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Supposizioni meteorologiche

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Esistono materie che hanno conquistato in maniera del tutto illegittima il rango di “scientifiche”, dunque dalle quali scaturirebbero risposte assolute in grado di soddisfare  qualsiasi domanda penzolante dalle vostre bocche.

Tra queste un posto di riguardo va sicuramente assegnato alla meteorologia: non fraintendiamoci, qua non si vuole porre all’ordine del giorno, come fanno certi beceri telegiornali, le questioni riguardanti il clima, che consistono in una squallida constatazione dei fatti, bensì si vuole porre all’attenzione l’errato utilizzo della terminologia linguistica da parte degli esponenti-esperti di questa materia.

Innanzitutto l’errore e anche marchiano lo si può osservare nel nome “Previsioni del tempo“.

Erroraccio perché in quest’ambito non si può prevedere proprio un bel niente, se per prevedere intendiamo il primo significato della parola, ovvero vedere prima e quindi predire un qualcosa che si avvererà per certo. I climatologi e gli esperti del meteo in generale sono in possesso di sofisticati strumenti che tuttavia non possono materialmente tenere in conto di tutte le variabili che potrebbero incorrere nell’atmosfera e quindi cambiare le carte in tavola.

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Di conseguenza,

per quanto l’utilizzo di tali strumenti possa portare alla valutazione di un gran numero di esiti possibili, essi sarebbero comunque in netta minoranza alla totalità delle situazioni realmente verificabili. Questo ragionamento che sulla semplice logica si regge, pare però non lambire minimamente la materia grigia dei dottori del meteo, i quali si presentano al grande pubblico quali profeti del terzo millennio e dispensano nostradamiche previsioni alla folla inebetita.

Tuttavia l’errore non sta solo nel nome, che sarebbe più appropriato rinominare in “Supposizioni meteorologiche” o ancora meglio “Ipotesi sul clima“, ma anche nel reiterato utilizzo da parte degli àuguri del clima del presente indicativo, tempo dell’assoluta certezza. Forse penserete che chi scrive si stia attaccando sofisticamente al solito pelo nell’uovo, tuttavia si dovrebbe ritenere che non esista cosa peggiore che prendere per i fondelli la gente in maniera pressoché quotidiana.

A  nostro giudizio

quando, come nel 60% dei casi, viene fatta una previsione meteorologica errata, l’esperto dovrebbe avere l’onestà intellettuale di presentarsi al pubblico, che aveva prima ipnotizzato, e chiedere umilmente perdono per l’errore; purtroppo invece essi continuano ad esercitare la loro professione più mediatica che scientifica completamente impuniti.

Altrimenti l’ultima spiaggia è l’imposizione di una regola ferrea da rispettare per tutti: l’uso obbligatorio del condizionale in qualsiasi previs…scusate ipotesi meteorologica.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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