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Eroi silenziosi. Il Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico

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La storia del Soccorso Alpino non può prescindere da quella dell’alpinismo poiché ne è diretta conseguenza tant’è che il soccorso alpino trova le sue radici nell’innato senso di solidarietà delle popolazioni montane e nel fenomeno dell’alpinismo moderno.

Purtroppo questo fenomeno è sempre stato accompagnato anche da tragedie, basti pensare che nella prima salita del Cervino di poco più di un secolo fa, quattro dei sette componenti della vittoriosa cordata precipitarono durante la discesa. I loro corpi furono recuperati il giorno dopo dalle squadre di soccorso, formate dalle guide alpine di Zermatt

L’alpinismo favorì altresì la creazione di sodalizi atti a diffondere questa nuova pratica e la conoscenza del mondo alpino in genere. Nel 1863 per opera dell’allora Ministro delle Finanze Quintino Sella, fu fondato anche in Italia il Club Alpino Italiano. Fra i vari compiti statutari ci fu anche quello di prowedere a un servizio di soccorso per i propri Soci e per quanti frequentassero le montagne.

I tempi non erano ancora maturi per la creazione di una solida organizzazione di soccorso e per parecchio tempo le iniziative furono portate avanti da singoli gruppi, che operavano autonomamente nei paesi posti ai piedi di grandi gruppi montuosi. Nel 1926 la Sezione di Lecco, il CAI-UGET di Torino e la Società Alpina delle Giulie costituiscono squadre di soccorso alpino. Nel 1932 il CAI, tramite il proprio Comitato scientifico diretto da Ardito Desio, approva il “Regolamento per l’assistenza sanitaria in Montagna” con la creazione di alcune stazioni di soccorso appoggiate alle locali sezioni CAI.

Nel 1938 il CAI istituisce il “Contributo di Soccorso Alpino” in tutti i rifugi* per l’acquisto di attrezzature sanitarie. Il conflitto bellico interrompe anche queste attività ma già dal 1946 numerose Sezioni CAI organizzano squadre si soccorso alpino e la SAT di Trento istituisce un vero e proprio Corpo di Soccorso Aipino. Il problema fu nuovamente affrontato e radicalmente risolto, grazie anche alla lungimiranza dell’allora Presidente Generale del CAI Bartolomeo Figari, nel 1954 quando, il 12 dicembre, il Consiglio Centrale del CAI deliberò l’istituzione del Corpo Soccorso Alpino . Alla guida dello stesso fu chiamato il dott Scipio Stenico che aveva maturato notevole esperienza nella conduzione delle squadre trentine di soccorso.

L’Italia fu divisa in Delegazioni e Stazioni di Valle, rette da un Responsabile. Nel primo anno i Volontari iscritti al Corpo furono 141 4, racchiusi in 76 stazioni e 10 Delegazioni (Tarvisio-Udine, – Belluno, Alto Adige, Trento, Edolo, Bergamo, Sondrio, Borgosesia, Aosta e Domodossola) Compito dei vari Delegati fu di impiantare a livello locale squadre di Volontari, composte d’elementi di provata capacità alpinistica, creare una rete d’allertamento con posti di chiamata e provvedere alla dotazione dei materiali occorrenti.

Nel 1960 fu stipulato con il S.A.R. dell’Aeronautica Militare una convenzione per il reciproco intervento in caso di soccorso ad alpinisti o la ricerca di velivoli dispersi in territorio montano, tale accordo sarà poi rinnovato. nel 1970 ed è tuttora in piena attuazione. Nel 1963 lo Stato italiano con la legge n” 91 del 23 gennaio, affidava al CAI ” … il compito di assumere adeguate iniziative tecniche per il soccorso d’alpinisti ed escursionisti infortunati o pericolanti per qualsiasi causa, nonché per il recupero delle salme dei caduti…”. Nel 1967, grazie al nuovo regolamento, il Corpo assunse la denominazione di “Corpo Nazionale Soccorso Alpino (CNSA) “. Nel 1968 entra a far parte del CNSA il Soccorso Speleologico.

Nel 1969 il Corpo è insignito della Medaglia d’oro al Valore Civile. Nel 1976 fu risolto lo spinoso problema delle comunicazioni radio, con l’assegnazione da parte del competente Ministero di un’apposita frequenza operante sulla banda dei 4 metri. 11 24 dicembre 1985 lo Stato italiano promulgava la legge no 776, che rifacendosi alla legge n’ 91 del 1963 all’art. 2 cita “Il Club Alpino Italiano provvede a favore sia dei propri Soci sia di altri , all’organizzazione d’idonee iniziative tecniche per la vigilanza e la prevenzione degli infortuni nell’esercizio delle attività alpinistiche, escursionistiche e speleologiche, per il soccorso degli infortunati o dei pericolanti o per il recupero dei caduti”. Nel 1990 il CAI delibera il passaggio del CNSA a Sezione Particolare con l’attuale denominazione di CNSAS.

Nel 1992, lo Stato italiano varava la legge ne162: “Provvedimenti per i Volontari del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico per l’agevolazione delle relative operazioni di soccorso”, dove l’art. 1, sancisce ai Volontari il diritto ad astenersi dal lavoro nei giorni in cui si svolgono le operazioni di soccorso alpino e speleologico o le relative esercitazioni di carattere nazionale o regionale. Nel 1996 è stato firmato un protocollo d’intesa con le squadre SAGF (Soccorso Alpino Guardia di Finanza), per la collaborazione durante operazioni o esercitazioni congiunte di soccorso. Nella legge 21 marzo 2001, n” 74 “Disposizioni per favorire I’attività svolta dal Corpo Nazionale Soccorso alpino e Speleologico” l’art. 1 cita: “La Repubblica riconosce il Valore di solidarietii sociale e la funzione di servizio di pubblica utilità del CNSAS”. Sono altresì riconosciute le Scuole nazionali ed il CNSAS diventa soggetto di riferimento con il Sistema Sanitario Nazionale per il soccorso in montagna e per la formazione tecnica del personale d’altre organizzazioni, nonché interlocutore privilegiato con ENAC per la predisposizione delle certificazioni per i tecnici dell’elisoccorso in montagna.

L’articolo 80 della legge finanziaria evidenzia che il soccorso in montagna, in grotta ed in ambienti ostili è di norma attribuito al CNSAS con il ‘ compito di coordinare i soccorsi in caso di presenza d’altri enti od organizzazioni, con esclusione delle grandi calamita, di competenza della Protezione civile. Oggi il CNSAS è Struttura Operativa del Club Alpino Italiano, dotato di un proprio Atto costitutivo, di uno Statuto e di un relativo Regolamento Generale, approvati dalllAssemblea della stessa Associazione che rimane l’Organo sovrano d’autogoverno. E’ suddiviso in 19 Servizi Regionali e 2 servizi Provinciali, 31 Delegazioni Alpine dalle quali dipendono 242 stazioni territoriali. Il settore speleologico è articolato in 16 Delegazioni con 27 stazioni di soccorso. L’organico conta circa 7000 Volontari, tra cui 325 medici, 27 Istruttori Nazionali Tecnici, 22 Istruttori Nazionali UCV e 17 Ktruttori Nazionali UCRS.

Fondamentale la collaborazione con il sistema sanitario nazionale “118” che conta attualmente sulla presenza di oltre 700 tecnici d’Elisoccorso che fanno parte integrante dell’equipe d’elisoccorso sia per le missioni HEMS sia SAR. Dai 106 interventi del 1955 con 153 persone soccorse, si è passati alle 5.918 missioni del 2009 con 6.511 persone tratte in salvo; le cifre di questi oltre cinquant’anni d’attività sono impressionanti: più di 75.000 interventi, oltre 100.000 persone soccorse di cui circa 35.000 illesi, più di 45.000 feriti, oltre 10.000 morti e ben oltre 1500 dispersi. Sono stati impiegati piii di 450.000 soccorritori e in ben oltre 60.000 casi c’è stato I’utilino dell’elicottero.

Le Unità Cinofile da ricerca in valanga, nella loro ultraquarantennale storia, sono state impiegate oltre 1000 volte così come quelle da ricerca in superficie che hanno superato i vent’anni d’attività. Nato nel più puro spirito del Volontariato, il Soccorso Alpino e Speleologico è diventato oggi una struttura moderna ed efficiente inserito all’interno di sistemi sanitari molto complessi. L’evoluzione tecnica e tecnologica ha riguardato e continuerà a riguardare anche il CNSAS. Tecniche e materiali sempre all’avanguardia, utilizzo d’elicotteri e attrezzature continuamente evolute, uomini costantemente aggiornati ed addestrati. Improvvisazione zero, questo e diventato il motto del Soccorso Alpino.

Alla base, certo, rimane sempre la solidarietà, arma vincente ed indispensabile, legata, pero, a filo doppio con competenza, efficienza, tecnologia e medicalizzazione. Nell’epoca dei GSM, dèi satellitari, delle videoconferenze, il CNSAS non poteva non trarre beneficio. La crescita tecnica è fondamentale, imprescindibile. Gli interventi devono essere sempre più veloci e mirati ricordando, che alla base rimane, senza eccezione, l’aspetto sicurezza per i soccorritori e per le persone soccorse, mettendo al bando interventi “spettacolari” per impressionare ma interventi ragionati, preparati e costruiti con continuo addestramento.

Cinquant’anni da incorniciare“: il motto, forse un poco ambizioso, scelto in occasione dell’importante compleanno festeggiato ormai alcuni anni addietro (2004), voleva e vuole evidenziare, valorizzandola, l’attività del Soccorso Alpino e Speleologico che, nonostante i nuovi indirizzi, non dovrà mai smarrire la sua identità fatta d’amore per la montagna e di solidarietà verso gli uomini che la salgono. Come scrisse Alessandro Manzoni: “Si dovrebbe pensare di più a far bene che a star bene; e così si finirebbe anche a star meglio…’:

tratto dalla rivista cnsas 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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