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Una slavina si abbatte sul “Gran Sasso Spa & Beauty Hotel Rigopiano”. E’ una catastrofe.

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Il Gran Sasso Spa & Beauty Hotel Rigopiano ****sorgeva alle pendici del massiccio del Gran Sasso, a 1.200 metri slm. Un’oasi di pace, circondato dai boschi e dal candore della neve.

Mercoledì pomeriggio, una slavina di quasi 120.000 tonnellate si è abbattuta sull’edificio con una forza disumana ed una velocità pari a 100 km/orari.

Erano presenti nella struttura circa quaranta ospiti più il personale. Una tragedia annunciata. Perché la mattina, l’amministratore della struttura alberghiera aveva inviato una email alla Prefettura in cui chiedeva, con urgenza, l’intervento di un mezzo che pulisse la strada e consentisse agli ospiti di lasciare la struttura.

Nella stessa mattinata, infatti, la zona era stata investita da un violento sciame sismico che aveva messo a dura prova i nervi dei villeggianti.

Quella email è rimasta inascoltata. Il primo allarme, dopo la catastrofe, è stato dato da uno degli ospiti che si trovava nel parcheggio per puro caso. Sono le 17.40. I soccorsi verranno mobilitati solo due ore più tardi ed i volontari raggiungeranno il luogo della sciagura alle 04.00 di mattina, utilizzando gli sci.

Sono undici i sopravvissuti o forse sarebbe opportuno chiamarli “miracolati”; perché di un miracolo si tratta. Si sono fatti forza l’uno con l’altro, consolandosi, tenendosi per mano, abbracciando i bambini, raccontandogli delle favole, ingannandoli che tutto andava bene, che presto sarebbero stati al sicuro. Sono passate 58 ore prima che il “miracolato numero 1” venga estratto dalle macerie. E’ un bambino, è vivo. I soccorritori piangono dalla gioia, sono al limite della sofferenza fisica ma questa prima vittoria li rinfranca, li motiva e via ancora a scavare, a cercare.

Sono salvi anche i cani dell’hotel, Lupo e Nuvola. Sono fuggiti a valle ed ora sono a casa di una volontaria che li accudisce e dice “spero di porteli restituire al proprietario quanto prima”. Purtroppo anche lui figura tra i dispersi.

Si continua a scavare nonostante le condizioni metereologiche avverse: piove e nevica alle pendici del Gran Sasso. Si spera che ancora qualcuno respiri sotto le macerie, che speri di poter essere salvato.

E, dopo i primi, concitati momenti, i pensieri prendono forma: come mai quell’hotel si trovava ai piedi del Gran Sasso? Come mai nessuno si è mosso per tempo per tenere le strade pulite?

Si parla di abusi edilizi, si parla di pochi soldi nelle casse della Provincia, si parla di incuria, le responsabilità nessuno se le vuole assumere. E’ un tratto tipico del nostro bel paese: quando accade una disgrazia prima si piange e poi si gioca a “scarica barile”.

Intanto, però, delle vite umane sono andate perdute, nessuno potrà tornare indietro. Madri, mariti, fidanzati, figli che il giorno prima postavano sui social network le foto delle neve che imbiancava il giardino di Rigopiano e che da un momento all’altro una slavina si è portati via.

Mia nonna, aquilana pura, diceva che il Gran Sasso “veglia e vigilia e nessuno perdona“.

Che la terra sia lieve ad ognuna di quelle anime disperse.

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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