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L?amore che aspettavo

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L?amore che aspettavo

Bonanni Jane

? 17,00

2013, 242 p., brossura

Caosfera (collana Essenza)

Ci vuole coraggio per poter mettere su carta e poi pubblicare «un?esperienza distruttiva»: scrivere ciò che abbiamo passato vuol dire riviverlo e dunque risentire il dolore, l?ansia, l?angoscia che esso ci ha procurato; pubblicare il tutto, invece, vuol dire mettere un certo periodo della propria vita alla mercé di tutti. E? come mettersi a nudo, così come si è con sincerità. E questo diventa un atto coraggio nella nostra Società, dove i giudizi abbondano anche da parte di chi non ha le conoscenze sufficienti per farli.

Con L’amore che aspettavo di Jane Bonanni il lettore si ritrova davanti alla storia di una donna. Una donna sola viene salvata da un amore del passato che scoppia impetuoso e sembra ridarle vita. Ma la storia naufraga a causa del Destino avverso, lasciando però una dolce traccia nella sua vita.

Ciò che colpisce di L?amore che aspettavo sono i primi capitoli, che riguardano la descrizione della vita di Gingi, la protagonista. Ella non ha amato il proprio corpo in gioventù, costringendosi a diete ferree, per poi finire a vomitare. Pratica che ha danneggiato il suo fisico, senza però portarle i vantaggi ottenuti.

Col proseguire della storia l?autrice fa capire al lettore da dove nasce il disagio. Una famiglia nata da due sedicenni con un matrimonio riparatore, per i quali una figlia sola era più che sufficiente fino a quando non nasce una non voluta Gingi. Un padre assente e una madre che vede nella secondogenita la propria rivale fanno il resto.

Gingi cresce vestendo «la depressione come un meritato sudario». L?autrice descrive con parole puntuali e veritiere la condizione psicologica in cui versa una persona depressa. Chiusa nella sua solitudine, Gingi si sente incapace di comunicare, ma non di apprezzare il contatto umano, per questo: «chi veniva a sedersi accanto a me, senza saperlo, era gradito ospite».

Le parti strettamente narrative e dialogate brillano di meno rispetto a quelle dove vengono descritti i moti psichici, i sentimenti e le paure della protagonista. Il ritmo risulta allora lento, almeno nei primi capitoli, ma senza essere un danno per la fruizione del libro. Infatti l?importanza del ritratto psicologico si sposa bene con una propensione maggiore all?introspezione rispetto al travolgente susseguirsi dei fatti.

L?autrice inoltre fa delle descrizioni fisiche dei personaggi che però si colorano di sfumature psicologiche, dandone un?ulteriore e più approfondito ritratto. Ad esempio, quando Gingi prova ad andare in palestra vede le donne meno belle, quelle che vanno in quel luogo non per farsi notare, ma per fare effettivamente attività fisica, muoversi come dei gatti cercando di non farsi vedere, come del resto fa lei stessa.

L?amore che aspettavo è un libro sincero e sofferto, che colpisce, specie per la protagonista che con le sue incurezze, sembra anche ricordare un po? le insicurezze di tutti noi.

Luca V. Calcagno

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Di Redazione Elzeviro.eu

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