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La strage degli animali: uno sguardo alla nostra coscienza

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Ogni anno nel mondo vengono uccisi 80 milioni di animali. 

Questo dato inquietante fa scaturire, nelle menti più sensibili, un interrogativo esistenziale. Siamo davvero noi, in quanto dotati di intelligenza superiore alle altre forme di vita, autorizzati ad allevare animali a scopo intensivo e a fini di riscaldamento (altrimenti attuabile con le nuove tecnologie) con l’obbiettivo di sterminarli o torturarli?

Perché è questo che accade, ad esempio, per fare i nostri cari piumini firmati: noialtri li indossiamo, indossiamo il patimento delle oche che vengono spiumate vive in un’operazione di vivo terrore che già di per sé provoca la morte per attacco di cuore in un gran numero di esemplari. Quelli più fortunati, perché gli altri verranno spiumati due, tre volte, finché il piumaggio loro ultimo non sarà detestabile come quantità e qualità e verranno macellate, oppure, nei casi peggiori, fatte ingrassare fino a scoppiare per quella viziosa prelibatezza che chiamiamo fois gras.

Siamo davvero noi autorizzati ad impiegare allevamenti intensivi brutali (soprattutto nei confronti dei suini) per consentire che il costo della carne di maiale sia sempre basso ed accessibile a tutti? 
O non dovremmo invece essere custodi e protettori della biodiversità, dello sviluppo autonomo e naturale degli animali? Non dovremmo adoperarci noi, con un budget minimo statale stabilito al livello internazionale, alla conservazione ed al reinserimento delle specie animali ridotte ai limiti dell’estinzione, o addirittura estinte? Tanto consente oggi la tecnologia, facendo per esempio nascere un dodo da una gallina, attraverso la fecondazione artificiale ed il riutilizzo del conservato dna dell’animale estinto.

Dobbiamo noi indossare le pellicce di visone quando l’85% delle pellicce proviene da allevamenti intensivi? Gli allevamenti intensivi sono i luoghi nei quali gli animali per tutta la loro breve vita sono imprigionati e privati anche dei più elementari diritti fino ad una morte violenta. Il dolore fisico, le privazioni e lo stress portano gli animali alla pazzia. Eppure al libro secondo del codice penale, il tre di giugno 2013 è stato inserito un capo, il nono bis, rubricato “Dei delitti contro il sentimento degli animali”, dove (in teoria) vengono puniti con pene severe i maltrattamenti animali.

Prendiamo il primo comma dell’articolo 544 ter del codice penale italiano: Chiunque, per crudeltà o senza necessità, cagiona una lesione ad un animale ovvero lo sottopone a sevizie o a comportamenti o a fatiche o a lavori insopportabili per le sue caratteristiche ecologiche è punito con la reclusione da tre mesi a un anno o con la multa da 3.000 a 15.000 euro.
Ebbene, ritornando all’esempio dello spiumaggio degli animali: in questa attività si cagiona una lesione e si sottopone l’esemplare a sevizie ed a lavori insopportabili per le sue caratteristiche biologiche: non sono forse lavori insopportabili i patimenti di una bestia che in molti casi soffre di attacchi cardiaci per fornire il piumaggio ai nostri capi di vestiario?

Il restante 15% degli animali da cui è tratto il manto per l’assemblaggio di pellicce è costituito da animali selvatici catturati in natura con trappole di vario tipo, tra cui le terribili e temibili tagliole, peraltro altresì pericolose per l’uomo. L’animale dovrà attendere giorni, se non morirà dissanguato, prima che il cacciatore torni a finirlo soffocandolo. In attesa del suo boia l’animale, bloccato senza cibo né acqua e con la ferita dolorante, cerca in molti casi di auto-mutilarsi, provando perfino a staccarsi a morsi l’arto serrato nella trappola. Dov’è l’umanità in un’attività così vile come la caccia con le trappole? Come si può essere soddisfatti di un tale lavoro?

Da questa stima sulle pellicce sono appositamente esclusi i conigli: si calcola infatti che ogni anno un miliardo di conigli siano allevati appositamente e uccisi per produrre inserti in pelliccia. 
La maggior parte degli inserti in pelliccia proviene dalla Cina dove i diritti per gli animali sono pressoché inesistenti. Cani e gatti (scuoiati vivi) sono fra le specie più utilizzate: ogni anno due milioni di questi sono allevati appositamente o prelevati dalla strada per diventare inserti. Per non parlare della diffusa commestibilità dei nostri animali domestici nell’Estremo oriente.

Sarà una goccia nell’oceano, ma dovresti anche tu, accogliendo le petizioni delle associazioni animaliste come Animal amnesty, Lega antivivisezione, ecc. vestire Fur free. Non indossare capi d’abbigliamento e accessori che contengano pelliccia. Evitare di utilizzare tutti quei prodotti che come la pelliccia sono i prodotti della sofferenza e della morte di milioni di animali: pelle, lana, piume d’oca, seta…vestire senza crudeltà. Acquistare solo capi d’abbigliamento realizzati con materiali sintetici o vegetali. Leggere bene l’etichetta. Boicottare i negozi e le aziende che vendono sofferenza e chiedere loro di cessare la produzione di capi d’abbigliamento e accessori che contengano prodotti di origine animale.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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