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In una calda giornata di giugno, ricevo una raccomandata dall?Agenzia delle Entrate. Appellandosi a commi, leggi, decreti, affermano, con convinzione da sceriffo del West, che la sottoscritta nel lontano 2008 ha avuto due rapporti di lavoro. Del primo ha dichiarato quanto percepito (? 6000,00), del secondo ha dichiarato molto, molto di meno di quello che si è intascata. In un mese di lavoro, l?Agenzia delle Entrate sostiene che io abbia percepito un reddito di ? 100.581,00.
Sorpresa e divertita, ripesco le vecchie buste paga, i cud, i modelli 730. Di certo, saprei se in 29 giorni lavorativi ho guadagnato così tanto!
Dalla documentazione in mio possesso, risulta che nel secondo rapporto di lavoro ho percepito un reddito di ? 1000,51. Mi parevano un po? tantini tutti quegli “euri” !Invio il plico alla sede territoriale dell?Agenzia dell?Entrate facendo presente che l?errore probabilmente è del sostituto d?imposta che, in sede di compilazione di Modello 770, ha inserito uno zero in più nel mio reddito.
Fiduciosa e serena penso che la vicenda sia bella e conclusa. Oggi ricevo una raccomandata in cui la succitata Agenzia delle Entrate mi chiede il pagamento delle tasse da me evase (?). Insomma, secondo l?efficentissima Agenzia delle Entrate, io debbo al fisco quasi ? 50.000,00.Questo vuol dire affidarmi al commercialista, spendere soldi e tempo, prendersi rotture ed arrabbiature per un errore non mio. Ho una serie di documenti che accertano che ho percepito quello che ho dichiarato e lo dimostrerò nelle opportune sedi. Purtroppo, credo ancora nella giustizia e soprattutto nelle scuse che dovranno porgermi i funzionari zelanti che hanno scovato in me una pericolosissima criminale.
di Ilaria Riggio Lopane
