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Debacle italiana in Champion’s: Milan eliminato.

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Non stupisca il titolo di cui sopra: ad essere eliminato agli ottavi del maggior torneo internazionale non è stato solo il Milan ma l’intero movimento calcistico italiano. Un movimento calcistico i cui resti hanno finito con il travasarsi nell’Europa League, sicuramente più alla portata dell’attuale livello del nostro calcio. Ironia della sorte, l’ultima spiaggia, e che spiaggia, per il mantenimento dell’onore nazionale è ora rappresentata proprio da quel torneo cosiddetto minore che a suo tempo venne spocchiosamente snobbato dalla stampa e dalle società di calcio italiane e che ora invece rappresenta, guarda caso, lo splendido contenitore delle nostre residue ambizioni d’oltre mare.

Chi guardava con aria di colpevole sufficienza al torneo minore quasi fosse la riedizione della obsoleta e minuscola Mitropa Cup, ora deve rimangiarsi il suo  sorrisetto ebete e strisciare ginocchioni di fronte a quello che ora appare come insperata terra promessa. Se tutto andrà bene ai quarti  di Europa League approderanno due italiane e poi vedremo. Quello che invece proprio non va giù, e che investe l’intero mondo calcistico nazionale, è la facilità con cui le nostre squadre sono state eliminate, chi prima chi dopo, dall’Europa cosiddetta maggiore. Basterebbe vedere quello che è successo nel secondo tempo ieri sera a Madrid per rendersi conto di quanto le nostre squadre, brave a fare la voce grossa in campionato, con la doverosa eccezione proprio del  Milan, finiscano, quando vanno a confrontarsi con le squadre esterofile, per cantare…in falsetto.

La differenza non è solo nell’aspetto psicologico, sicuramente già deficitario di suo, ma semmai in quello tattico, strategico e in ultima analisi tecnico. A stupire, più dello stesso Milan che, visti i gravi problemi di amalgama di quest’anno, ha fatto anche troppo, è stata semmai la signora in bianconero che, di fronte ai pur non eccelsi turchi del Galatasaray, a suo tempo non ha fatto propriamente una gran bella figura dimostrando come il nostro calcio rispetto alle attuali potenze continentali, sia diventato improvvisamente mediocre. Comunque il risultato finale di ieri sera non rende merito ad un Milan che in qualche modo e con un deficit tecnico evidente, ci ha onestamente provato a ribaltare il risultato, ma ha dovuto fare a meno per quasi tutta la partita anche di un Mario che di super non sembra avere più niente.

Diciamo subito che questo giocatore, Milan o Nazionale non cambia più di tanto, alle doti tecniche oggettive e palpabili, non coniuga altrettanto strabilianti doti caratteriali tanto che sempre più spesso e volentieri si ritrova a caracollare senza smalto e senza lode per il campo lasciando in pratica la sua squadra in dieci per gran parte del tempo giocabile. Per la verità, almeno all’inizio, le cose sono sembrate andare parzialmente per il verso  giusto perché al goal madrileno in volata di Diego Costa su ignavia e orrori equamente distribuiti tra le fila arretrate milaniste, è seguito quello di testa di Kakà. Dopo il pareggio infatti il Milan ha giocato benino anzi a tratti anche bene mettendo anche in difficoltà i biancorossi. Peccato che verso la fine del primo tempo si sia ripetuta l’ignavia milanista con Arda Turan libero di calciare da fuori area un tiro che ha avuto anche la sfortuna con la esse maiuscola di incocciare nel gambone di Rami, cosa che lo ha reso imprendibile per Abbiati.

Dopo aver sostituito Taarabt con Robinho ad inizio ripresa, Seedorf ha cercato di rivitalizzare ancora di più la manovra rossonera mettendo Pazzini al posto dello spentissimo Essien e poi cambiando De Jong con Muntari ma alla fine la porta ad essere ancora violata per ben due volte è stata solo quella milanista. La prima volta grazie ad un colpo di testa di Raul Garcia e la seconda volta sempre a causa del senor Diego Costa alla sua terza segnatura nel doppio confronto. A nulla poteva servire la traversa di Robinho se non per le aride statistiche del dopo partita. Ora per il Milan si prospetta un tranquillo e placido fine campionato in un’annata mal concepita, mal gestita e per giunta imprevista. A fine stagione occorrerà a questo punto dare un preciso messaggio sia ai tifosi che al campionato con un’operazione di “repulisti” che se non potrà essere chiamata rifondazione ci assomiglierà parecchio. A maggio e poi nei successivi mesi di giugno e luglio, tireremo anche le somme sull’intero movimento calcistico di casa nostra: chissà che anche in quella sede non bisognerà, di riffa o di raffa, rifondare qualcosa… . Quel che resta dell’Europa League e la Coppa del Mondo ci daranno materiale sufficiente a vederci un po’ più chiaro, per la serie: se sono roselline in qualche modo fioriranno, e se sono spine ci pungoleranno a cambiare rotta, almeno si spera. 

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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