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Processo Eternit, appello: Schmidheiny condannato a 18 anni

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Stephan Schmidheiny, unico imputato rimasto dopo la morte di Louis De Cartier, è stato condannato in secondo grado a 18 anni di reclusione  per disastro ambientale doloso e per omissione volontaria di cautele antinfortunistiche, puniti i reati dal giugno 1976 in poi( assolto per il periodo antecedente). La Corte ha esteso la responsabilità dell’imprenditore svizzero anche per i reati commessi negli stabilimenti di Rubiera e Bagnoli e ha dichiarato il non doversi procedere nei confronti di De Cartier per morte del reo. Questo il verdetto della sentenza sul maxi processo Eternit emessa oggi dalla Corte d’appello del Tribunale di Torino presieduta dal giudice Alberto Oggè.  Alle 9.30 si è chiuso il dibattimento e alle 15.30, dopo il ritiro del collegio in Camera di Consiglio, è giunta l’attesa lettura del dispositivo.

OGGETTO DEL PROCESSO– Il manager svizzero e il barone belga Louis de Cartier sono ritenuti responsabili delle migliaia di decessi di ex dipendenti della fabbrica Eternit per mesiotelioma pleurico provocato dall’esposizione a fibre di amianto (asbesto)

Da 16 a 18–  Il pool di pm composto da Raffaele Guariniello, Sara Panelli, Gianfranco Colace ed Ennio Tommaselli aveva chiesto un inasprimento della pena fino a 20 anni di reclusione. Alla fine il collegio giudicante ha deciso per l’aumento di condanna di due anni rispetto ai 16 anni statuiti in primo grado. Disposta inoltre una provvisionale di 30 milioni per il comune di Casale Monferrato e una di 20 milioni a favore della Regione Piemonte.

Paolo Sgarlata

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Di Redazione Elzeviro.eu

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