Un giallo fitto e contorto tra le montagne della Val Susa e i cantieri del Tav.
Titolo: Nero Tav. Morte ad alta velocità
Autore: Giorgio Ballario
Editore: Cordero Editore
Genere: Narrativa Giallo-Noir
Anno: 2014
Pagine: 160
Prezzo: 15 euro
Hector Perazzo, investigatore privato italo-argentino che vive a Torino, si ritrova a dover indagare sulla scomparsa di due giovani attivisti del movimento No Tav. Inizialmente sembra un caso semplice e breve da risolvere anche se man mano che le indagini del detective procedono, i chiari e scuri nelle vite dei due scomparsi, le tensioni in Val Susa contro i cantieri del Tav, gli interessi politici e il giro di affari illeciti dietro agli appalti dell’opera pubblica lo trascineranno in una lunga serie di esperienze e di incontri. Tutto questo, oltre a mettere a rischio la sua incolumità, scuoterà anche la sua coscienza sociale di ex poliziotto mutando molti dei suoi punti di vista sul mondo che lo circonda.
La penna scorrevole dell’autore e la descrizione accurata dei personaggi, degli ambienti e dei contesti della vicenda permettono al lettore di sviluppare notevole attenzione nella lettura nonché curiosità nel seguire l’intreccio della storia, in particolare per il lettore amante del genere giallo/noir. La rappresentazione a tutto tondo rende i personaggi all’altezza della trama e fedeli alla realtà di tutti i giorni senza però avvicinarsi troppo agli stereotipi; i colpi di scena non mancano e rendono viva la trama che si conclude con un finale alquanto imprevedibile, ma non inverosimile.
Spesso si è abituati a leggere e vedere storie simili in libri, cronache e pellicole più straniere che italiane, o se italiane comunque difficilmente ambientate tra Torino e dintorni. Questo di fatto mette in luce non solo l’opera in questione e l’impegno del suo autore, ma anche quelle degli altri autori di Torinoir, il gruppo di giallisti torinesi nato circa un anno fa con l’intento di raccontare le storie del capoluogo subalpino tramite romanzi gialli-noir riprendendo l’eredità letteraria di Carlo Fruttero e Franco Lucentini.
Si ringrazia Cècile Ciamporcero per il contributo offerto al lavoro.