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Facciamoci furbi…spiritualmente!

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Questo è il senso dell’omelia tenuta in occasione della festa dell’Epifania da Papa Francesco. Il Pontefice ha messo l’accento sull’atteggiamento che fu proprio dei Re Magi nei confronti del potere corrotto di Erode e che dovrebbe essere  fatto proprio anche da ogni Cristiano. Il Papa ha parlato di “scaltrezza spirituale”, l’arma forse più efficace dopo quella della preghiera nei confronti del grande tentatore.

I pericoli per chi cammina nella fede sono tanti, certe volte troppi per la nostra debolezza e insipidezza spirituale tanto che, se non avessimo l’aiuto divino a sorreggere le nostre patetiche forze, saremmo inesorabilmente perduti. Ebbene nel suo splendido discorso il Santo Padre ci dice che quegli stessi pericoli possiamo evitarli semplicemente riconoscendoli prima di esserne a quel punto inevitabilmente corrotti.

Potremmo elaborare una metafora sportiva che secondo noi rende bene l’idea: è come se dovessimo marcare il più… temibile degli attaccanti, a questo punto, visto che le nostre capacità tecniche non ci consentirebbero di impedirgli di andare a rete, l’unica tattica che possiamo usare è quella di cercare in tutti i modi di anticiparlo prima che sia troppo tardi. E’ in questo semplice concetto che sta tutto il segreto della forza del Cristiano: anticipare l’azione del grande Maligno prima che lui, tenebra fonda, ci avvolga con la sua allettante e ingannevole falsa luce. Facciamoci furbi una volta per tutte così come fecero i santi Re Magi al cospetto di Erode e come Gesù stesso dice prima di mandare i suoi discepoli nelle strade del mondo: “Siate prudenti come serpenti e semplici come colombe”.

Un’altra splendida metafora, quasi paradossale, Gesù ce la illustra quando ci invita a cavare il nostro occhio destro e a tagliare la nostra mano se questi ci fanno compiere il male: meglio perdere un organo piuttosto che andare intatti e integri alla perdizione. Anche Cristo quindi ci conferma che contro le insidie di Satana è meglio prevenirlo che sperare di combatterlo quando ha già iniziato a corromperci.

Il viaggio dei sapienti di Oriente, secondo le parole perfettamente congruenti di Papa Francesco, è un po’ la metafora della nostra vita. Essi infatti si misero in viaggio affidandosi esclusivamente alla luce che li guidava dall’alto a continuarono anche quando per un certo tratto quella luce non fu più visibile. Oltre alla furbizia seppero quindi usare  anche la fede che si traduce nell’abbandono fiducioso nelle mani di Dio anche quando la sua presenza sembra farsi invisibile e la tenebra diventa incombente. Papa Francesco ci dice anche di non farci soffocare-abbagliare dal falso baluginio del mondo, un mondo ingannevole. Sulla terra predomina Satana con il suo universo fatto di finta gloria, potere e ambizione, non facciamoci traviare da questo disastroso canto delle sirene, un canto letale e fuorviante che ci fa rimanere nell’illusoria superficialità di una vita che ci porta direttamente nelle mani di Satana.

Chiaro ed evidente anche l’invito a non fermarci alla facciata anche quando ci giudichiamo spesso più per quello che abbiamo saputo accumulare che non per quello che siamo. Gesù spesso ripete il concetto di non giudicare gli altri perché con lo stesso metro con cui giudichiamo il nostro prossimo così saremo giudicati da Dio. L’invito pressante del Pontefice è quindi verso una vita vissuta con semplicità, quella stessa semplicità con cui lui stesso ha iniziato il suo santo mandato, una semplicità a imitazione di Cristo che, pur essendo Figlio di Dio così come l’Angelo annuncia a Maria, nasce nella più totale semplicità circondato dalla infinita luce di Dio e dai suoi genitori terreni.

Facciamo così anche noi evitando di farci accecare dal finto brillio tenebroso del Male, ben sapendo, come ci ha sottolineato Papa Francesco, che il popolo di Dio, inteso come l’insieme dei fedeli all’interno della Santa Chiesa, ha il compito, di non poco conto, di dover essere la luce che riflette la luce stessa di Dio nel mondo. Interessante è anche il richiamo all’altro incredibile paradosso di un mondo di potere, di dominio e di possesso messo incredibilmente in crisi da un Bambino, tanto da spingere lo stesso Erode alla pazzia che si manifesterà con la strage degli innocenti. Erode non ha capito che il Cristo non è sceso sulla terra per combattere lui, povero e pietoso simulacro satanico, ma il “Principe di questo mondo“.

Il Papa ha poi proseguito nell’Angelus mostrandoci il volto pietoso di Dio che non vuole per noi la morte e le tenebre ma ci vuole tutti salvi con Lui nel suo Regno. Per questo Dio però non si fa proselite ma, rispettando il nostro libero arbitrio, si limita a chiamarci, a cercarci come il Buon Pastore che lascia il gregge per andare a recuperare la pecora smarrita, e soprattutto ci aspetta fino all’ultimo minuto della nostra esistenza. A noi e alla nostra libera volontà il compito di rispondere alla sua chiamata, anche se siamo sempre stati lontani da Lui.

L’ultima considerazione del Santo Pontefice è sul potere salvifico della Madre di Cristo, a Lei è andata la sua invocazione a farci “discepoli-missionari, piccole stelle che riflettono la sua luce“. Non ci pare fuori luogo a questo punto citare un passaggio dal Vangelo di Giovanni: “La luce vera, colui che illumina il mondo stava per venire al mondo. Egli era nel mondo, il mondo è stato fatto per mezzo di lui, ma il mondo non l’ha riconosciuto. E’ venuto nel mondo che è suo ma i suoi non l’hanno accolto. Alcuni però hanno creduto in lui. A questi Dio ha fatto il dono di diventare figli di Dio“( La Bibbia interconfessionale LDC-ABU Il Capitello).

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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