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Viva Scilipoti!

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BAGATTELLE

L?Italia è una Repubblica parlamentare. Ce lo ricorda ad ogni piè sospinto anche Beppe Grillo. Per quanto recentissimo convertito alle magnifiche sorti e progressive del “porcellum”, che inserisce surrettiziamente il “vincolo di mandato” (in forma di necessaria obbedienza al capo per garantirsi la rielezione). D?altronde, incoerenza non da poco rispetto al parlamentarismo esibito ma logicissima spiegazione della conversione in materia di legge elettorale, già si era espresso contro la permanenza di quel “pilastro teorico” della natura parlamentare della Repubblica rappresentato dall?articolo 67 (che il vincolo di mandato esclude, definendo rappresentante della Nazione ogni singolo parlamentare). Giova anche ricordare che parlare dei parlamentari come “dipendenti dei cittadini” riconduce al vincolo privatistico degli Stati Generali dell?Ancien Régime.

Qui vogliamo, quindi, esprimere la totale approvazione nei confronti di Domenico Scilipoti, non solo “Re dei Peones” ma rusticano interprete dello spirito del “Discorso agli elettori di Bristol” di Edmund Burke. Ingiustamente, dopo la sua recente intervista a “L?Espresso” a sostegno della continuazione dell?esperienza del Governo Letta, sbeffeggiato dal “giornalista collettivo”, che sceglie la facile via dell?ironia sulla “responsabilità”.

Come proprio Burke in quel celebre discorso sosteneva, però, “il parlamento non è un congresso di ambasciatori di opposti e ostili interessi, interessi che ciascuno deve tutelare come agente o avvocato; il parlamento è assemblea deliberante di una nazione, con un solo interesse, quello dell’intero, dove non dovrebbero essere di guida interessi e pregiudizi locali, ma il bene generale”.

La pessima pratica di parlare di “ribaltoni” non tiene presente che la “fluidità” di certi parlamentari è l?unica resistenza possibile alla pessima (e causa di questa dinamica, come rileva anche Giovanni Sartori) legge elettorale. Il trasformismo è parola cui andrebbero tolte le incrostazioni moralistiche, riportandola a naturale prassi in un sistema di natura parlamentare costretto in successivi “presidenzialismi mascherati”. Davvero è “rivoluzione passiva”. Come diceva Antonio Gramsci, ma per noi questo non è certo titolo di demerito. Il “trasformismo” ? sin dai tempi dell?inventore della parola: Agostino Depetris – è una pratica di virtuosa assimilazione in una collaborazione istituzionale, contro le spinte antisistemiche. E?, diciamo francamente, l?unico patriottismo costituzionale concretamente praticabile.

Della retorica delle tifoserie e della contrapposizione (l?essere alternativi non può essere un principio assoluto, altrimenti ci si reclude in una imposizione assoluta del principio amico-nemico).Per giocare una formula, quindi: meglio Scilipoti di Crimi. La concretezza della politica comporta una “consapevolezza della retorica” che i grillini non hanno. Qualcuno dovrebbe spiegar loro che l?Italia non esisterebbe come nazione unitaria senza il Commubio Cavour-Razzatti. Nella loro lingua (nei fatti sostanzialmente uguale a quella della Santanché) la perniciosa somma di “trasformismo ed inciucio”.Viva Scillipoti!

Marco Margrita@mc_margrita

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Di Redazione Elzeviro.eu

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