Home / Altre rubriche / Varie / Parallelismo tra Opera e politica

Parallelismo tra Opera e politica

Condividi quest'articolo su -->

Vi proponiamo un ardito parallelismo tra l’Opera come genere musicale e la politica. 
S’inizi col prendere visione di due frasi proferite da due eccellenti rappresentanti dei due campi:
La prima, quasi poetica:“Ho sempre pensato che l’Opera sia un pianeta dove le muse lavorano assieme, battono le mani e celebrano tutte le arti.” Franco Zeffirelli. 

In effetti l’Opera è uno dei più alti campi dell’arte, ove si possono potenzialmente intrecciare sotto l’egida prorompente della Musica, le altre arti: dalla scultura, alla pittura, alla moda, alla scrittura, alla scenografia, all’architettura, all’ingegneria. Tuttavia è la musica che fa da padrona indiscussa e tutto ruota, o dovrebbe, intorno ad essa.
La seconda, più concreta: “Quando il cittadino accetta che, di dovunque venga, chiunque gli capiti in casa possa acquistarvi gli stessi diritti di chi l’ha costruita e c’è nato; quando i capi tollerano tutto questo per guadagnare voti e consensi in nome di una libertà che divora e corrompe ogni regola ed ordine, così muore la democrazia: per abuso di se stessa. E prima che nel sangue, nel ridicolo.” Platone.

Nella politica, basilarmente tutti sappiamo che s’inquadrano diverse forme di governo, e per l’esattezza tre, con le conseguenziali evoluzioni o degenerazioni. Aristotele per primo nella sua Politica mette in luce monarchia, aristocrazia e democrazia da un lato e tirannide, oligarchia e l’ultima, la più impalpabile e spesso nascosta, oclocrazia dall’altro. Ora, potendosi ben concepire che l’apparato statale attuale non potrebbe piegarsi ad un governo delle masse (oclocrazia) bisogna oggi dare un senso diverso alla degenerazione della democrazia, che costituisce la situazione politica imperante. E per farlo ci rifacciamo proprio alla frase di Platone, che è un pacifico e ciclico ripetersi di comportamenti tesi a porre sullo stesso livello la base dei cittadini (cosa giustissima), ma così esasperato da estendere il livello anche oltre il punto di partenza nel quale siamo tutti uguali e livellare successivamente, ove si siano già mostrate differenze basilari tra persone. Tra queste differenze ravvisiamo naturalmente una fedina penale macchiata irrimediabilmente, per arrivare a quella, molto più sottile, dell’essere venuti da lontano per aiutare e condividere i valori di una civiltà che non è la propria. Ognuno deve di base essere messo nelle possibilità di contribuire alla grandezza della civiltà e di arricchirsi personalmente, altrimenti, se un livellamento interviene continuamente, oltre la fase iniziale di nascita in un determinato suolo governato democraticamente, si sprofonda in una situazione di buonismo efferato, che privilegia chi avrebbe sensatamente invece delle discriminazioni notevoli e ben giustificate. Questa è la base di ideologie totalitarie e mortali quali il comunismo, per esempio. Qui si giunge al buonismo a tutti i costi a scapito della liberalità, a scapito della democrazia buona, della civiltà stessa, e perchè no, della libertà.

Allo stesso modo nell’Opera è invalsa la prassi di mettere in scena rappresentazioni moderne e modernissime, con costumi sempre nuovi e talvolta legati alla contemporaneità. (Alfredo Germont in giacca, camicia e jeans, per esempio, o navi rappresentate con automobili e altri mille esempi del genere). L’Opera rappresenta il punto massimo dell’espressione musicale ed artistica del nostro paese. Questa arte musicale è una delle basi del patrimonio culturale europeo ed italiano in particolare, ove si ravvisi insindacabilmente che la cultura europea ha la sua culla ed evoluzione nei paesi mediterranei (Italia e Grecia). L’Opera, come detto, è prima di tutto Musica, e la musica è sempre la stessa, viene suonata sempre egualmente (al limite un po’ più veloce o un po’ più piano, o con una o due pause, o senza pause), ogni nota è la medesima e trasmette le stesse emozioni vibranti allo spettatore. La scenografia però, come il buonismo in politica, che può essere estrusa e originale una tantum, è ormai di regola irriverente e moderna. In barba alla tradizione ed alla bellezza del ricercare l’origine primigenia dell’Opera. Chi si appropinqua oggi all’Opera è costretto a vedere più volte rappresentazioni antiche financo solo ed esclusivamente in chiave moderna e questo è un abominio: come si fa ad assistere ad un’opera di Verdi senza la possibilità di farsi un’idea, seppur minima, di come volesse Costui vedere rappresentata la sua Opera? Ma il discorso si estende anche a Puccini, e più agevolmente ancora a Bellini, o a Donizetti, o a Rossini e avanti Savoia…  
Il voler fare nuovo ed originale a tutti i costi ci ha fatto dimenticare la bellezza per il classico e per la tradizione, per il costume antico e ricercato, e l’introduzione di giacca e cravatta, ad esempio, appare emblematica di una crisi di originalità (è banale trovare una giacca ed una cravatta ad oggi) che si sostanzia proprio nel tentativo di ricercare originalità a tutti costi

Così come la democrazia muore, come dice Platone, per abuso di se stessa, ecco che l’Opera muore per l’ossessiva ricerca dell’innovazione, che ci deruba dell’originario senso del bello.

Condividi quest'articolo su -->

Di Redazione Elzeviro.eu

--> Redazione

Cerca ancora

Netflix e altri colossi stanno sdoganando la pedofilia?

E se diventasse politicamente corretto, usare l’immagine di una bambina come figura provocatoria e sempre …