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«Mio padre ha vinto» a dieci anni dalla morte il ricordo di Di Bella

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Il figlio ricorda la vicenda umana e scientifica del noto fisiologo e professore.

Il primo luglio prossimo ricorre il decimo anniversario della scomparsa di mio padre, il Prof. Luigi Di Bella.

Nonostante un obbediente silenzio ufficiale, i più lo ricordano con stima e rispetto, e non pochi sono grati al medico ed allo scienziato che ha salvato loro la vita. Anche i modenesi non hanno dimenticato quell’uomo limpido, schivo, modesto, così diverso da telegenici imprenditori della medicina.

Alcuni estimatori si dolgono ancora per contumelie indirizzategli, le sofferenze morali e gli inganni da lui subìti, pensando che il destino gli sia stato ingeneroso. Nulla di più errato. Pur apprezzando questa solidarietà, ci sembra che l’unica vera vittima sia da considerare la collettività, in quanto Luigi Di Bella è stato un vincitore: e lo sapeva. È riuscito, da solo, ad avere ragione di un “sistema” che condiziona il mondo, come dimostra il fatto che nessuna campagna mediatica sia riuscita ad appannare la stima e l’amore di tanti italiani. Ha vinto perché ha avviato la crisi irreversibile di una sanità burocratizzata e contaminata, a volte incolta e disumana; ha vinto perché, a dispetto di ossessive strategie mistificatorie, oggi migliaia di ammalati continuano a curarsi con la sua terapia; ha vinto perché il mondo scientifico internazionale sta manifestando un vivo e crescente interesse per la sua opera.

Lo scorso anno ricorreva il centenario della nascita, celebrato a Fanano, dove oggi riposa, in occasione della presentazione della sua biografia (“Il Poeta della Scienza” – Emmeci Mattioli Edizioni). Siamo rimasti commossi quando alla riunione abbiamo potuto salutare il sen. Giuliano Barbolini, giunto a rendergli omaggio: l’unico “ufficiale”, se si eccettua la collaborazione del Comune di Fanano nell’organizzare l’evento. Non abbiamo dimenticato che l’allora Sindaco di Modena gli aveva fatto visita qualche settimana prima che chiudesse gli occhi per sempre, e nemmeno che il due luglio 2003 aveva disposto che il feretro fosse scortato sino a Fanano da un servizio di vigili urbani.

Allo stesso modo in cui ricordiamo e ricorderemo sempre con emozione il telegramma di condoglianze che ci inviò un altro grande modenese, purtroppo scomparso:

“A Giuseppe e Adolfo Di Bella. Vi sono molto vicino in questo momento di dolore per la scomparsa del caro Luigi, persona di cui ho sempre ammirato il valore, la professionalità, la dedizione al lavoro e la tenacia dimostrata nel continuare sempre con coraggio la sua missione, pur dovendo superare ostacoli e vie impervie. Il mondo della medicina perde un personaggio unico che per me sarà sempre il vero ed unico vincitore del premio Nobel”. Firmato Luciano Pavarotti.

Non ci curiamo quindi di una comandata indifferenza, che disonora pochi genuflessi, non la città né i cittadini, consapevoli che presto sarà sommersa dal clamore del mondo. Queste righe non sono state ispirate dal dolore mai sopito, né da una pur legittima amarezza: sappiamo che il bene e la verità superano sempre ogni viltà ed impostura e siamo fiduciosi che giungeranno tempi migliori per il mondo e per le nuove incolpevoli generazioni, condannate a pagare un pesante tributo alla cecità e all’edonismo di quelle che le hanno precedute.

L’alba segue sempre anche le notti più oscure e tenebrose. Quel mattino, sul rosato di un angolo di cielo, si vedranno affiorare i capelli, candidi come la sua anima, ed il viso di uno dei grandi artefici del risorgere della civiltà e dell’amore.

Adolfo Di Bella

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Di Redazione Elzeviro.eu

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