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Breve analisi del voto. Per punti

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BAGATTELLE

Voleva mandare “tutti a casa”, per ora a casa ci sono rimasti molti degli elettori che avevano accolto la sua offerta politica. Si predica la democrazia diretta, si finisce per determinare l?astensionismo record (c?è qualcosa di più delegante dell?astensione?). Beppe Grillo ? come ha scritto giustamente Giuliano Ferrara, ancora una volta terzo ? è sicuramente uno dei grandi sconfitti della recente tornata elettorale amministrativa.

Scrivendo sul suo blog, in due diversi interventi, ieri ed oggi, il comico prestato alla politica offre la sua analisi del voto. In un post dal titolo “Vi capisco”, ieri, bolla tutta l?Italia che non lo ha scelto come prigioniera del “tengo famiglia” ed ontologicamente diversa dall?altra Italia coraggiosa e segnata dalla crisi (naturaliter grillina e rivoluzionaria, probabilmente). Oggi, con didascalico titolo “Non abbiamo fretta”, torna ad insistere sulla diversità assoluta del Movimento 5 Stelle dai partiti tradizionali. Strano perché parlare di “tempi lunghi” ed “evoluzione progressiva”, al netto delle coloriture millenaristiche, fa tanto “politique politicienne”.

Cita, in chiusura di post Rockcoccodrillo di Edoardo Bennato, ma forse è tragicomicamente convinto della giustezza dell?arboriano “meno siamo, meglio stiamo”.

L?altro assente, se non sconfitto, è il Pdl. Al di là delle percentuali e del numero dei ballottaggi conquistati, si è drammaticamente ridimostrata la sua, e di tutto il centrodestra qualunque cosa voglia dire questa parola, dipendenza da Silvio Berlusconi. Non c?è radicamento sociale ed un reale programma politico. Tutto si gioca  nel sostegno alle “larghe intese” (in sé azione meritoria, se si avesse anche il coraggio di riconoscere i meriti della ed alla precedente stagione montana), soprattutto nella prospettiva di una pacificazione. La Parigi dell?incoronazione vale ben più di una messa (e, probabilmente, una messe di voti persi con cinica rassegnazione).

Il Partito Democratico, assai facilitato dall?astensione e dal recupero di qualche deluso dalla fuitina grillina, salva la ghirba. E non è poco, vista la situazione balcanica (o libanese, fate voi) dello scontro correntizio. Non riesce, però, a darsi un profilo chiaro. Lo dimostra il fatto che le dichiarazioni orgogliosamente riformiste si accompagnano alla riproposizione del frontismo da Tabacci a Vendola (con la grilleggiante e libertaria candidatura di Ignazio Marino a Roma che un pezzo della semi-resurrezione di Alemanno l?ha prodotta).

Le “larghe intese” passano, però l?esame. Grazie anche al ridimensionamento di Grillo. Non resta che attendere, forse lo fanno molti degli elettori che sono rimasti a casa, che il tentativo lettano si faccia partito.

Marco Margrita

@mc_margrita

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Di Redazione Elzeviro.eu

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