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Scoperto un nostro lontano parente: l’Homo naledi

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La scoperta più grande e finora più importante fatta dalla paleontologia moderna.

L’University of Witswaterstrand di Johannesburg e la National Geographic Society hanno dato l’annuncio della buonissima riuscita di questa spedizione che incasina ulteriormente il già difficilissimo albero genealogico dell’uomo.
Sono stati ritrovati infatti oltre 1.500 reperti fossili nella grotta chiamata Rising Star, situata a una cinquantina di chilometri da Johannesburg. La nuova specie umanoide si chiamerà Homo naledi e ha delle caratteristiche piuttosto sorprendenti. E’ infatti da un punto di vista anatomico molto simile all’Homo sapiens, a partire dai piedi, praticamente indistinguibili dai nostri, che confermano dunque la sua andatura bipede.

Le uniche differenze riguardano le ossa delle mani, leggermente incurvate, che significherebbero una certa predisposizione ad arrampicarsi. Un fatto più che sorprendente sarebbe la ridotta dimensione del cervello, più o meno delle dimensioni di un’arancia, ma nonostante questo l’Homo naledi ha dimostrato di saper seppellire già i propri cari defunti. Ciò significa che probabilmente l’Homo naledi possedesse già una coscienza di sé piuttosto sviluppata, tanto da conferire i dovuti onori al deceduto.

Ora bisogna solo aspettare la datazione di questi fossili in modo tale da poterli collocare temporalmente nella cronologia dei, pochi, fossili umanoidi rinvenuti fino ad oggi.

Rimangono infatti ancora numerosi dubbi irrisolti sulla misteriosa comparsa, quasi improvvisa, della nostra specie, l’Homo sapiens, circa 200.00 anni fa con un incremento del 50% delle dimensioni del cervello, oltre alla capacità di un linguaggio articolato. Dubbi esposti dallo stesso collaboratore di di Darwin, Alfred Wallace che ebbe così a dichiarare: “Una qualche potenza intelligente ha guidato o determinato lo sviluppo dell’uomo”.

Michele Crudelini 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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