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Recensione: “Tutta colpa di Freud” caduta di stile di Genovese

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Nelle sale cinematografiche di tutta Italia dal 23 Gennaio di quest’anno viene trasmessa la pellicola “Tutta colpa di Freud”film diretto e sceneggiato da Paolo Genovese.
Genovese si era fatto conoscere negli ultimi anni come regista del successo “Immaturi” e “Una famiglia perfetta”, pellicole che avevano ottenuto ottimi incassi anche soprattutto grazie agli attori che hanno preso parte alla realizzazione.
Anche in questo caso il cast vanta nomi di altissimo livello: da Marco Giallini, che interpreta il protagonista Francesco, a Claudia Gerinientrambi presenti nel precedente progetto di Genovese.
Altri membri illustri del cast sono Vittoria Puccini, Anna Foglietta, Vinicio Marchioni e Alessandro Gassman. Tra le nuove scoperte Laura Adrianinota al grande pubblico per le sue partecipazioni a fiction televisive come “I Cesaroni” o “Provaci ancora Prof.”.

La trama del film è ben strutturata e lineare: il protagonista Francesco (Marco Giallini) è un analista abbandonato dalla moglie molti anni prima e per questo si è trovato a crescere da solo tre figlie Sara (Anna Foglietta), Marta (Vittoria Puccini) ed Emma (Laura Adriani) con le quali cerca di essere un padre moderno nonostante le figlie compiano scelte da lui non condivise. La maggiore delle figlie è omosessuale, ma dopo l’ennesima delusione d’amore decide di provare ad avere una relazione con un uomo. La seconda figlia, Marta, gestisce una libreria e sogna una storia d’amore alla stregua delle protagoniste dei romanzi di Jane Austin, ma deve fare i conti con Fabio (Vinicio Marchioni), un assiduo cliente, non del tutto onesto. La più piccola, Emma, ha diciotto anni, è la più ribelle delle tre ed intraprende una relazione con Alessandro (Alessandro Gassman) che ha cinquant’anni ed è sposato con Claudia (Claudia Gerini) che è la donna di cui il padre Francesco si è invaghito, ma a cui non ha mai trovato il coraggio di presentarsi. La vicenda prenderà piede quando Emma presenterà il fidanzato al padre che lo costringerà ad entrare in terapia per capire se realmente il suo matrimonio si è concluso.

Il film si mostra gradevole e di intrattenimento come una commedia all’italiana vuole e nulla da dire sul lavoro di regia che è accurato collegando le varie sequenze narrative in modo che si incastrino tra loro e diano giusto spazio ad ogni singolo filone narrativo che trova il proprio perno nella figura del padre e nella sua professione di analista. Per quanto riguarda l’interpretazione degli attori, anch’essa è di ottima qualità: il cast riesce a dare spessore ai propri personaggi facendo in modo che la trama, non del tutto fresca, trovi valore nelle loro interpretazioni. Nota stonata nel cast l’interpretazione mono tono della Gerini che attribuisce i medesimi accenti dei personaggi interpretati nei suoi precedenti progetti. Bella scoperta quella di Laura Adriani che riesce a non essere da meno a livello interpretativo in un cast certamente più maturo e con maggiore esperienza.

Se non c’è nulla da recriminare sul piano strettamente interpretativo e di montaggio, tutto cambia quando si pone attenzione alla trama che porta sul grande schermo un’accozzaglia di luoghi comuni senza approfondirli realmente. Così il parlare dell’omosessualità di Sara, che decide arbitrariamente di cambiare il proprio orientamento, risulta una situazione, anche dati i risvolti i della vicenda, ridicola e banalizzata. Non si riesce a toccare le corde del sarcasmo come si vorrebbe, ma solo quelle della pateticità. Anche nel momento in cui si parla dei problemi di handicap legati all’essere sordomuti non c’è una vera ricerca qualitativa che porta a comprendere appieno le difficoltà di una problematica così delicata, ma c’è solo un abbozzo del problema.

Momenti brillanti sono quelli che vedono contemporaneamente sulla scena Giallini e Gassmanprobabilmente grazie all’interpretazione dei due piuttosto che alla qualità della scrittura.
L’utilizzo di tormentoni improbabili, come lo starnuto di Sara quando si trova di fronte ad una figura maschile o femminile da cui è attratta, contribuiscono solamente a spezzare il filo di realismo che una commedia deve sempre mantenere per far sì che si faciliti il processo di mimesi nello spettatore.
In breve il film è una pellicola di media qualità che punta molto sugli interpreti a discapito di una trama banale e scontata.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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