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Prenditela con i fanti ma lascia stare i Santi

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In una società come la nostra dominata dal tam tam dei media è bastato che un allenatore di Lega Pro si esprimesse con un epiteto a Dio Onnipotente in seguito all’esito negativo di un’azione dei suoi per far aprire una diatriba a livello nazionale in grado di coinvolgere Società, Chiesa e Stato.

Il fattaccio è avvenuto durante una partita di Lega Pro mentre si disputava una semifinale dei play off. Il colpevole del misfatto, l’allenatore del Lecce, è stato raggiunto, a causa del turpiloquio in questione, da un provvedimento di sospensione dalla panchina per un turno inflittogli dalla giustizia sportiva. Fatti di questo genere sono all’ordine del giorno sia tra i giocatori che, più spesso tra il pubblico ma, chissà come mai, questa volta l’episodio ha travalicato i limiti del manto verde per tracimare nel nostro villaggio globale.

La cosa curiosa, che ovviamente non ci aspettavamo, è che a favore del reo si è subito mosso il direttore della Caritas leccese don Attilio Mesagne. Eh no…secondo il religioso in questione se la bestemmia non è stata pronunciata nell’alveo stabilito da Santa Madre Chiesa del deliberato consenso, della piena avvertenza e della materia grave, non è peccato e quindi…a ridatece il nostro allenatore se no qui rischiamo di rimanere in serie C.

Ora il sospetto che il sacerdote paladino dell’allenatore sia anche un supporter della squadra salentina ce lo abbiamo e quindi l’affermazione del nostro don Attilio che si rifà alla Dottrina ufficiale della Chiesa ci sembra un tantino annacquata da un malcelato e languido attaccamento ai colori giallorossi della squadra di Lecce. Ora dal basso dei nostri umani difetti e fragilità umane e senza superbo giudizio nei confronti di fratelli sicuramente meno peccatori di noi, ci permettiamo di dire che chi bestemmia non può non farlo senza deliberato consenso e piena avvertenza, insomma lo fa sapendo di bestemmiare ma soprattutto sa cos’è la bestemmia in quanto tale perché sa chi è Dio. Non riconoscere questo significa a nostro parere nascondersi dietro un dito negando l’evidenza.

Chi bestemmia lo fa perché per lui evidentemente il Padreterno non è sufficientemente degno di lode e di rispetto  e questo è grave di per sé anche se fatto con leggerezza, in secondo luogo l’uomo è dotato di libero arbitrio e quindi, in quanto tale, ha il potere di decidere se compiere una determinata azione oppure no e questo indipendentemente da un carattere più o meno esplosivo, più o meno aggressivo.

Altra cosa da evidenziare è che la bestemmia, parliamo di quella urlata e come tale udibile dagli altri, rappresenta di per sé una forma di  diffamazione nei confronti del  Buon Dio. Ora se un giornalista, anche se in teoria non sa di farlo, scrive un articolo che in qualche modo offende o diffama ingiustamente qualcuno, può incorrere incontro al reato penale di diffamazione a mezzo stampa e questo, ripetiamo, indipendentemente dal proposito di voler effettivamente offendere l’altra persona. Insomma la diffamazione si concretizza per…”facta concludentia”, ovvero soltanto sulla base delle frasi e delle espressioni insite nel testo pubblicato.

Ora chi bestemmia apertamente e alla luce del sole non può non incappare nei confronti di Dio nel peccato di diffamazione nei confronti dello stesso Creatore, anche se la legge italiana ha derubricato in semplice illecito amministrativo quello che prima era un reato penale vero e proprio. Stupisce una simile presa di posizione da parte di un uomo di Chiesa all’indomani, tra l’altro, degli ultimi insegnamenti di Papa Francesco sulla necessità per l’uomo di ringraziare tutti i giorni Dio e lodarlo per la meraviglia del Creato. Come sia possibile, in questo caso, lodarlo e al tempo stesso diffamarlo impunemente di fronte agli altri uomini è una misteriosa contraddizione che non capiamo. Ovviamente nessuno nega che anche il bestemmiatore sia un peccatore come tutti e in quanto tale può, se si pente, vedere rimessi i suoi peccati perché Dio perdona sempre anche quando lo si insulta, ma pretendere che l’insulto a Dio in alcune circostanze non sia neanche peccato francamente ci pare troppo. Se insultiamo anche solo i fanti la legge ci può far passare dei brutti guai, strano che se, viceversa, insultiamo i Santi e, in questo caso…il Santissimo per antonomasia, va tutto bene o quasi…non vorrete mica farci capire che in fondo in fondo i fanti valgono più dei santi!?

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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