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Le mamme – talebane

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Sono mamma da qualcosa di più di 365 giorni. Quattordici mesi di grandi emozioni e puro amore. Eppure la maternità ti fa capire che non tutto è così naturale come ti dicono al corso di accompagnamento alla nascita o nei numerosi manuali che divori.
Una delle cose più inquietanti che ho scoperto in questo nuovo magico mondo sono proprio le mamme. Sì, questi esseri che l’iconografia sacra e non dipinge come esseri eterei e dolcissimi, leggiadri e incantanti.
Nella realtà, le mamme non hanno nulla di magico. E ce se ne rende conto gironzolando nei forum e nei blog a tema.
Sono per lo più donne aggressive e arroganti, convinte di possedere la verità in ogni cosa. Si sentono migliori di te, più brave, più informate.
Queste mamme che si sentono “super” le ho ribattezzate “le mamme – talebane“.
Guardano con aria di sufficienza chi ha partorito con il cesareo affermando  “beata te, e che ne sai cosa vuol dire partorire naturalmente?” oppure “lo rifarei mille e mille volte! Il  mio non è stato dolore ma solo un momento di passaggio per raggiungere l’uomo della mia vita“. Faccio notare che per quanto ami mio figlio (e non potrebbe essere il contrario) l’uomo della mia vita è e rimane mio marito Ludovico.
Segue a ruota il tema allattamento. Premetto che non sono una mamma “chioccia” (forse perché ho ricevuto un’educazione “asburgica” in cui mia madre reputava frivolezze e seccature i piagnucolii di due bambine) e che da quasi subito ho abbandonato l’allattamento al seno che da subito ho vissuto con grande disagio: le poppate infinite, i numerosi risvegli notturni, la doppia pesata per controllare se il bebè ha preso peso e quindi il latte materno è abbastanza nutriente. Santo il nostro amico Giorgio, pediatra di vecchia data, che mi ha rivelato la formula magica “Mamma serena, bambino sereno”. E via così con latte in polvere e biberon come se non ci fosse un domani. Al secondo mese di vita, mio figlio si era già dimenticato la poppata della notte e tirava per sei/sette ore senza svegliarsi.
Quando lo racconti in giro, le “mamme- talebane” alzano un sopracciglio, stirano la bocca, il viso un blocco di granito. Dentro di loro l’esclamazione è “che grandissimo culo!” ma la soddisfazione certo non te la danno e allora cominciano “Latte in polvere? E perché? Il latte materno è l’alimento più nutriente che ci sia. Lo dice l’OMS (al secolo “Organizzazione Mondiale della Sanità”). Perché allattare è la cosa più bella e naturale che ci sia”.
E scopri che queste donne si svegliano otto/dieci volte per notte, che girano per supermercati e centri commerciali con il pupo perennemente attaccato, che non vedono una doccia dal giorno prima dell’inizio del travaglio, che il marito è diventato trasparente, che non mangiano, non bevono, non fanno pipì. Sono stanche, esaurite, sconvolte. E se tu non sei come loro, se non hai la ricrescita di nove centimetri, se non hai i peli sulle gambe e le unghie incolte…..allora non sei degna di essere chiamata mamma. 
E no, perché essere mamma vuol dire sacrificio, fatica, stanchezza, esaurimento. Perché essere mamma vuol dire allattare fino a sei anni di età del bambino (è desiderio di coccola il suo…ti raccontano orgogliose; in realtà è solo un atteggiamento malato e morboso di una donna che forse qualche problemino ce l’ha con il proprio ego!), guai a dare acqua ad un neonato (lo dice sempre l’OMS), guai a svezzarlo prima dei sei mesi (anche qui l’OMS detta legge), guai a donargli indipendenza, autonomia, lasciarlo libero di scoprire, di sperimentare, di guardare e sentire senza che qualcuno interferisca.
Salvo poi, dopo mesi e mesi di questa vita infame, ormai sull’orlo della disperazione più nera, si rivolgono ai blog e piagnucolose chiedono “mio figlio ha quasi tre anni, si sveglia ogni ora la notte perché vuole la tetta, io sono stanca, esaurita, piango tutto il giorno, mio marito mi mette le corna con la segretaria, io non vedo l’estetista da prima di rimanere incinta….mamme, aiutatemi”. E tu gongoli, ridacchi e pensi: 
“Hai voluto fà la mamma – talebana…..e mò te lo tieni”.
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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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