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La domenica del villaggio laziale

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COMMENTO AL CAMPIONATO

La Lazio vince con l’Inter ed è seconda ad appena un punto dalla Juve che vince facile in casa con il Brescia. L’Atalanta a Bergamo stronca le ultime speranze Champion’s della Roma che si illude con il goal di Dzeko ma poi subisce il recupero della dea.

Il Verona pareggia ad Udine e si porta a meno 4 dalla Roma. Il Parma va a vincere al Mapei Stadium e affianca proprio gli scaligeri nella lotta per l’Europa. Il Napoli respira un po’ grazie alla vittoria a Cagliari targata Mertens. Il Bologna se ne becca tre al Dallara da un Genoa redivivo.  Il Milan vince con il Toro nel posticipo e incomincia a sentire profumo d’Europa. Una grande Fiorentina maramaldeggia a Marassi contro una Samp irriconoscibile. Prosegue la marcia salvezza del Lecce che vince in casa contro la Spal.

E’ un campionato d’altri tempi

La Lazio è seconda e dopo aver vinto per ben due volte contro la Juve con identico punteggio, vince di misura e in rimonta in un Olimpico a festa anche contro la squadra di Conte. Lo fa grazie ai suoi tenori, i migliori in circolazione in questo momento, ammirati ed invidiati da mezza Europa. Immobile, Milinkovic, Leiva, Luis Alberto e il prossimo nazionale Acerbi, colonna portante della difesa meno battuta della serie A. La sua scivolata quasi alla disperata ma arci puntuale sul tiro ravvicinato e potenzialmente letale di Lukaku la dice lunga sulla feroce concentrazione e determinazione di questo corazziere.

La Lazio gira come un orologio perfetto, oliato in tutti i suoi meccanismi compresi quelli di supporto: nulla e nessuno va per i fatti suoi ma ogni gara è una melodiosa e trionfale musica arpeggiata da un orchestra che va all’unisono. La Lazio in questo è un unicum nel sistema calcio Italia. E il vero artefice di questo capolavoro è Simone Inzaghi. Un uomo che si è assunto l’onere e la responsabilità di trasformare l’iniziale  prototipo nella Ferrari tanto proclamata a suo tempo dal padron Lotito. Sia l’Inter che la Juve hanno grandi, grandissimi solisti ma la musica che ne esce fuori sarà pure bella ma rispetto a quella laziale è sicuramente meno imprevedibile.

L’unità sonora della Lazio

è data da suonatori medio alti che, a differenza di quelli top delle due orchestre antagoniste, sanno mettersi a disposizione del gruppo amalgamando le loro voci e i loro strumenti come nessuno sa fare in questo momento. Ecco questa potrebbe essere la fotografia delle tre squadre di testa. Da un lato l’armonia e l’unità di ottimi interpreti, dall’altra la forza dei singoli fuoriclasse. Alla fine vedremo cosa ne uscirà fuori ben sapendo che la soluzione finale, in un campionato del genere non sarà né scontata né tanto meno iniqua.

L’Atalanta ha decretato la fine delle grandi ambizioni della Roma che in questo momento delicato del passaggio di consegne societario, non riesce ad esprimere forse quell’unità di intenti tanto cara al nocchiero dell’altra riva del Tevere. La piazza rumoreggia, ci sono attriti tra i giocatori e tra i giocatori e i tifosi. Un anno questo di transizione per capire anche quelle che potranno essere le ambizioni della nuova proprietà.

Il Verona e il Parma con ben altre ambizioni

continuano a tenere testa e botta e forse potrebbero inserirsi nella lotta per l’Europa rompendo le uova a non poche squadre, tra le quali il Napoli e il Milan che sembrano in procinto di risvegliarsi pian piano dal loro ormai secolare torpore. Il Bologna e il Cagliari invece sembrano aver imboccato la strada opposta, quella cioè del lento appisolamento dopo un periodo di fuoco e fiamme. Forse l’entusiasmo iniziale ha dovuto scontrarsi con le reali e forse limitate capacità di cilindrata dei rispettivi motori. La Fiorentina dei giovani continua nel suo altalenante andamento fatto di alti e di bassi che sommati insieme fanno un cammino a ritmo diesel che li condurrà prevedibilmente ad un’onorato campionato di metà classifica.

Metà classifica che si sta allontanando pericolosamente per il Toro che continua a perdere e rischia di essere risucchiato nel calderone della zona rossa del campionato. a poco sembra per ora essere servita la cura Longo. Il problema della squadra va ricercato forse nel manico troppo corto di una proprietà che si era illusa quest’estate di essere a posto così. I fatti stanno dimostrando senza ombra di dubbio che proprio a posto così il Toro non lo era, così come la Samp nonostante gli sforzi del sor Claudio. Due squadre queste che difettano forse anche di personalità e cioè di uomini in grado di scuotere i compagni e di prendersi per mano la squadra. Personalità che sembra invece avere il Lecce che continua ad inanellare grandi partite e ora come ora sarebbe fuori dalla zona del pericolo.

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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