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Ecco come un comune amministrato dal PD realizza velocemente cassa inducendo all’errore gli ignari cittadini

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Una testimonianza concreta e illuminante a riguardo.

Che i Comuni Italiani cerchino di procurarsi i soldi per far fronte alle proprie spese pazze andando a prenderli direttamente dalle tasche dei cittadini è cosa nota a tutti ma che possano arrivare a procurarseli inducendo gli stessi cittadini all’errore con “trabocchetti” interpretativi e disattendendo pure una sentenza della Cassazione è francamente  inaccettabile.

La doverosa premessa a quanto mi è successo è rappresentata dalla Sentenza n. 116 della Corte di Cassazione a Sezioni Unite del 9 gennaio del 2007. In quella sentenza si afferma che sono da considerare nulle le multe elevate agli automobilisti che parcheggiano nelle aree a pagamento se “vicino” a quelle zone non è stato predisposto anche un parcheggio “libero“, con l’eccezione rappresentata dalle zone a traffico limitato, delle aree pedonali e di quelle di particolare rilevanza urbanistica. Questo si traduce nel susseguente obbligo per le amministrazioni comunali di realizzare nei pressi delle zone blu anche una zona a parcheggio libero, libero in tutti i sensi e quindi senza limitazioni di sorta, tranne  ovviamente quelle contrarie alle norme relative all’ordine pubblico e alla pubblica decenza.

Ieri, per motivi di lavoro, mi sono dovuto recare nel Comune di Pinerolo in Provincia di Torino, comune che, per onor di cronaca, è amministrato da una Giunta di area PD. Arrivato nella piazza principale della cittadina, Piazza Vittorio Veneto, scopro che la suddetta è suddivisa in due grandi zone limitrofe: una contrassegnata dalle strisce blu dei parcheggi a pagamento, una contrassegnata dalle strisce bianche, ovvero apparentemente a parcheggio libero. Presupponendo, in perfetta buona fede, che il comune in questione si fosse correttamente attenuto alla sentenza di cui sopra, parcheggio tranquillamente nella parte della piazza delimitata appunto dalle strisce bianche. Dopo circa tre ore torno e mi ritrovo una bella inaspettata multa sul parabrezza dell’importo di 25 euro. Leggendo la causale leggo che l’infrazione al Codice della Strada che mi si contesta è quella di non aver regolato il disco orario sull’ora effettiva del mio arrivo. Leggo inoltre che i tempi per il pagamento della multa, invece dei tradizionali sessanta giorni, almeno nella giurisdizione del Comune di Pinerolo (non si sa bene perché), si riducono a soli dieci, salvo poi, come è scritto in un allegato incollato nel retro della multa, la possibilità di avere uno sconto del 30% in caso di pagamento della stessa entro cinque  giorni.

Ora mi sembra evidente che la maggioranza dei cittadini che, come me, conoscono le leggi che regolano e riguardano i loro diritti civili, e su queste confidano, in un caso del genere si sarebbe comportata e continuerebbe a comportarsi esattamente come il sottoscritto, parcheggiando tranquillamente la macchina nella suddetta area senza minimamente sospettare il rischio di ricevere una contravvenzione. E’ altrettanto evidente che anche se il comune in questione ha in qualche modo dato alla suddetta sentenza un’interpretazione cavillosa e “pro domo sua”, resta il fatto che, confidando proprio sulla  sentenza della Cassazione e vedendo che l’Amministrazione, con i parcheggi limitrofi contrassegnati dalle strisce bianche, sembra essersi effettivamente attenuta al testo della suddetta, il cittadino, che parcheggia serenamente senza neanche guardare eventuali cartelli di disco orario (cartelli che, proprio per questo motivo, si presume che non debbano esistere), viene in questo modo indotto all’errore, cioè messo nelle condizioni di sbagliare.

Ora ci sembra assurdo che una Pubblica Amministrazione possa volontariamente avvantaggiarsi da una situazione che è indubbiamente equivocabile da parte di cittadini che legittimamente fanno affidamento su una sentenza della Corte di Cassazione per giunta a Sezioni Unite. A sua difesa l’Amministrazione,  non potrebbe, secondo noi, neppure  appellarsi al fatto che le segnalazioni della zona a disco orario sono presenti, anche se, va detto, comunque non perfettamente visibili, perché il cittadino, nella giusta presunzione che quelle stesse segnalazioni non dovrebbero esistere perché contrarie ad una sentenza della Cassazione, non è in alcun modo tenuto a vederle, essendo, in questo caso, sufficiente oltre che esplicativo, il fatto che i parcheggi siano contrassegnati dalla striscia bianca. Se poi la stessa sentenza ha chiarito che i parcheggi limitrofi devono essere liberi a differenza di quelli a pagamento a fascia oraria, sono le esatte parole contenute nella sentenza, non si vede come il comune suddetto possa aver interpretato tale fattispecie come libertà, da parte sua, di mettere limitazioni in questo caso assolutamente ingiustificate: un parcheggio libero è da considerarsi tale solo  se non sottoposto ad alcuna restrizione oraria.

Dal punto di vista poi pratico basterebbe riflettere sul fatto che quei 17,5 euro pretesi e ricevuti dal sottoscritto vanno moltiplicati per il numero di tutti gli altri ignari cittadini che vengono quotidianamente “puniti” per aver giustamente fatto affidamento sulla suddetta sentenza. Ripetiamo, indipendentemente dall’interpretazione più o meno di comodo, più o meno errata di tale sentenza, il comune suddetto non può comunque continuare scientemente a trarre vantaggio da una situazione equivocabile e non chiara soltanto per la fretta che ha di fare cassa a tutti i costi traendo vantaggio anche dai parcheggi liberi.

Se il suddetto comune si trova a corto di fondi e nella necessità di tagliare le sue spese enormi ci sarebbe da domandarsi perché allora ha contribuito alle stesse installando miriadi di telecamere ai semafori, costosissime per l’acquisto, per l’installazione, per il relativo consumo di elettricità e per la conseguente manutenzione. Perché ha contribuito alle stesse spese esorbitanti acquistando e installando le macchinette per il ticket della zona blu, pagando anche la vernice e la manodopera di chi ha fatto il lavoro, pagando inoltre  il personale incaricato del controllo e della contestazione delle infrazioni? Perché, e qui il discorso si allarga e, penso e spero non  riguardi anche il suddetto Comune di Pinerolo, molti Comuni si sentono in diritto, pur non avendo i fondi relativi, di mantenere il costo di carovane, campeggi, ricoveri e quant’altro in nome di una non ben condivisa solidarietà ai Nomadi, quando con un “ben servito” queste persone dovrebbero essere riaccompagnate con le buone o le cattive fuori dai nostri confini, rispedendole nella loro patria di origine? Perché  molti, troppi Comuni Italiani continuano a spiumare i loro “sudditi” cittadini per pagare le loro strutture elefantiache e al tempo stesso tremendamente inefficienti, quando la parola d’ordine tanto sbandierata dal Governo è: “Ridurre le spese a tutti i costi“? La domanda sorge spontanea e ci mette un bel tarlo nell’orecchio: e se, invece di eliminare le Province eliminassimo i Comuni accorpandoli, questa sì che sarebbe un’operazione intelligente, in circoscrizioni territoriali più grandi e al tempo stesso efficienti (i cosiddetti Super Comuni), magari coincidenti con le stesse Province? Ma sapete quanto si risparmierebbe in questo modo grazie anche alle giuste sinergie e alla conseguente ottimizzazione delle risorse? Una soluzione semplice ma che andrebbe contro molti interessi, forse troppi…meditate gente…meditate.

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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