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Strette intese

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Malgrado l’appoggio sicuro di Alfano e company, la maggioranza in Senato del governo Letta è molto risicata. Si tratta di soli 6 voti in più che possono sempre mancare all’appello quando servono: non siamo come i tedeschi, che sono andati avanti per tutta la legislatura con un solo punto di differenza.

Tra due guanciali, in politica, non si può dormire mai, ma in questo caso si deve tenere sempre un occhio aperto. L’elogio di Eugenio Scalfari ad Angelino la dice lunga, fa ritornare in mente quando tutta la sinistra applaudiva Fini, che, sicuro e col vento in poppa, remava contro Berlusconi.

Anche la scelta del nome (Nuovo centrodestra) appare infelice, perché di nuovo Italo Bocchno, ex braccio destro di Fini, che Alfano accoglie a braccia aperte nel movimento appena nato, non c’è proprio nulla. Men che meno in Formigoni, Giovanardi e Cicchitto.

A Porta a porta (18/11) , l’ultra sorridente vice premier non ha smentito le voci che corrono, ma ha preferito svicolare sulla risposta dicendo che non gli sembrava di primaria importanza. Magari per le prossime elezioni europee, dove si vota col proporzionale e lo sbarramento al 5%, starà facendo pure un pensierino su Fini ed altri trombati di FLI in cerca di un seggio ben retribuito.

La politica é anche questo: per comporre le liste e presentarsi ovunque, occorrono nomi ( tanti), sennò si corre il rischio di stare a bocca asciutta. Se della fine del governo Letta dobbiamo aspettare un anno per parlarne (ma non è detto), del nuovo (ma già rancido) centrodestra, si incomincerà molto prima.

Giuseppe Franchi

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Di Redazione Elzeviro.eu

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