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Hitler, Bergoglio e i populisti

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Jorge Mario Bergoglio è entrato a gamba tesa in politica, pur indossando le vesti spirituali del Papa.

Mancava in effetti all’appello l’endorsment del Vaticano. Dopo le interferenze del mondo finanziario e della società civile sulle elezioni americane, è giunto il tempo della ridiscesa in campo della Chiesa Cattolica. Jorge Bergoglio ha scelto di intervenire ai microfoni del quotidiano spagnolo El Pais in merito al recente insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca. “Si vedrà. Vedremo ciò che fa e allora valuteremo“, e fin qua nulla da dire.

Peccato però che il pontefice argentino si lasci prendere un po’ troppo la mano spostando il discorso sui “populismi in generale”. “Nei momenti di crisi si perde la lucidità di ragionamento e questo è stato sempre per me un riferimento da tenere a mente. Cerchiamo un salvatore che ci ridia una identità e la difendiamo con ogni mezzo, muri o qualsiasi mezzo dagli altri popoli, per timore che inquinino la nostra identità e la danneggino. E questo è grave. Una Germania distrutta che vuole rialzarsi, che cerca una identità, un leader, qualcuno che le restituisca l’identità e si affida a un giovanotto che assicura poterlo fare, Hitler“.

Risulta poco chiaro se l’intenzione di Bergoglio fosse effettivamente quella di affiancare Donald Trump ad Adolf Hitler, ma a parte questo, l’analisi storica del pontefice ci risulta molto lacunosa. Sembra infatti dalle parole del Papa che questi “leader” e “salvatori” possano essere solo il male e che i “momenti di crisi” siano dei dati di fatto che avvengano per caso. Fortuna vuole che la storia dell’Europa e del mondo possa vantare numerosi esempi di leader illuminati. Non tutti i capi di stato intervenuti in momenti di crisi, pur essendo “populisti”, hanno agito alla Hitler. La stessa America Latina, terra natia del Papa, ne è un folgorante esempio. Populista lo è stato sicuramente Salvator Allende, che in Cile fece miracoli sull’alfabetizzazione, i salari e la condizione delle categorie più umili. Il tutto senza l’utilizzo di camere a gas di hitleriana memoria. Allende ha pagato con la vita il prezzo di essere “populista”. Come Allende, anche Thomas Sankara, leader “populista“, in Burkina Faso, fece miracoli per il popolo africano. Anch’egli senza campi di concentramento.

“Populista” fu anche Omar Torrijos, leader del Nicaragua, che riconsegnò al proprio popolo il legittimo controllo del Canale di Panama. Un’operazione fatta senza l’ausilio di Waffen SS o ghetti per minoranze. Vi è un’infinità di esempi analoghi. Eppure Bergoglio ha deciso di descrivere “il lato oscuro” del populismo, come se esistesse solo quello.

Bergoglio dimentica poi di specificare che i “momenti di crisi” sono causati da precisi difetti di un sistema economico. Un recente rapporto di Oxfam ha dimostrato come l’attuale sistema alimenti l’1% dei più ricchi a discapito dei più poveri. Ci sono istituzioni finanziarie precise che hanno causato la crisi del 2008, così come vi erano colpevoli per la crisi del 1929. Eppure dalla bocca del Papa mai sono uscite condanne per specifici comportamenti di top manager di banche d’affari internazionali, che con un click hanno bruciato i risparmi di milioni di famiglie. Stava scritto su un libro ormai dimenticato che: “È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, piuttosto che un ricco entri nel regno dei cieli“. Eppure per Bergoglio il problema resta il “populismo”. 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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