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Evangelizzazione e dialogo intercofessionale: il grande equivoco della loro conciliabilità

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Il Santo Padre, mentre era in volo verso le Filippine, ha detto molto chiaramente che se da un lato non si può uccidere in nome di Dio, dall’altro è altrettanto vero che non si possono insultare le religioni e che quindi ogni religione, se non va contro i diritti dell’uomo, deve essere oggetto del massimo rispetto. Papa Francesco ci perdonerà ma su questa questione molto delicata qualcosa ci sfugge. Infatti da sempre la Chiesa ci ha insegnato che uno dei doveri fondamentali di un Cristiano, oltre a quello di rispettare gli insegnamenti di Cristo, è quello andare nel mondo a testimoniare con forza e coraggio il Vangelo portandolo non soltanto agli atei ma anche a coloro che, seguendo una religione alternativa alla nostra, non si sono ancora convertiti.

 

Ora appare chiaro, al di là di ogni sorta di ipocrisia, che nel momento in cui si va a testimoniare che Cristo è il Figlio Unigenito di Dio, morto e risorto per i nostri peccati, come verità assoluta quale per noi in effetti è, si finisce inevitabilmente per delegittimare tutte le altre confessioni religiose alternative. Se io cerco infatti di convincere un fratello di un’altra confessione a convertirsi alla mia, implicitamente vado a sostenere che la sua fede non corrisponde in tutto o in parte alla verità e quindi, senza volerlo, ma inevitabilmente, finisco, in un certo senso, per mancarle di rispetto. Perché a questo punto ci sono soltanto due alternative.

 

O il Cristianesimo è soltanto una verità parziale se non addirittura un falso e allora in questi termini possiamo dire che in fondo tutte le religioni hanno pari dignità o perché sono tutte false o perché ognuna rappresenta un pezzetto di quella verità totale e piena che porta alla identificazione di un Dio unico; approdiamo insomma ad una sorta di sincretistico minestrone stile New Age, in base al quale non esiste un’unica vera rivelazione ma semmai una somma di rivelazioni parziali che portano tutte insieme ad un’unica Verità.

 

Oppure noi crediamo che il Cristianesimo è effettivamente verità assoluta rivelataci da colui che è il Figlio di Dio e nel quale noi crediamo e allora, in questo caso, inevitabilmente tutte le altre fedi alternative non possono che essere considerate prive di fondamento anche se umanamente rispettabili. Questo va detto a scanso di equivoci perché il Cristiano è chiamato a testimoniare con coraggio la sua fede contro tutto e contro tutti anche se questa finisce per delegittimare le altre e quindi in un certo senso, per “offenderle”.

 

Se i vari San Paolo e San Pietro, per non correre il rischio di urtare l’altrui suscettibilità, si fossero a suo tempo barricati dietro il rispetto per le altre religioni allora presenti nell’area del Mediterraneo, compresa quella negli dei di Roma, a quest’ora il Cristianesimo, oltre ad avere molti meno martiri di quelli che ha avuto, sarebbe forse una questione limitata a qualche centinaio di affiliati e forse neanche a questi.

 

Quando allora il Santo Padre parla dell’obbligo giusto e sacrosanto di rispettare ogni fede forse si riferisce ad un rispetto inevitabilmente e puramente formale, umano, come quello di due condomini che magari sanno di essere caratterialmente incompatibili ma che, quando si incontrano per le scale, si salutano cortesemente e si lasciano aperta la porta dell’ascensore. Quando ci si ostina poi a parlare di dialogo interconfessionale francamente ci viene quasi da ridere perché, a nostro giudizio, si tratta di una contraddizione in termini: di cosa mai potrebbero parlare un Ebreo, un Cristiano, un Musulmano, un Induista, uno Shintoista, un Buddista se non delle cose più banali del vivere quotidiano?! Si tratta infatti di fedi religiose che sono tra di loro in palese contraddizione e che fanno, Cristianesimo compreso, dell’infallibilità della loro rivelazione, il loro preciso marchio di fabbrica. Le persone di cui sopra non potranno neanche parlare di politica perché divisi da una differente visione salvifica sia dal punto di vista individuale che da quello storico-escatologico. 

Ad aggiungere fuoco alla brace accesa, lo ribadiamo, ci si mette anche il fatto che i Cristiani, in concorrenza con gli altri, giustamente, pensano, anzi…sanno di essere depositari dell’unica verità, tra l’altro assoluta, dalla quale consegue il sacrosanto diritto-obbligo, di andare in giro per il mondo a convertire gli altri. Un obbligo che hanno da duemila anni e che è stato rivelato per la prima volta proprio da Cristo che ha invitato tutti gli uomini di buona volontà ad andare a testimoniare la Salvezza anche se, facendo così, si rischia di offendere qualcuno così come è successo a Lui che è stato, per questo motivo, appeso ad una Croce. Se le cose non stanno più in questi termini che… qualcuno per favore ce lo venga a dire chiaramente in modo che possiamo regolarci di conseguenza. 

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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