tremare le gambe a chi sguazza nel quotidiano regno della pavidità.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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