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Giuba. Amore e avventure nella Somalia dilaniata dalla guerra civile

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Giuba. Amore e avventure nella Somalia dilaniata dalla guerra civile

Capello Ezio

? 15,00

2012, 271 p., brossura

Addictions-Magenes Editoriale

 

L?attrazione per l?esotico e un continente come l?Africa, vastissimo e misterioso, ma anche un amore in pericolo, tutto questo si trova nel libro di Ezio Capello “Giuba. Amore e avventure nella Somalia dilaniata dalla guerra civile. ” edito da Magenes. Così l?Africa assume due volti: quello misterioso e sensuale «laggiù ci sono donne bellissime […] hanno corpi stupendi, con un colore che varia dal nero intenso, tanto che sembrano quasi scolpiti nell?ebano […] hanno volti dai lineamenti raffinati […] e hanno colli sottili e un portamento quasi regale». Ma assume anche un volto selvaggio e spietato rappresentato dal fiume Giuba «uno dei fiumi più selvaggi e meno esplorati del continente africano».

In questo romanzo l?esotico non è facile da conquistare: non c?è nessuna avventura sicura, nessun viaggio di piacere all?insegna della scoperta, bensì i protagonisti si ritrovano nel mezzo della guerra civile scoppiata a Mogadiscio, in Somalia,  fra il 29 e il 30 dicembre 1990 contro il regime di Siad Barre. Quella che il dirigente milanese Marco Weiss, il protagonista, deve affrontare è una missione di salvataggio per Rughia Rahànuin, una ragazza incontrata a Mogadiscio durante un precedente viaggio di lavoro. Il pericolo diventa allora il banco di prova sul quale si affila l’amore di Marco per Rughia e sul quale viene provato.

Fin dai primo capitoli del romanzo si ha la sensazione che l?Africa rappresenti, anche quando la guerra civile non è ancora scoppiata, un luogo dove le cose non vanno secondo il loro naturale (meglio dire “occidentale” e con tutti i limiti) corso: «intende dire che il generale si mette in tasca una tangente?» e la riposta «questa è la prassi in Somalia». Si può avvertire un’alterità rispetto all’Occidente presente sia nel bene e sia nel male: per via della cordialità dei Somali, ma anche come esito del colonialismo e di quanto accaduto in seguito.

Lo stile è solido: una narrazione in terza persona che scorre rapida, grazie ai numerosi dialoghi che rendono il tutto più incalzante. E l?autore sa anche modulare l?andamento della lettura con quello della storia stando attento all?unità frase: troveremo frasi lunghe diverse righe nei momenti di calma; viceversa, frasi brevi nei momenti di azione più intensa per una scrittura “mimentica” con quanto accade all’interno della storia.

Forse quella che ci propone Capello è la naturale (meglio dire “storica”) evoluzione del romanzo d?avventura in paesi esotici. E a ben rifletterci questi romanzi da sempre possono essere letti in un’ottica di confronto con la Storia: Kipling raccontava il colonialismo del proprio tempo, in fin dei conti. Allora ecco che oggi non si può trattare dell?Africa chiudendo gli occhi di fronte ai problemi irrisolti in cui essa versa, come, appunto, le guerre intestine, la fame e il rapporto con la modernizzazione e l?Occidente. Quindi l’elemento romanzesco diventa lo strumento migliore per far venire a conoscenza il lettore dell’Africa e i suoi problemi irrisolti: da una parte chi legge viene divertito dall’intreccio della trama, dall’altra non può non soffermarsi sullo “sfondo” reale dell’azione.

Luca V. Calcagno

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Di Redazione Elzeviro.eu

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