Home / Altre rubriche / Kirche und Welt / Benedetto XVI: Non il gran rifiuto ma il rifiuto di un grande

Benedetto XVI: Non il gran rifiuto ma il rifiuto di un grande

Condividi quest'articolo su -->
Quella dell?11 febbraio è stata una data storica che rimarrà impressa indelebilmente nella memoria e negli annali dell?umanità: un Pontefice che si dimette in diretta davanti agli allibiti vescovi e lascia la mano in modo imprevisto e imprevedibile al suo ancora sconosciuto successore, è cosa che fa venire i brividi al più incallito e scafato degli storici contemporanei. 
Eppure è accaduto ed è un evento destinato a cambiare in modo radicale quelle che erano fino a ieri le certezze procedurali e le consuetudini governative e amministrative dello Stato del Vaticano e del massimo reggitore dei destini della Cristianità intera. Quello che è stato ben messo in rilievo dalle innumerevoli e improvvisate tribune salottiere dei mass media finalmente saziati da tanta e tale sconvolgente notizia, è che avremo presto contemporaneamente un pontefice in carica e un pontefice emerito, cosa che non si era neppure verificata all?epoca del grande rifiuto di Celestino V subito “giubilato” dal suo successore Bonifacio VIII e altrettanto frettolosamente “cacciato” all?inferno da Dante.
I motivi di questo strabiliante e al tempo stesso sconvolgente gesto sono, stando alle stesse parole del Santo Padre, da attribuire alla sua salute e alla sua ormai avanzata età, fattori che, a suo dire, avrebbero comportato in futuro un?inadeguatezza soprattutto fisica a reggere l?enorme peso della barca di Pietro.
Ebbene di fronte ad un simile onesto e onorevolissimo atto di coraggio e al tempo stesso di profonda umiltà non possiamo che rimanere toccati e affascinati da una dimostrazione al tempo stesso di somma grandezza e quasi sovraumanità. Viene in mente la frase, se non erro di San Paolo, in cui si dice più o meno che è proprio quando siamo più deboli, stanchi e sconfitti che siamo ancora più forti in Cristo, una grandezza propria solo e soltanto dei Cristiani e che trova il suo massimo compimento nel momento più tragico della croce e dell?estremo sacrificio di Cristo, punto più oscuro ma anche foriero di quella che è la massima speranza su cui si basa lo stesso messaggio evangelico: quello della gloria della Resurrezione.
Papa Ratzingher ha in questo modo assaporato il calice amaro della finitezza umana e della profonda inadeguatezza di chi si sente sconfitto ma che al tempo stesso sa che da questa stessa sconfitta e umiliazione potrà, grazie al disegno provvidenziale di un Dio che ci è Padre, risalire alla luce confortante della vita eterna e della vittoria finale in Cristo. Il Pontefice tedesco, grande teologo e conoscitore delle Sacre Scritture ci ha insegnato come solo nell?estremo sacrificio e nella rinuncia a noi stessi possiamo mettere le basi e il seme della futura gloria eterna, una gloria che affonda non nelle parodiate e fittizie costruzioni umane ma nella semplicità di una mangiatoia scaldata dal fiato di due umili animali. 
Papa Ratzingher con questo suo gesto, per certi versi inaudito come inaudito era il comportamento di Cristo rispetto agli schemi rassicuranti di una società allora come adesso preda del vento delle passioni e della somma ipocrisia, ci ha dato una lezione di profonda etica e umiltà. Lui, il massimo reggitore dei destini della più grande religione monoteista del mondo, spesso attaccato, come d?altronde i suoi predecessori, da una dissennata critica che affonda le sue radici negli pseudo circoli neo sessantottini e popolargiustizialisti, ha dimostrato che le accuse di intrallazzo politico e di assurdo accumulo di ricchezze, almeno per quanto riguarda la sua figura sono ingiuste e profondamente fuori luogo.
 Il Pontefice è il vicario di Cristo e in questa sua funzione non può non avvalersi delle strutture tipiche di uno stato, compreso l?utilizzo di una banca e di fondi pubblici necessari per mantenere in piedi una struttura che, non dimentichiamolo, porta la speranza e l?amore di Cristo in tutto il mondo. E? altresì vero che la Chiesa di Pietro è anche una struttura fatta di uomini, uomini che, in quanto tali, sono fallaci, limitati e vittime delle umane passioni, ma proprio la figura del Pontefice è a questo riguardo il punto di riferimento, l?autorità su cui si basa l?autorità stessa di Cristo sugli uomini, un uomo che, al pari di Pietro, ha il tremendo peso e responsabilità appunto di correggere limiti ed errori. Ricordiamoci anche che dove vi è grandezza vi è anche possibilità di errore e limitatezza: l?abisso è sempre in agguato dietro la vetta e il compito dell?erede di Pietro è proprio quello di non farvi cadere gli uomini anche se rispettabili e al di sopra di ogni sospetto.
Il Pontefice alla fine ci ha lasciato una lezione che in primis dovrebbe essere capita dalle dure cervici dei nostri politicanti da strapazzo, indegne marionette che, rispetto a simile grandezza, fanno una ben misera figura. Immaginiamoci uno di loro: Vendola con il suo “alto senso della famiglia”, Berlusconi con la sua “gioia di vivere”, Bersani, burocratica caricatura del Peppone di guareschiana memoria, senza averne però la stessa umanità, Grillo affaticato dalle sue sgroppate natatorie nello stretto di Messina ma purtroppo a corto di programmi per il futuro, Fini traditore di quegli stessi ideali di cui si era servito per arrivare al potere, Casini con le sue logiche e furberie della vecchia e vintage Democrazia?pseudo Cristiana, Rosi Bindi assoluta sostenitrice di un cristianesimo di comodo, annacquato da precise logiche relativiste e materialiste. Immaginiamoceli tutti nel momento in cui finalmente decidono di togliere il disturbo agli Italiani, finalmente consci della loro tremenda inadeguatezza e fragilità? Fantascienza? Per ora sì?almeno fino a quando continueranno ad essere ciechi e sordi rispetto ai messaggi e ai richiami di qualcuno molto più grande e rispettabile di loro.
di Roberto Crudelini
Condividi quest'articolo su -->

Di Redazione Elzeviro.eu

--> Redazione

Cerca ancora

Gli auguri di Natale dell’Ayatollah Khamenei

ITALIAN VERSION   Nel nome di Dio, il Clemente, il Misericordioso   Porgo gli auguri …