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Papa Francesco ai parroci: siate misericordiosi!

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Ieri il Santo Padre si è incontrato in Vaticano con i parroci romani di cui Lui stesso è a capo nella sua veste di Vescovo della Diocesi di Roma. E’ stato il suo un incontro particolarmente gravido di significati e improntato alla massima chiarezza e schiettezza. Il Pontefice ha esordito manifestando tutto il suo dolore per le false accuse partite qualche mese fa da alcuni rappresentanti dello stesso Clero Romano, che sembravano aver gettato oscure ombre sui rappresentanti della stessa Diocesi. Il Papa ha parlato di accuse ingiuste e infamanti che hanno provocato negli stessi sacerdoti un immenso dolore di cui il Santo Padre  ha chiesto perdono.

Lo stesso Pontefice, come ha specificato in un’intervista di qualche giorni fa al Corriere della Sera, ha confermato il suo impegno a contrastare la pedofilia all’interno della Chiesa, una lotta da portare avanti con decisione ma anche nel rispetto della verità. Secondo quanto riportato dal Cardinale Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston, in prima fila nella guerra agli scandali sessuali nella Chiesa, il Santo Padre avrebbe nel mese di dicembre deciso di istituire una speciale commissione ad hoc incaricata di indagare e contrastare la pedofilia nel clero. Una decisione questa che denota da parte dello stesso Pontefice una profonda preoccupazione ma anche al tempo stesso un’attenzione e una decisa presa di posizione nei confronti di un problema grave e da estirpare con ogni mezzo legale e confessionale a disposizione.

Papa Francesco ha poi continuato in quella che è stata quasi una sorta di pastorale a braccio, invitando i parroci a farsi strumenti della misericordia divina, come Cristo che quando passava tra le folle aveva compassione di loro. La Chiesa, ha proseguito il Papa, è una specie di ospedale da campo dove i malati, i peccatori, vengono per essere curati ma anche un luogo dove molti hanno paura e vergogna di fare vedere le loro ferite. Ferite accumulate nella vita a causa di sofferenze materiali e spirituali e che hanno bisogno di un medico che le curi e le richiuda ma anche di un pastore misericordioso che dia loro una carezza.

Il Pontefice ha ricordato la parabola del buon Samaritano, l’unico a fermarsi perché profondamente commosso dalle sofferenze dell’innocente, sofferenze dalle quali coloro che passarono prima non furono minimamente toccati. “Non avere vergogna della carne di tuo fratello” è questo l’invito che Cristo fa ai sacerdoti ma anche a all’umanità intera e su questo verremo giudicati. Ecco quindi, sotto questa luce, l’importanza del dono delle lacrime, di quella capacità cioè di farci coinvolgere emotivamente dalla sofferenza dei fratelli, questo è l’atteggiamento giusto del Cristiano e quindi degli stessi pastori del popolo di Dio.

Papa Bergoglio ha quindi messo l’accento sull’importanza del Sacramento della Riconciliazione, non inteso come occasione di condanna e di chiusura nei confronti del peccatore ma neppure  come strumento per rendere tutto lecito in una visione erratamente permissiva, sono le parole usate dal Pontefice, della cosiddetta “manica larga”. Anche un pastore che si limiti a dare l’assoluzione con eccessiva facilità senza approfondire il significato dei problemi del penitente, in pratica quella ferita la lascia aperta e non la guarisce e non fa l’interesse dello stesso peccatore. Quindi né lassismo né rigorismo ma misericordia tramite l’unica vera medicina che è la Grazia di Dio.

In questa visione i sacerdoti e i parroci non devono sentirsi solo come degli impiegati ma appunto come pastori che hanno cura delle loro pecore per le quali pregano e intercedono continuamente presso Dio. L’invito pressante che il Papa rivolge in definitiva ai parroci è quello di farsi vicini ai fedeli, con tutta la compassione di cui hanno bisogno anche con le parole giuste che toccano il cuore. Alla fine Papa Francesco ha raccontato di quando un po’ di anni fa, staccò il Crocifisso dal Rosario che un grande confessore argentino, Padre Aristi, deposto nella bara, teneva in mano. L’allora Vicario Generale Bergoglio, mentre compiva quel gesto in apparenza strano, sentì nel suo profondo di chiedere al defunto anche solo metà della misericordia che aveva dimostrato in vita. Da allora quel crocifisso il Papa lo tiene sempre con sé e ogni volta che è tentato da pensieri negativi verso qualche persona si limita a toccarlo con la mano e tutto svanisce: un implicito invito, questo a “toccare” quel Crocifisso, rivolto a tutti noi nel momento della tentazione. Una semplicità questa di Papa Francesco che indubbiamente colpisce e che sembra andare dritta al cuore di tutti i fedeli, preti e laici, all’interno di una Chiesa di cui tutti siamo chiamati a far parte nello spirito dell’amore e della compassione.

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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