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La Chiesa Italiana sottomessa al volere di Allah

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Dopo l’Ave Maria cantata con le invocazioni ad Allah, ora  è stato vietato agli  Alpini di recitare la loro preghiera in chiesa perché offensiva nei confronti delle altre religioni.

 

A tre mesi circa dalla preghiera blasfema di piazza del Duomo con la Vergine Maria accostata ad Allah, ora arriva l’ennesimo insulto alla fede cristiana con il divieto comminato agli Alpini di recitare la loro tradizionale preghiera durante la S. Messa in una chiesa del trevigiano. L’episodio incredibile è avvenuto il giorno dell’Assunta mentre una rappresentanza di ex Alpini stava per recitare la sua tradizionale preghiera in una chiesa sul San Boldo a Cison di Valemarino in provincia di Treviso. Il parroco non ha dato l’autorizzazione alla recita perché il testo della preghiera storica del Corpo degli Alpini avrebbe contenuto un passo ritenuto offensivo nei confronti delle altre religioni.

 

All’incredibile proposta di recitare una preghiera “mutilata” e “ripulita” dalle parole incriminate gli Alpini avrebbero (giustamente) girato i tacchi andando a recitare la loro salmodia fuori dalla suddetta parrocchia. Per onor di cronaca, il passo, evidentemente studiato in precedenza dalla stessa Diocesi di Treviso e giudicato commendabile, è il seguente: “Rendi forti le nostre armi contro chiunque minaccia la nostra patria, la nostra bandiera, la nostra millenaria civiltà cristiana“. Che cosa ci sia di così sinistro e scandaloso in questo passo bisognerebbe chiederlo alla stessa Diocesi di Treviso evidentemente ridotta in stato di umiliante soggezione nei confronti di chi ormai da tempo sembra essere la vera autorità morale della zona in fatto di religione ovvero l’Iman di Treviso.

 

Questo surreale ed inaudito episodio è soltanto l’ultimo di una lunga serie di provocazioni, di insulti ed oltraggi alla religione dei nostri padri primo fra tutti quello famoso relativo alla presunta offensività dello stesso Segno della Croce fatto dai fedeli cristiani. Siamo secondo noi arrivati ormai ad un punto di non ritorno: la Chiesa di Roma, quella che, nel Credo che continuano a farci recitare pedissequamente dopo l’Omelia del sacerdote, è definitiva “Una, Santa, Cattolica ed Apostolica” probabilmente non esiste più da tempo e non è più tale se non sulla carta.

 

L’ultimo suo rappresentante è stato forse Papa Benedetto XVI che ha abdicato uscendo clamorosamente dalla scena perché probabilmente giudicato troppo scomodo dai nuovi rappresentanti del cosiddetto sincretrismo religioso alla New Age di cui sembra essersi fatta paladina la Chiesa di Roma in questo momento storico. Un sincretismo che costringe il Cristiano a rimanere in silenzio rinunciando a manifestare pubblicamente la propria fede in Cristo per non offendere i tanti dei-simulacri delle altre fedi. I fedeli dell’unica vera fede in parole povere sono costretti a recitare in silenzio e nascostamente le proprie preghiere esattamente come facevano i primi martiri cristiani nelle catacombe e questo con l’avallo della stessa Chiesa Cattolica

 

Siamo ormai arrivati al conclamato e totale rinnegamento di Cristo e di quegli stessi ideali che hanno contribuito a costruire i mattoni della nostra civiltà, compreso quello del matrimonio e della famiglia ridotta ad una sua caricatura con tanto di doppi padri e doppie madri e…magari, visto l’andazzo, pure con tanto di nutrito harem al seguito. Il problema di fondo è che la Chiesa è sempre più sull’orlo dell’abisso sotto la potenza d’urto dell’Islamismo e delle teorie materialiste che di questo sono provvisorie ma preziose alleate.

 

Un Islamismo sempre più vivo, presente e…coccolato nei nostri paesi e nelle nostre città, una nazione la nostra ormai sempre più tristemente ridotta a terra di conquista per la spada di Allah. Chi scrive è stato anche diretto testimone di altre immotivate affettuose sollecitudini del mondo cristiano nei confronti dei sempre più numerosi ospiti islamici. Primo fra tutti un parroco di una piccola parrocchia della provincia di Torino che nelle sue omelie si…ricorda sempre di pregare per le donne musulmane in cinta della sua comunità dimenticandosi di fare altrettanto per quelle italiane che portano nel loro ventre dei futuri Cristiani. Perché qui sta l’equivoco di fondo: invece di limitarci a dare ricovero a chi è in stato di necessità rispettando, com’è giusto, la loro fede, noi siamo arrivati al punto di farci trattare da loro come se fossero e…lo sono diventati sul serio, padroni a casa nostra.  

 

Di fronte ad un tale drammatico sfacelo, ai Cristiani, quelli veri e non “rimodellati” dalla moda del momento, non resta altro da fare che uscire da questa Chiesa lasciandola semplicemente vuota così come hanno fatto coraggiosamente gli Alpini, prima di vedere spuntare dal balcone su piazza San Pietro il Pontefice in compagnia del Muezzin o dell’Iman di turno. Un’immagine questa prodromica a quella successiva nella quale da quel balcone spunterà solo un uomo di nero vestito davanti ad una piazza gremita di fedeli in ginocchio sui loro tappeti.

 

Questo purtroppo è il futuro di quella che un tempo fu la nostra Chiesa Santa Romana Cattolica ed Apostolica. Un futuro verso cui ci stiamo dirigendo sempre più velocemente come il gregge citato nel Vangelo che andò a sfracellarsi in massa nel dirupo. Prima che accada tutto questo bisognerà trovare il coraggio e l’orgoglio di abbandonare le nostre chiese cercando nel frattempo di…rientrare nella diretta gestione della nostra patria non più come sudditi inermi e impecorati come ci vorrebbero ma come cittadini che hanno la voglia, il diritto e il dovere di salvare la propria patria. Se non avremo il coraggio di fare tutto questo, prepariamoci all’inevitabile disfatta. 

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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