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il 10 luglio 1871 nasceva Marcel Proust autore de À la recherche du temps perdu.
I primi decenni del ‘900 è il periodo delle avanguardie e dei grandi romanzi che scardinano il concetto stesso di romanzo: Ulysses di James Joyce e appunto À la recherche du temps perdu di Marcel Proust in 7 volumi.
Cos’è la Recherche? Non è solo un romanzo, ma è la vita stessa, di Proust e dell’Uomo in genere, perché l’autore va così a fondo nell’animo umano che risulta impossibile non ritrovarsi, condividere qualche aspetto da lui narrato.
Il che portò a far dire da un incaricato alla lettura di una casa editrice presso la quale voleva pubblicare:
«Sarò particolarmente tonto, ma non riesco a capire come questo signore possa impiegare trenta pagine a descrivere come si gira e si rigira nel letto prima di prendere sonno».
Proust è analitico, descrive cercando di riportare il più fedelmente possibile azioni, parole, emozioni o il funzionamento della memoria con una scrittura malinconicamente dolce. Ed è la memoria una grande protagonista della Recherche: quella volontaria e quella involontaria.
La prima ci fa ricordare solo in modo logico, come se vedessimo un filmato; la seconda ci riporta anche le sensazioni, le emozioni dagli abissi della memoria. Celebre l’episodio della madeleine: il protagonista assaporando quel biscotto rievoca le domeniche mattine nel suo paese natale, cosa che senza l’aiuto di quel sapore non avrebbe potuto fare.
La Recherche è una lotta tra il tempo e la morte. Lotta nella quale è la memoria l’elemento cardine, quella involontaria, che permette di recuperare il valore assoluto del ricordo e di affidarlo alla pagina scritta, così da andare oltre i limiti della vita umana.
«Forse non ci sono giorni della nostra fanciullezza che abbiamo vissuto più pienamente di quelli che crediamo invece di aver trascorso senza viverli: cioè quelli trascorsi con un buon libro».
Luca V. Calcagno
