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“Per non tornare indietro”.
Lo slogan di Monti fa correre un brivido lungo la schiena, perché fa venire in mente la frase pronunciata dopo l’assassinio dello zar Nicola II Romanov e di tutta la sua famiglia, compiuta appunto (17/07/1918) per cancellare ogni ripensamento, affinchè non si potesse più tornare indietro.
Ciò significa che il premier uscente, pur di tenere in piedi il mostro europeo che ha contribuito a creare, è disposto a tutto. Non gli basta di aver trasformato un stato ricco come quello Italiano in una nazione povera: vuole annientarci, sacrificarci ai suoi amici banchieri. Per carità, lasciamolo solo con la sua lista civica elitaria, facciamo in modo che assapori il gusto amaro del flop, respingiamolo al mittente, perché ogni voto a suo favore è un disastro per la collettività difficilmente risanabile.
Con l’arma del voto, il popolo sovrano può farlo diventare un “ricco e ben retribuito lavoratore e pensionato, ma…. esodato” della politica; e chi si lascia sfuggire l’occasione di cacciarlo ha abdicato alla sua natura di Italiano ed ha indossato la divisa bancaria-europea.
Chi scrive ha da tempo capito che per andare avanti bisogna tornare indietro alla sovranità monetaria ed all’indipendenza della politica fiscale, ma è anche a conoscenza della debolezza dei partiti, tutti pavidi, confusi e confusionari. Tenendo conto che dal 1948 in poi il PCI-PDS-DS-PD si è sempre attestato intorno al 30-32% ed ha al suo seguito truppe cammellate (quasi militarizzate) che fanno la coda per pagarsi le loro primarie, non resta che fare appello al restante 40/45% (considerando il calo fisiologico di circa il 20%) perché per il momento si cerchi almeno di tenere a bada le pretese di questa Ue, dentro la quale l’Italia conta poco o niente. Poi si vedrà. Agli Italiani non importa nulla di essere rispettati con le spalle al muro, meglio derisi con i soldi in tasca. (I nostri soldi sudati con il lavoro.)
Giuseppe Franchi – Naa (Noi Automobilisti Antieuropeisti).
