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“Sportello d?ascolto e altri ricordi della mia scuola media”

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di Pramauro Erica M.? 16,002011, 221, rilegatoGenesi (collana “Le scommesse”)http://www.genesi.org/

disponibile anche in ebook a ? 5,49

C?è qualcuno che nel passaggio da scuole elementari a scuole medie non si è sentito un po? stranito? Le professoresse non sono come le maestre: non hanno quell?aura materna; le ricreazioni si accorciano, il numero di studenti e compagni si triplica e il lavoro richiesto è più impegnativo. “Sportello d?ascolto e altri ricordi della mia scuola media” (edito da Genesi) della 24enne Erica Maria Pramauro ci parla proprio di questo: del passaggio dall?infanzia alla prima adolescenza. Un passaggio che può essere brusco e assumere tinte malinconiche, come le prime parole che aprono il romanzo: «Incominciai le mie medie in un giorno piovoso: il cielo era grigio e la pioggia cadeva fine, intermittente». Il tempo per il gioco comincia a ridursi per confrontarsi con altre tematiche proprie della vita: le prime cotte e i rischi connesse ad esse; così l?entrata in punta di piedi, ma continua e inesorabile, nel mondo degli adulti. Entrata che da le vertigini e si arriva così a compiere pazzie, che proprio in virtù di un animo ancora acerbo hanno l?ingenua presunzione di poter andare oltre ogni limite, come l?amica che vorrebbe percorrere mezza Italia in treno ad undici anni.

L?incipit stesso del romanzo ci fa capire quanto il tono non sia quello solamente nostalgico o da lettura leggera per ragazzi. La scuola media è un parto delle «fantasie visionarie di un architetto morto suicida» e «di un?amministrazione comunale compiacente». Sono due riferimenti alla morte e alla gestione amministrativa del Comune che ci fanno capire come dalla protagonista il mondo sia visto con gli occhi di una bambina, ma una bambina che cerca, forse senza riuscirci appieno, di arrivare ad avere uno sguardo adulto. Sguardo adulto che le serve per confrontarsi con un?insensatezza di fondo della vita, esemplificata nella frase: «[la scuola media] era forse l?unico edificio ad avere un tetto piatto in un comune ai piedi delle montagne».

Il titolo riportata il possessivo “mie”, come per significare che le scuole medie, forse più che le stesse elementari, sono un periodo che plasma, sotto molteplici punti di vista, chi le vive. Quindi “mie” non solo lascia aperta la strada ad un?analisi autobiografica (inutile, perché l?opera va tenuta in considerazione al di là della vita di chi l?ha scritta), ma assicura anche una veridicità che una scrittura a tavolino (come quella di alcuni best-sellers per ragazzi) non da, perché scritti da persone che hanno abbondantemente superato l’adolescenza. Nel romanzo le medie appaiono un?esperienza “intermittente” così come la pioggia della frase d?apertura, con alti e bassi: non è che non ci siano più momenti piacevoli, ma si fanno più radi e, al tempo stesso, più intensi e degni di essere trattenuti.

Un romanzo, quello di Erica Maria Pramauro, scorrevole e non ci vorrà molto per farsi “prendere” e trasportare alla frase conclusiva. La prosa veloce, ma precisa dell’autrice, permetterà al lettore di riandare con la memoria alle proprie scuole medie. Un periodo, come già affermato, importante per la propria crescita. Così forse il lettore potrà anche, ripensandoci, indagare un po’ di più sul se stesso attuale.

Luca V. Calcagno

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Di Redazione Elzeviro.eu

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