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Yellowstone: apocalisse imminente o psicosi collettiva?

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Da settimane la rete è invasa da domande, richieste pressanti di chiarimenti e anche sconsiderate voci allarmistiche su una possibile e imminente eruzione del super vulcano che si trova sotto il grande parco naturale di Yellowstone situato nel nord del Wyoming negli Stati Uniti nord occidentali. Come succede in questi casi, la razionale e lecita esigenza di avere notizie esaustive a riguardo, è stata accompagnata da manifestazioni di irrazionale e preoccupante sindrome ansiosa collettiva quando non di vero e proprio panico incontrollato. Abbiamo pertanto pensato di fare un minimo di chiarezza sull’argomento per capire quale sia in realtà il vero stato dell’arte, ovviamente sulla base delle conoscenze che sismologi e  vulcanologi hanno a riguardo.

Innanzi tutto quella che si trova sotto il parco nazionale di Yellowstone, a circa 8 chilometri dalla superficie, è un’enorme caldera magmatica formatasi nella notte dei tempi e costituita da milioni e milioni di tonnellate di magma e roccia fusa ad una temperatura di 900 gradi centigradi. Questo enorme “pentolone” sotterraneo potrebbe contenere comodamente l’intero monte Everest dalle sue propaggini fino alla vetta. Si tratta di uno dei 9/10 cosiddetti super vulcani sparsi su tutto il globo e che non hanno la sagoma caratteristica a cono di un vulcano normale ma quella nascosta di un enorme calderone magmatico sotterraneo.

La cosa che accomuna questi veri e propri mostri di natura è quella relativa alle conseguenze drammatiche e incalcolabili di una loro eventuale eruzione ed esplosione la cui potenza sarebbe almeno un migliaio di volte più potente di quella già devastante del vulcano Sant’Elena avvenuta nel 1980. La storia della infernale caldera di Yellowstone è costellata da ben tre mega eruzioni che si sono regolarmente verificate ad intervalli di sei/settecentomila anni. La prima che conosciamo avvenne 2.1 milioni di anni fa e provocò la fuoriuscita di ben 2450 chilometri cubici di cenere mista a gas bollenti. La seconda avvenne 1,3 milioni di anni fa e causò un’esplosione di “solo” 280 chilometri cubici di cenere, mentre l’ultima, avvenuta 630.000 anni or sono fece dilagare sui cieli del pianeta 1000 chilometri quadrati di cenere. Se facciamo i dovuti paragoni con quanto avvenne nel 1980 con il vulcano Sant’Elena che di chilometri cubici ne mandò in aria solo 1,3, ce ne sarebbe a sufficienza per rimanere esterrefatti.

Da tempo gli scienziati sostengono che una quarta eruzione dovrebbe verificarsi in questo tempo, prendendo ovviamente come riferimento un grande periodo di tre/quattro secoli e non certo di qualche mese come sostengono le voci allarmanti e allarmistiche che si stanno propagando in rete. Qualcuno ha provato a fare delle proiezioni in base al tempo trascorso dall’ultima devastante eruzione e alla progressiva, anche se ancora lenta, accelerazione di alcuni episodi sentinella, per provare a ipotizzare il 2074 come anno di una possibile nuova esplosione, data ovviamente indicativa che potrebbe subire delle modifiche in avanti anche di decenni se non secoli, ma anche, va detto, delle anticipazioni di qualche anno/decennio. La certezza in questo caso non esiste anche se, va detto, l’enorme caldera di Yellowstone è tra i super vulcani più monitorati del mondo proprio per il relativo approssimarsi dell’ora x.

Una cosa certa è che comunque, come accennato sopra, esistono tutta una serie di indicatori/fenomeni la cui ancora modesta accelerazione è stata effettivamente registrata negli ultimi anni: parliamo di un aumento delle scosse sismiche nella zona, di un aumento della pressione dei Geyser e di un certo innalzamento dello strato di terra che ricopre la caldera, indici tutti di un possibile aumento della pressione della sottostante camera magmatica. Va detto comunque che simili fenomeni prima di far effettivamente scattare il campanello d’allarme dovrebbero incominciare, nei mesi precedenti all’effettiva eruzione, a far registrare una loro accelerazione esponenziale, accelerazione che diverrebbe sempre più marcata fino ad avere diverse scosse al giorno ed un innalzamento del terreno di svariati metri che diventerebbe nelle ultime settimane quasi percettibile ad occhio nudo. Quindi il tempo di prevedere questo enorme impatto ambientale ci sarebbe anche se, va detto, nel caso di un risveglio della caldera ci sarebbe ben poco da fare se non la possibilità in qualche modo di limitare, tamponare quella che sarebbe comunque un’enorme catastrofe planetaria.

E’ stato infatti dimostrato che l’eruzione, o meglio le eruzioni che si ripeterebbero a distanza di tempo ravvicinata in un periodo di circa due settimane, porterebbero nell’immediato alla distruzione quasi totale di ogni cosa che si trova nel raggio di circa 160/200 chilometri con un costo in vite umane inimmaginabile. E’ stato calcolato che l’energia che si sprigionerebbe con l’eruzione sarebbe in tutto e per tutto paragonabile a quella  dell’impatto di un enorme asteroide o di una cometa. Le esplosioni che si verificherebbero nell’area di Yellowstone sprigionerebbero una potenza di almeno un milione di volte di volte superiore a quella di Hiroshima e Nagasaki. I problemi però non si fermerebbero qui perché nel giro di breve, anche solo qualche settimana, l’immensa massa piroclastica di cenere, rocce fuse e gas bollenti trascinata dal vento potrebbe arrivare a formare nell’atmosfera uno strato in grado di impedire ai raggi del sole di arrivare sulla superficie terrestre con tutta una serie di conseguenze letali per il nostro pianeta facilmente prevedibili, sia per quanto riguarda l’agricoltura che l’allevamento. Gli animali infatti senza più cibo sufficiente morirebbero in massa così come parte dell’umanità a causa degli stenti conseguenza dell’abbassamento anche di 5 gradi della temperatura media della terra. Il pianeta impiegherebbe anni e anni prima di rimettersi in sesto e riassorbire gli effetti nefasti di una simile apocalisse.

Sulle conseguenze di un’effettiva velatura dell’intera superficie terrestre e del relativo “inverno nucleare” per la verità non si hanno ancora certezze, anche perché, grazie al cielo, l’uomo nella sua ancora breve esistenza, non è mai stato testimone di un simile evento apocalittico se non, forse, i primi ominidi che abitavano la terra seicento mila anni fa. La speranza è che l’eruzione non sia potente come l’ultima ma magari più clemente come la seconda che sprigionò “soltanto” un quarto di materiale nel cielo. In questo caso le conseguenze potrebbero essere più delimitate e magari la velatura del sole potrebbe non essere così drammatica e duratura. Non lo sappiamo con certezza ma almeno, dato che i fenomeni sentinella di cui sopra non hanno ancora incominciato a subire una drammatica accelerazione, abbiamo una discreta speranza che nei prossimi anni il mostro dovrebbe continuare a dormire sotto terra lasciando anche l’umanità a… dormire per ora sonni tranquilli. Dobbiamo e possiamo essere serenamente consapevoli comunque che quando verrà l’ora, se avverrà, avremmo fatto tutto quello che è nelle nostre capacità e possibilità, in primo luogo quella di continuare ad affidarci ad una Provvidenza Divina che finora ha vegliato molto bene sul nostro piccolo e insignificante frammento di terra sospeso nel vuoto impedendo che fossimo noi stessi con le nostre mani a provocare la nostra fine perché, al di là di tutto, questa sarebbe veramente la cosa più stupida che potremmo fare…  .

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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