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Produrre la Torino di domani

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BAGATTELLE

L?autoreferenziale “sistema Torino”, dalle colonne dei suoi giornali e dalle tante cattedre di cui dispone, ci racconta della rinascita di una città, di una vocazione ritrovata. Celebra se stesso, in un conflitto d?interessi con pochi uguali.

Non mancano, diciamocelo, successi parziali. Di alcuni abbiamo scritto ? e riflettuto ? anche da questa rubrica. Ciò che non può essere accettato è la retorica di una trasformazione riuscita, del passaggio epocale da “one factory town” a “città della cultura e della conoscenza”. Torino non può dire risolta la sua transizione. Spiace non poter dare ragione al sindaco Piero Fassino, che troppo facilmente dice che “Torino oggi è anche città universitaria, del terziario avanzato, della finanza, dell’innovazione, della cultura e del turismo. Settori nuovi, che si stanno sviluppando e che hanno però radici nell’orgoglio del saper fare tipico dei torinesi”. La città tenta di essere queste cose, ma non ha ancora trovato una sua direzione e vocazione, al di là di quanto ci propinano i cortigiani del già citato “Sistema (di gabbie) Torino”.

In una recente intervista su “Cronaca Qui“, una delle poche voci aliene alle consorterie ed alle caste cittadine, l?eurodeputato Vito Bonsignore ha fatto rilevare questioni non indifferenti rispetto alla città ed alle sue possibilità di sviluppo. Finalmente rompendo i dettami della rinunciataria “concordia istituzionale” con cui il centrodestra (per nulla immune di colpe per l?esistente) si è accomodata in una sterile minorità, succube dell?egemonia culturale ed organizzativa della sinistra (e dei suoi alleati organici nelle sacrestie e nei salotti borghesi). Senza, però, cedere agli strilli ed ai facili slogan di certi sparuti residui postmissini e plaudenti famigli.

Sostiene Bonsignore che “Castellani prima e Chiamparino poi di errori ne hanno fatti tanti. E ora ho paura che le linee di sviluppo di Fassino siano le stesse del passato. Un modello di trasformazione economica e urbana conosciuto e copiato da altre realtà non va bene. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: ha prodotto disastri. Si dice che Torino è una città accogliente, di cultura e di conoscenza. Ma tutti, da Bankitalia all’Ires, passando per centri di ricerche anche vicini alla sinistra, hanno certificato che siamo ai primi posti per la disoccupazione e agli ultimi per la qualità urbana. Abbiamo già subito due fallimenti. Non andiamo incontro a un terzo”.Il suggerimento dell?europarlamentare Ppe è di “puntare a una reindustrializzazione per la manifattura intelligente. E prendere atto degli errori del passato. Ormai dire che Torino è bella è una convenzione. Ma solo perché abbiamo dato una mano di bianco per le Olimpiadi o aggiunto cinque luci in via Po, mentre i palazzi dell’ex Moi cadono a pezzi e al Palazzo del Lavoro vogliono fare un supermercato. La verità è che quello che è stato fatto non produce nuovo lavoro. Ora cambiamo passo“.

Piero Fassino che spesso richiama la necessità di una nuova fase e di un ampio dialogo, speriamo si apra a questa prospettiva. Sull?altro lato, c?è da confidare che finalmente si mettano mani (e menti) al lavoro per elaborare un altro “progetto di città”. Sapendo, in primis, ricordando la lezione di Augusto Del Noce, essere “minoranza e non mera opposizione”. Una minoranza, si spera, creativa. Intanto, capace di cogliere ed accogliere i tentativi di libero giudizio (e proposta, costruzione) che spontaneamente nascono in una vera “resistenza umana all?omologazione”.

Concludendo, non si può non accogliere la speranza espressa da Bonsignore. “Credo ? chiude nell?intervista più volte richiamata – che Fassino abbia una statura ben diversa dai suoi predecessori. E abbia anche la storia personale, la formazione e la cultura per fare realmente qualcosa per questa città. Ora deve dare seguito al suo invito al dialogo, perché vengano tracciate nuove linee guida per un unico obiettivo: organizzare il nostro territorio in funzione della manifattura, dell’automotive e dell’alimentare. Le nostre opportunità sono tutte qui, non dobbiamo solo ripetere gli errori del passato”.

Marco Margrita@mc_margrita

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Di Redazione Elzeviro.eu

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