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Netflix e altri colossi stanno sdoganando la pedofilia?

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E se diventasse politicamente corretto, usare l’immagine di una bambina come figura provocatoria e sempre meno fanciullesca?

È recente la polemica che vede infiammare i social di fronte ad alcune scene che si possono definire addirittura raccapriccianti. Bambine piccole che si mostrano in atti o scene non consone e che vengono mostrate in situazioni inadatte.

Sembra quasi che indignarsi possa diventare parte del processo di secolarizzazione, appartenente a vecchi retaggi da puritani o estremisti. Eppure di fronte all’evidenza, il popolo si è mosso.

Esempio dell’ultima ora è sicuramente un post del TG24 di Sky

Con l’obiettivo di omaggiare la presenza femminile al Festival di Venezia, il telegiornale ha scelto un’immagine che non poteva essere più inappropriata. Una bambina, in mutande e canottiera, che guarda verso lo spettatore con un certo ghigno.

La scena è tratta da un film in concorso, delle sorelle Macaluso, non le uniche registe donna a presentare una pellicola al Festival. Anzi in totale sono otto, la famosa presenza femminile. Eppure nessuna di loro è stata scelta come icona del momento, ma una bambina in mutande.

Per fortuna il mondo di Twitter si è mosso urlando e Sky ha eliminato il Post.

Il telegiornale non è stato però l’unico a dover ritrattare. In uno spot Audi una bambina appare in posa, appoggiata alla macchina, con occhiali da sole e banana in mano. Lo slogan recita: lascia che il tuo cuore batta più forte, sotto ogni aspetto.

Ecco. Una squadra di professionisti del marketing ha partorito questo. Definirlo inno alla pedofilia è esagerato, però non lascia molto alla fantasia. Ovviamente, anche qui, lo spot è stato ritirato con la promessa di indagini interne.

Ultimo, ma non meno importante, è la prestazione da Oscar di Netflix. In uscita prossimamente sulla piattaforma il film francese Cuties, dove delle undicenni hanno un sogno: ballare in modo sensuale e provocatorio. Oltre al fatto che l’idea stessa del film sia assolutamente inappropriata, anche l’immagine di copertina non aiuta.

Scoppia la polemica. La piattaforma si scusa, la locandina viene ritirata e parte una petizione affinché il film non esca mai. In questo caso però c’è un risvolto interessante. Un utente chiede in modo chiaro e conciso se Netflix sia a favore della pedofilia. Risposta: “Netflix crede nella libertà creativa, rispetta tutte le religioni e culture, tradizioni e valori“. Nessun commento, si gela il sangue.

Conclusioni?

Tutte queste gaf erano facilmente evitabili, a nessun professionista dovrebbe venir mai in mente una delle idee elencate qua sopra. Una bambina con una banana in mano? Maddai, non si può fare.

Forse però bisogna ammettere qualcosa di impopolare e che potrebbe essere additato come “complottista”: sembra proprio che i tempi non siano ancora maturi, che le persone non siano ancora pronte. Per cosa?                                    Lo sdoganamento della pedofilia.

 

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Arianna

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