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La Chiesa sotto attacco

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Sabato 23 marzo è andato in onda su La7 il documentario “La scelta del Papa” sulla base delle indagini effettuate dal giornalista Gianluigi Nuzzi sugli “scandali” recenti che avrebbero colpito la Chiesa durante il pontificato di Benedetto XVI. Trasmissione andata in onda in prima serata e che ha avuto un discreto risultato di audience. Su questa trasmissione, fermo restando la intoccabile e sacrosanta libertà di stampa di cui gode ogni giornalista fino al doveroso confine tra libertà di pensiero e diffamazione a mezzo stampa, sarebbe doveroso fare alcune riflessioni.

Innanzitutto la suddetta trasmissione, proposta come un prodotto preconfezionato sotto forma di documentario e con tanto di interviste a vari rappresentanti del mondo laico, politico e religioso, pecca, secondo noi, soprattutto per una mancanza: non esiste traccia di un vero e proprio contraddittorio, contraddittorio che, su un tema così delicato e scottante come il giudizio, perché di giudizio in effetti si è trattato, sull’operato della Chiesa, non avrebbe dovuto secondo noi mancare. Va bene discutere di eventuali errori nella gestione del Vaticano, va bene andare con la lente di ingrandimento a scovare eventuali zone d’ombra, ma, se ammettiamo il diritto di critica, sarebbe altrettanto auspicabile permettere un effettivo contraddittorio con quegli stessi rappresentanti della Chiesa che sono oggetto di varie accuse, escluso ovviamente il Santo Padre per ovvie ragioni legate al rispetto che per legge si deve alla sua Persona. 
Invece, come si è potuto appurare, di contraddittorio nella trasmissione neanche a parlarne con tutte le conseguenze del caso, prima fra tutte il fatto che, tra le pieghe della trasmissione, si sia potuto, o magari ci sia potuto essere anche solo il rischio, di fraintendere il messaggio che si voleva dare. Perché l’ignaro telespettatore, a digiuno di particolari e di precise circostanze, può effettivamente essersi fatto l’idea, grossolana in sé e falsata, di una Chiesa completamente asservita alle logiche del male.

E’ chiaro che andare ad intervistare, come si è fatto, vittime di preti pedofili, poco inclini, in quanto tali, ad un sereno ed obbiettivo giudizio non tanto sui singoli uomini, il che ci può stare, ma sulla Chiesa stessa, può contribuire al formarsi di una visione abbastanza distorta della realtà. A nostro giudizio nella stessa trasmissione, accanto alla doverosa e giusta denuncia di delitti esecrabili compiuti nei confronti di innocenti da parte di “mele marce” che pure esistono tra le fila del clero, si sarebbe dovuto mettere anche l’accento su quei milioni di sacerdoti che in tutto il mondo invece si dedicano al servizio degli altri non solo con dedizione ma spesso anche con commovente eroismo soprattutto in quegli stati dove gli stessi sacerdoti missionari rischiano la pelle. 
Insomma tacere furbescamente sul fatto che per ogni prete pedofilo ce ne sono almeno altri mille e forse anche più, che immolano la propria esistenza per il servizio del prossimo, vuol dire dare e fare un’informazione giornalistica monca, non completa e quindi poco realistica.

Si confonde poi, come al solito, la Chiesa formata da uomini che, come tali, sono fallibili, con la Chiesa fondata da Dio e cioè intesa come istituzione sacra, in quanto rappresentante in terra del Cristo e del Suo messaggio. Ora, lo ripeto fino alla nausea, soprattutto se accettiamo questa doverosa distinzione, non possiamo dare o contribuire a dare un’immagine distorta della realtà: nella Chiesa degli uomini fragilità ed errori anche macroscopici ci possono essere stati nel passato come magari nel presente, ma nascondere il fatto che le forze del male, come ha detto e continua a dire lo stesso Cristo, comunque alla fine non hanno prevalso e non prevarranno, vuol dire dare una interpretazione della storia e degli avvenimenti umani a senso unico e “pro domo propria“. E quindi non più credibile.

Sostenere poi che Benedetto XVI ha compiuto diversi errori tra i quali andrebbe annoverata
la sua rigidità in campo morale, come quando ha stigmatizzato l’uso del preservativo o quando, peggio, ha levato la scomunica anche al cardinale Lefevriano colpevole di aver dato dell’olocausto ebraico una interpretazione revisionista, oppure quando ha per inciso, “rischiato di aprire” una grave crisi con il mondo islamico, o quando avrebbe cercato di nascondere verità oscure e imbarazzanti sulla fuga e sul contenuto di documenti riservati sottratti dai suoi archivi, o infine di non aver saputo adeguatamente mettere un freno al potere dello IOR, significa fare accuse ben precise senza dare al soggetto, o a chi lo rappresenti, la possibilità di spiegare la motivazione delle proprie scelte o il perché le accuse possano essere anche state frutto di profondi fraintendimenti. Tutto questo non è stato fatto nella suddetta trasmissione che ha continuato a dipanarsi tra un’accusa e l’altra nel silenzio assoluto imposto a chi avrebbe magari avuto la possibilità e la volontà di difendersi.

D’altronde lo stesso scandalo Vatileaks e quanto vi sarebbe trapelato tra le pieghe delle indagini che hanno visto coinvolto il maggiordomo dello stesso Pontefice, vive solo su presunte verità che attendono ancora di essere confermate, verità che lo stesso Papa Benedetto XVI ha definito “Esagerate” avendo offerto “una falsa immagine della Santa Sede“. In quei fogli, udite udite, come si può leggere andando anche solo su Wikipedia, sarebbe contenuta la conferma dell’esistenza di “sordide” manovre all’interno della Curia Romana, volte addirittura all’eliminazione fisica dello stesso Santo Padre. Ci pare francamente che questa teoria, va detto peraltro assolutamente non fomentata dalla trasmissione in questione, che si è limitata semplicemente a riportare a grandi linee la vicenda della sottrazione di documenti senza dare la stura a troppo fantasiose ricostruzioni, ci pare più adatta ad un contesto romanzesco che non alla realtà dei fatti.

In ultimo ci terrei a fare una doverosa riflessione finale sull’assai presunto obbligo da parte della Chiesa di adattare la sua dottrina morale rendendola più “modellabile” e più consona all’evoluzione della società moderna. Anche qui, si continua a fare un’enorme confusione tra i contenuti della stessa dottrina morale della Chiesa, dottrina frutto di una rivelazione divina e quindi, in quanto tale, derivante da un preciso e assoluto principio su ciò che è bene e ciò che è male che la rende immutabile e appunto assoluta e invece il “modus loquendi” la forma con cui la Chiesa stessa può comunicare tali contenuti. 
Dal primo punto di vista la società umana, da sempre inutilmente alla ricerca di una propria identità, ancorata o, meglio, impantanata com’è negli schemi imposti dal moderno relativismo, non può pretendere che Dio modifichi e relativizzi appunto la sua legge rendendola malleabile e adattabile agli assai mutevoli costumi morali del momento. Dal secondo punto di vista invece la Chiesa può e deve sforzarsi di semplificare il proprio linguaggio per rendere quelle stesse verità decifrabili dalle nuove generazioni. Il Concilio Vaticano II è appunto l’esempio di come questo linguaggio sia potuto cambiare in un modo per certi versi anche rivoluzionario rendendo l’acquisizione di quelle stesse verità assolute più facile e alla portata di tutti. Semmai, se un appunto può essere svolto allo stesso Concilio, è forse quello di aver voluto a tutti i costi secolarizzare certi aspetti della liturgia che hanno finito col disinnescare lo stesso messaggio evangelico da quella prospettiva salvifica ed escatologica senza la quale si possono creare rischi di banalizzazione quando non addirittura di fraintendimento.

Alla fine mi sembra che si confermi purtroppo la tendenza sempre più manifesta e “spudorata” da parte di un certo mondo laico, ancorato tutt’ora a certi vetusti schemi anticlericali retaggio di certa cultura materialista affermatasi a cavallo degli anni settanta e ottanta, che continua a vedere nella Chiesa una sorta di mal digerito ostacolo all’affermarsi di un mondo alternativo in cui tutto è lecito e fattibile purché sia espressione di una volontà laica e auto celebrativa. E per far questo si cerca in tutti i modi di delegittimare facendo uscire presunti scheletri dagli armadi del Vaticano anche se poi, invece di scheletri, si tratta semplicemente di abiti usati, e la differenza non è di poco conto.
di Roberto Crudelini
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Di Redazione Elzeviro.eu

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