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L’inesorabile limite della velocità della luce ma…forse c’è una scorciatoia

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1^ parte

Da decenni ormai si teorizza la possibilità che nel passato l’umanità sia stata visitata da esseri alieni venuti dalle profondità dello spazio che non solo ci avrebbero portato la civiltà ma che ci avrebbero fatto fare anche un bel salto quantico nel cammino evolutivo della nostra specie. Alieni che, sulla base dei vari avvistamenti che si registrano ogni giorno, continuerebbero anche ora a visitarci a bordo di strane astronavi e dischi volanti e a farcene di cotte e di crude con rapimenti, esperimenti geneticiincontri ravvicinati del terzo tipo e via discorrendo. Anche gli scienziati più allineati e per nulla disposti a fare voli pindarici nei confronti dei presunti E.T. che ci vengono a fare visita di cortesia, non possono non ammettere che nell’universo di sicuro sono sparpagliate un po’ ovunque civiltà più o meno evolute della nostra anche se magari lontane da noi decine, centinaia se non addirittura milioni e miliardi di anni luce.

C’è però un…”ma” grosso come una casa ad impedirci almeno per ora di darci al turismo spaziale galattico e a fortiori a quello inter galattico: un “ma” rappresentato dal limite invalicabile della velocità della luce. Velocità della luce che, tra l’altro, ha una particolarità assai strana e sinistra per le nostre menti ancorate alla terra: anche potendo siamo infatti condannati solo ad avvicinarci a quel limite perché se per assurdo dovessimo raggiungerlo ed eguagliarlo finiremmo per sprigionare tanta di quella energia da farci esplodere insieme a tutto l’universo con un risultato per noi assolutamente inauspicabile e…paradossale.

Qualcuno potrebbe a questo punto sostenere che potremmo anche accontentarci di sviluppare una tecnologia che ci faccia in qualche modo anche soltanto avvicinare a quel maledetto limite. In tal caso, ammesso e non concesso che qualche scienziato pazzo nei prossimi anni riesca a sviluppare le premesse scientifiche per migliorare il…nostro elastico di spinta, non avremmo combinato un gran ché. Infatti, anche centuplicando la nostra velocità, riusciremmo a mala pena a raggiungere, impiegandoci decenni, il limite estremo del nostro sistemino solare con buona pace delle nostre ambizioni e dei nostri gioiosi programmi di gite fuori porta. Insomma quel tremendo limite scoperto dalla mente eccelsa di Albert Einstein continua a dirci che siamo condannati a rimanercene buoni buoni nel nostro cortile di casa accontentandoci, se proprio lo vogliamo, di fare visita ai nostri sassetti dirimpettai, in primis al pianeta Marte che, rispetto alle distanze siderali galattiche, è a una distanza di un paio di millimetri da noi.

Ma allora, ci domandiamo, le varie popolazioni, formate da esseri viventi più o meno simili a noi, che sono sparse nell’universo sono condannate in eterno a starsene ognuna per conto suo come tanti condomini asserragliati nei propri appartamenti senza avere mai la gioia o anche il timore di fare e ricevere qualche visita non prevista? La risposta ad essere sinceri non è proprio così tranchant perché qualcuno, compreso il buon Einstein, ha scoperto che forse c’è la possibilità di ovviare a questo problemuccio con una specie di teorica scorciatoia che tiene conto della caratteristica del tessuto spazio-tempo teoricamente soggetto ad una sorta di piegatura-curvatura sotto l’azione della gravità.

Prendiamo l’esempio di una palla da bowling che viene messa su un piano elastico. Ora la palla in questione, a causa della forza di gravità, provocherà nel piano una sorta di smagliatura, un cedimento che modificherà la sua originaria linearità. Ora se prendiamo questo grosso tappeto elastico e lo pieghiamo in due scopriremmo che il punto A dove si era affossata la palla andrebbe quasi a collimare con il punto B prima distante e irraggiungibile. Tra i due si creerebbe quindi una sorta di deformazione-tunnel in grado di avvicinare non poco i due punti prima distanti. E’ questa la teoria dei cosiddetti cunicoli spazio-temporali meglio noti come gallerie gravitazionali

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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