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Il mistero della tomba di Alessandro Magno

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E’ di poche ore fa la notizia della scoperta, all’interno di una delle sale sotterranee della grande tomba di Amphipolis, dello scheletro del suo occupante. Una notizia che potrebbe essere sensazionale perché potrebbe essere messa in relazione con la stessa figura di Alessandro Magno i cui resti ad oggi non sono ancora stati ritrovati. La discussa questione dell’ubicazione della tomba del grande generale macedone è sicuramente uno dei misteri più inestricabili della storia dell’archeologia mondiale. Un mistero che sembra resistere allo scorrere inesorabile del tempo oltre che alle più moderne tecniche di scavo e di ricerca di cui i moderni archeologi possono oggi disporre. 


Ma quali sono le fonti che potrebbero essere in grado di gettare un po’ di luce su questo incredibile enigma, ammesso che queste ci siano? Ebbene, sull’argomento il primo a parlarne fu, nel primo secolo dopo Cristo, Diodoro Siculo che sosteneva che il grande condottiero era stato sepolto nell’oasi di Siwa ai confini tra l’attuale Libia e l’Egitto. A Siwa si trovava il tempio-oracolo del dio egizio Amon conosciuto all’epoca in tutto il Mediterraneo. Il perché lo stesso Alessandro vi fosse stato seppellito è semplice: lo stesso macedone vantava una discendenza diretta proprio dal dio egizio, con il quale la madre Olimpia, durante le tante e lunghe assenze di suo marito Filippo II, aveva concepito Alessandro. Per non dare adito alle chiacchiere del popolo macedone poco disposto a bersi del tutto la panzana del concepimento divino, lo stesso Alessandro, prima di partire per la conquista dell’impero persiano, si era recato proprio dal famoso oracolo per cercare conferme alla sua assai…presunta figliolanza con il grande dio Amon.

Ovviamente i sacerdoti locali per non urtare la suscettibilità del già temibile re macedone, tra l’altro arrivato in loco con nutrita scorta armata, non si fecero pregare più di tanto per dare da parte del dio la benigna conferma che il generale era proprio suo figlio. Forte di questa…benedetta e provvidenziale patente di divinità, per il furbo Alessandro non fu difficile manipolare per benino le menti semplici del suo seguito per ottenere quella…solidità di intenti e di eroici stimoli così necessari per far sbriciolare il grande impero persiano. Un impero persiano che evidentemente così grande non lo era visto che finì per rivelarsi assolutamente vulnerabile al “Blitzkriegh” ante litteram che Alessandro decise di mettere in pratica. Quindi, stando appunto al nostro amico Diodoro Siculo, dopo che Alessandro morì sulle sponde dell’Eufrate a soli 33 anni, a causa di una forma di malaria, o per gli abusi di cibo e alcool o forse semplicemente perché assassinato da qualche intrigo di corte, il suo corpo imbalsamato sarebbe stato portato proprio a Siwa seguendo le sue specifiche volontà a riguardo.

Due secoli dopo, il biografo latino Curzio Rufo e lo storico Svetonio sostennero invece che il mausoleo di Alessandro con all’interno la sua salma si trovava nel centro di Alessandria. Lo stesso Svetonio ci racconta che l’imperatore Augusto, recatosi ad Alessandria dopo la sconfitta di Marco Antonio e Cleopatra, fece tirare fuori dalla tomba il sarcofago con la salma del macedone perfettamente conservata e, dopo averne ammirato le fattezze, mise sul coperchio di vetro una corona d’oro e dei fiori in segno di omaggio e di rispetto. A chi gli aveva chiesto se voleva vedere anche la salma del re Tolomeo, lo stesso Augusto, rispose piccato  che era venuto per vedere un re e non dei…semplici cadaveri. 


Da allora più nessuno è riuscito a scoprire il sito della tomba in questione e le teorie a riguardo si sono divise tra Siwa e appunto Alessandria. Proprio nel luogo in cui Svetonio e Curzio Rufo sostenevano si trovasse il famoso mausoleo, un archeologo ricercatore bretone Jean- Yves Empereur ha sostenuto di essere ad un passo dalla scoperta della tomba che, secondo lui, si troverebbe proprio nel pieno centro di Alessandria, a circa cinque metri sotto una delle vie più importanti dell’odierna città: la Horreya famosa per i suoi caffè letterari e i palazzi ottocenteschi. E’ invece di adesso la notizia che nella località di Kastà presso Amphipolis, nella Grecia settentrionale, gli scavi condotti dalla studiosa greca Katerina Peristeri avrebbero portato alla luce, in una delle sale sotterranee del grande mausoleo scoperto recentemente, i resti dello scheletro di quello che potrebbe essere l’illustre ospite della tomba.

Un ospite che, a detta dell’archeologa greca, potrebbe essere un personaggio assai importante della casa macedone, forse la stessa madre Olimpia, o forse la moglie persiana Roxanna o un generale-diadoco del suo seguito o…addirittura lo stesso Alessandro. Nei prossimi giorni le ossa verranno sottoposte all’esame del Dna che potranno rivelarci non solo il sesso ma anche darci la conferma o meno dell’appartenenza alla famiglia del Macedone. Difficile pensare che lo scheletro possa appartenere proprio al grande conquistatore anche se, per la verità, potrebbe essere comunque possibile che la salma, dopo essere stata trasferita da Siwa ad Alessandria, sia stata in seguito riportata in un luogo più sicuro proprio nella patria natale. Se così fosse potremmo essere alla vigilia di una delle scoperte più clamorose della storia, forse più importante di quella della tomba di Tutankamon. Non ci resta che pazientare ancora un po’: qualche indizio  sembra confermarci che, da una parte o dall’altra, qualcosa di molto importante starebbe per saltare fuori. 

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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